Capitolo 136

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Un'altra settimana all'interno dell'ospedale, o quasi, era trascorsa per Hinata, il quale, durante quei giorni, ricevette finalmente una notizia che costituì per lui un ulteriore passo in avanti verso la fine di quel tunnel che pareva non terminar più.



Dopo ormai più di un mese e mezzo vissuto all'interno di quelle quattro mura grigie, tra gli odori dei medicinali e i bip ripetuti e regolari dei macchinari, tra le espressioni differenti e, spesso, anche spente delle decine di pazienti che aveva incrociato in quelle settimane, ognuno dei quali conservava nel cuore la propria storia, finalmente Shoyo ebbe la possibilità di far ritorno a casa.



La fisioterapia, per la felicità dell'impaziente rossiccio, stava dando i suoi frutti: seppur non ancora come prima, Hinata riusciva a compiere tratti interi completamente da solo, senza l'aiuto di alcuno appoggio e con meno difficoltà rispetto a prima, tuttavia la riabilitazione non era giunta ancora al termine e il piccoletto doveva riprendere destrezza e fluidità nell'esecuzione di un qualsiasi movimento per tornare a camminare normalmente e non con esitazione, come per ogni passo che pian piano compieva.



Inoltre il trauma delle fratture, ormai risanate, non poteva scomparire in poco tempo, bensì necessitava di trattamenti lenti e che non sottoponessero ad ulteriori sforzi l'arto già lesionato, evitando di peggiorare la situazione.



Solo in quei giorni Shoyo riconobbe quanto fosse stato utile ed efficiente non andar di fretta, ma procedere con la fisioterapia con calma, concedendo al proprio corpo il giusto riposo che, aveva appurato sulla sua stessa pelle, decisamente aveva avuto un significativo ruolo in quel processo riabilitativo e prendendosi tutti i suoi tempi per compiere anche un passo in più.



Adesso che notava i miglioramenti ed era maggiormente abile e capace di camminare in maniera più disinvolta e meccanica rispetto a prima, pensò che decisamente frenare la propria iperattività e voglia di strafare e dare ascolto alla sua ragione aveva anche i suoi vantaggi.



Proprio mentre si preparava per lasciar per sempre -almeno si sperava- quell'ospedale, raccattando tutti i suoi beni da quella che era divenuta la sua seconda stanza per più di un mese e sistemandoli all'interno di una valigia , Shoyo si rese conto di quanto quell'esperienza lo avesse cambiato: certo, avrebbe decisamente preferito sperimentare un'esperienza meno preoccupante e pericolosa, magari più idonea all'incredibile energia che il centrale mostrava costantemente e che, quindi, non lo avrebbe costretto ad una totale infermità, ma era contento di poter ammettere fieramente di aver superato anche questo difficoltoso ostacolo, e poteva affermare con assoluta certezza che quel posto gli aveva lasciato un segno indelebile nel cuore, così come i medici o i pazienti di cui di tanto in tanto attaccava bottone e conversava vivacemente per ammazzare la noia che lo colpiva in pieno, ed anche spesso.



Un suo pregio tra i suoi innumerevoli difetti era sicuramente la capacità di riuscire a trarre sempre il lato positivo anche nelle situazioni più assurde e tese, ed era sicuro di aver ricavato anche qualche cosa bella tra la sfortuna dell'incidente.



Se solitamente l'animo di Shoyo era invidiabile ed incredibilmente forte, attualmente il rossiccio credeva che fosse divenuto decisamente indistruttibile, così come la fiducia e la stima che nutriva nei suoi stessi confronti, orgoglioso di sé e della forza che aveva mostrato nel risistemare tutti i tasselli della sua vita che quell'accaduto aveva sconvolto drasticamente.



E quasi si ritrovò a ridere di gusto quando ripensò che il fattore che maggiormente lo aveva aiutato ed avvantaggiato nel guarire in maniera più rapida e tornare, oltre che alla normalità, a fronteggiare qualsiasi avversario sul campo da pallavolo, era stato la pallavolo stessa e il corpo atletico che aveva ricavato da questa.



My Little Sunshine~ KageHina ||Completata||Where stories live. Discover now