Capitolo 132

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Erano ormai trascorse altre due settimane, nelle quali Hinata fu ancora destinato all'infermità dei suoi arti inferiori.



Fortunatamente la settimana successiva avrebbe tolto il gesso, sostituendolo con un tutore per cominciare finalmente, con sua grande gioia, la fisioterapia, e decisamente non stava più nella pelle.



Già dopo un paio di giorni dal suo risveglio, i suoi sensi precedentemente intorpiditi avevano preso ad acuirsi, così come il dolore alle gambe che gli rese impossibile dormire le prime notti; dopotutto aveva pur sempre due femori ed un malleolo fratturati, seppur non in maniera preoccupante, e lui stava riacquistando gradualmente sensibilità, cominciando a percepire qualsiasi cosa interno a sé e, in particolar modo, le ferite che si era procurato dall'incidente.



Fortunatamente con il tempo quella lenta e dolorosa sofferenza si era andata ad affievolire e Shoyo non vedeva l'ora che fosse trascorsa quell'ultima settimana sia per togliere quel fastidioso gesso che gli provocava un prurito snervante, sia perché, con l'inizio della fisioterapia, avrebbe eseguito un passo in avanti verso quella bolla di normalità a cui tanto ardentemente ambiva.



Il pensiero che la settimana successiva si sarebbe finalmente messo in movimento e che tra uno o due mesi avrebbe probabilmente riavuto la possibilità di tornare sul campo gli donava una scarica di energia ed adrenalina così intensa che a momenti quasi si sentiva in grado di correre centinaia di chilometri in quello stesso momento.



Eppure in quell'ospedale, in quella stanza, il tempo pareva non passar mai: erano infinite le volte in cui, in quei giorni, aveva chiamato i dottori tramite un bottone accanto a sé che, gli avevano spiegato chiaramente, serviva solo ed esclusivamente per le emergenze, eppure lui credeva che morir dalla noia e necessitare di parlare assolutamente con qualcuno fosse effettivamente un'emergenza, o almeno lo era dal suo punto di vista alquanto contorto; inutile dire che le prime volte i medici erano corsi spaventati nella sua stanza in fretta e furia, per poi appurare con rassegnazione che, semplicemente, quella testolina arancione certe volte era davvero ingenua.



Ed effettivamente non avevano tutti i torti, tuttavia lo era in modo così genuino che fu impossibile per gli adulti rimproverarlo e fare la parte dei cattivi, semplicemente furono immediatamente colpiti da quel carattere così raggiante, perennemente socievole e chiacchierone, estremamente adorabile e buon fino al midollo, per tale motivo spesso lo assecondavano e gli parlavano, quando avevano tempo libero e non erano occupati con i loro turni, decine e decine di minuti interi.



"Io se fossi in uno dei medici ti avrei già preso in braccio e fatto volare dalla finestra" mormorò, Kenma, la voce metallica che giunse alle orecchie del migliore amico con una punta di seccatura nella voce.



"Ma perché? Volevo semplicemente parlare con qualcuno!" esclamò, Hinata, osservando la schermata della chiamata in vivavoce che primeggiava sul suo telefono, assumendo un'espressione arrabbiata e corrucciata in modo puerile, sebbene l'altro non potesse vederla.



"Sì, hai fatto prendere un accidenti a tutti perché sei uno stupido egocentrico! Se ci fossi stato io là mi sarebbe preso un colpo e sarei morto dalla paura e se avessi scoperto successivamente che si trattava solo di uno dei tuoi colpi di genio ti avrei rotto anche la testa!" lo rimproverò, Kozume, investito da una botta di senso di responsabilità che lo fece alterare visibilmente mentre la sua voce intrisa di ira rimbombava nelle quattro mura della stanza del centrale e nel suo cervello, portandolo a coprirsi inizialmente le orecchie per non perdere un timpano o due.



My Little Sunshine~ KageHina ||Completata||Where stories live. Discover now