Capitolo 79

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IL GIORNO DOPO








🛌



In quella giornata, fu particolarmente notevole l'umore ben poco socievole e solare di Tobio: era uscito dalla sua camera nemmeno per un istante, se non per usare il bagno.



Più volte i suoi genitori avevano bussato alla sua porta -senza però entrare, in modo da dargli i suoi spazi- per chiedergli, con voce un po' incerta, se andasse tutto bene.



E tutto ciò che avevano ottenuto furono qualche mugolio e dei monosillabi incomprensibili.



Insomma, era proprio di cattivo umore.



"Che sarà successo..." sospirò preoccupata la madre, poggiando la schiena allo stipite della porta della camera del figlio con le braccia incrociate, buttando lo sguardo sul piccolo -ormai nemmeno più di tanto- Alaska, che si era accucciato vicino alla corvina, posando il mento sul pavimento con un gemito intristito.



"Vedrai che ce lo dirà, probabilmente vuole solo un po' di tempo per pensarci su" ipotizzò Konoye, posando i palmi sulle spalle della moglie, carezzandole con fare rassicurante.



"Lo spero" sforzò un sorriso, l'adulta, posando la sua mano sopra quella del marito, sfiorandone il dorso.



"Sentite, ho provato a messaggiarlo, dato che parlandogli ci risponde solo a monosillabi" iniziò, Miwa, correndo frettolosamente verso il piano superiore, dove si trovavano i suoi genitori, i quali la osservarono con espressione interrogativa, invitandola implicitamente a continuare il suo discorso.



"Gli ho detto che se voleva, poteva guardare la tv, nonostante oggi toccasse a me. E mi ha detto che 'non ne ha voglia', a quanto pare" affermò, la diciottenne, recitando un tono di voce simile a quello del fratello e voltando lo schermo del suo telefono verso i suoi genitori, i quali lo scrutarono con stupore.



"Cavolo. Dev'essere proprio grave, allora" rifletté ad alta voce, il padre, posando un indice sotto al mento e scaturendo uno sbuffo in Eriko.



Effettivamente non aveva tutti i torti, dato che Tobio e Miwa litigavano letteralmente ogni giorno per chi dovesse vedere la tv in salotto, quasi si stessero contendendo il tesoro più prezioso dell'intero universo.



"Va bene. Ragioniamo: è da ieri sera che si comporta così, giusto?" domandò retoricamente, Konoye, ottenendo un cenno di assenso da parte delle due corvine.



"Che sia accaduto qualcosa ieri al mercatino?" constatò con tono pensieroso, Eriko, voltandosi verso il legno bianco della porta della stanza di Tobio.



"Provo a parlargli" affermò con tono determinato, il componente più grande della famiglia Kageyama, afferrando i bordi della sua camicia bianca e tirandoli verso il basso, per poi sistemare il colletto.



"Tu? Sei sicuro di essere la persona giusta? Nel senso, senza offesa, però..." osservò, alzando un sopracciglio, la primogenita, riferendosi al rapporto ancora troppo poco stretto tra suo padre e suo fratello.



"No, non credo affatto di essere la persona giusta. Ma ora Tobio sta male, ha bisogno di aiuto, quindi anche se sono l'ultimo che potrebbe aiutarlo, se non ci provo nemmeno allora non ho il diritto di definirmi suo padre" spiegò, Konoye, infilando le mani nella tasche e chinando lo sguardo corrucciato -probabilmente per il senso di colpa che provava al ricordo di tutte le volte in cui suo figlio necessitava della sua figura paterna, non ottenendola mai- verso il pavimento.



My Little Sunshine~ KageHina ||Completata||Où les histoires vivent. Découvrez maintenant