Prologo

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Camminava tranquillo, con le mani nelle tasche ed uno sguardo arrogante dipinto sul volto, per i corridoi di quella palestra enorme dove a momenti lui e la sua squadra avrebbero giocato. Seguiva i suoi compagni della Kitagawa Daiichi mentre si dirigevano verso il campo. Nonostante non lo desse a vedere, era felice -quando si parlava di dover giocare a pallavolo, era sempre felice-. Aveva sentito dire che la squadra che avrebbero sfidato tra poco era deboluccia, che i suoi giocatori sembravano dei bambini delle elementari e che probabilmente questa prima partita si sarebbe svolta in modo veloce. Ma a lui poco importava: a suo parere, sottovalutare chi era dall'altra parte della rete, era da stupidi. Fino a quando quei "bambini delle elementari" erano loro avversari, avrebbero dovuto dare sempre e comunque il massimo per sconfiggerli. Chi in generale sottovalutava la pallavolo non meritava nemmeno di stare in campo. Vide finalmente la luce che segnava la fine del corridoio. Già sentiva un fragoroso vociare, il rumore di palle che rimbalzano e di passi che schizzavano qua e là. Ciò portò ad un piccolo e impercettibile mutamento della sua espressione -che sarebbe dovuta essere eccitata, ma in realtà sembrava sempre la stessa di prima-. Varcò l'entrata e il pavimento d'un tratto era di legno: eccolo il suo paradiso.
Ammirò per qualche attimo quel panorama che aveva davanti: tantissime persone che, chi sedute tra gli spalti, chi appoggiate agli spalti, attendono l'inizio della prossima partita. Percepisce come se il campo lo stesse chiamando, come se dicesse 'prendi una palla e vieni a giocare'. Quella giornata lui avrebbe vinto. E anche le giornate successive con le partite successive. Improvvisamente il suo sguardo cadde su qualcosa in basso. O meglio dire, qualcuno. Qualcuno dagli arruffati capelli arancioni e da una spaventata espressione. Ah, e qualcuno dall'altezza discutibile. Poco ci diede peso e iniziò ad allenarsi con la sua squadra, dando inizio al riscaldamento pre-partita: fu un disastro totale. Continuava ad urlare ai suoi compagni di essere più veloci, abili, di saltare più in alto. Lui era molto sicuro di sé stesso, sapeva di avere delle capacità fuori dal comune nella pallavolo e voleva sfruttarle al meglio. I suoi compagni, di conseguenza, dovevano adattarsi alle sue alzate micidiali, impossibili da schiacciare, poiché in caso contrario lo avrebbero ostacolato, impedendogli di giocare a pallavolo con il 100% delle sue abilità. E lui più di tutti odiava chi ostacolava il suo gioco. Il fischio di inizio partita rimbombò per tutta la palestra. La sua squadra era quella che doveva servire mentre quella avversaria, di conseguenza, ricevere. Tra gli avversari riconobbe la chioma arancione del ragazzino di prima. 'Che coincidenza' si ritrovò a pensare. Non per essere ipocrita, ma effettivamente a vederli non sembravano troppo forti. Sentii dire un 'Vinceremo!' dall'altra del campo. 'Come se dirlo vi permetta davvero di vincere' pensò, irritato. Il fischio di inizio partita diede inizio a ciò che avrebbe lasciato nel cuore di Kageyama un segno. Un segno che non se ne sarebbe mai andato.




Erano passati 20 minuti ed erano già al secondo set. Il primo -ovviamente- lo avevano vinto loro. Possibile che gli unici punti che la squadra avversaria aveva fatto fino ad ora fossero solo errori della loro squadra? Non avevano una ricezione solida, non riuscivano a formare nemmeno un'azione d'attacco. Che ci facevano quei ragazzini su quel campo? Volevano fargli perdere tempo? Avevano di gran lunga sottovalutato la pallavolo, quei ragazzini. 'Ben gli sta'. Eppure quel ragazzo dalla chioma arancione sembrava l'unico davvero intenzionato a stare sul campo. L'unico che inseguiva la palla nonostante sapesse che non avrebbero fatto punto. Ammetteva di ammirare la sua determinazione, Kageyama. Improvvisamente accadde l'inaspettato. La squadra avversaria aveva ricevuto la palla e, nonostante l'alzata fosse alquanto penosa, in una frazione di secondo quel numero 1 era già in procinto di attaccare. E in quel momento percepì il suo cuore saltare qualche battito e i suoi occhi sgranarsi. Fu come se tutto fosse a rallentatore: riusciva a scorgere i suoi occhi ambrati come se fossero illuminati da uno spiraglio di luce delicata, le sue ciocche arancioni muoversi delicatamente, il suo corpo minuto che stava per schiacciare e la sua pelle chiara e estremamente simile a quella di un bambino. Qualche goccia di sudore ornava il suo viso dai tratti delicati. A giudicare dal suo corpo, sembrava davvero un bambino piccolo. Sicuri che aveva 15 anni? Una cosa però era certa, aveva un'elevazione assurda e dei riflessi fuori dal comune. Kageyama rimase definitamente senza parole, affascinato dinanzi a quello spettacolo. Il respiro gli morì in gola quando, una volta schiacciata la palla, la squadra avversaria fece punto e tutto sembrò ritornare alla normalità.
'Voglio assolutamente alzare a quelle schiacciate' si ritrovò a pensare, stupendosi poi di se stesso.
In realtà c'era molto di più del semplice voler alzare a quel ragazzino.
C'era un motivo più profondo se il cuore per un attimo si era fermato per poi iniziare a battere più forte.
C'era molto di più, e Kageyama lo avrebbe capito in seguito.


SPAZIO AUTRICE DISAGIATA
QUANTO CAZZO MI È MANCATO SCRIVERE QUI. QUANTO CAZZO MI SIETE MANCATI. Che dire, spero che questa storia vi piaccia ;) Aggiornerò ogni 3 giorni circa, dipende. I capitoli saranno più lunghi di questo, poco ma sicuro. Ci saranno ovviamente anche altre ship. Vi invito a seguirmi e a votare i capitoli, solo se volete ovviamente, per sostenermi❤️
Alla prossima, ciauu❤️

love u all

-Kalluto

My Little Sunshine~ KageHina ||Completata||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora