Capitolo 104

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Senza ulteriore indugio, Tobio raggiunse il retro del giardino di casa sua, dove si trovava la sua bici, portandola fuori il cancello che delimitava il giardino e salendoci in sella.



Nonostante fosse ormai arrivata ora di cena, la luna che, calata sul blu profondo della sera, illuminava tutto ciò che era situato sotto di sé, lo stomaco di Tobio si era completamente chiuso, e aveva decisamente perso l'appetito.



I suoi genitori erano consci del fatto che, probabilmente, sarebbe stata una scelta migliore tranquillizzarlo e farlo riposare, per poi continuare la ricerca di quel dannato bigliettino la mattina seguente.



Dopotutto, con tutta quell'agitazione che scorreva nelle vene del corvino, sarebbe stato ancor più difficile pedalare nel bel mezzo della sera fino ad arrivare alla montagna dove si trovava la casa di Hinata.



Eppure Eriko sapeva perfettamente che, rimandando la ricerca al giorno dopo, aspettando sempre più tempo, l'ansia ed il nervosismo avrebbero logorato dall'intero suo figlio, il quale, di certo, non si sarebbe dato pace fino a quando non avrebbe saputo con certezza dove si trovasse quella lettera.



Conosceva perfettamente suo figlio: Tobio non era assolutamente un ragazzo che, in situazione simili, se ne sarebbe rimasto con le mani in mano; non era una persona che amava perder tempo, bensì preferiva agire subito.



E, essendo loro la sua famiglia, avevano il dovere di supportarlo ed aiutarlo; o meglio, si sentivano in dovere di farlo: non riuscivano proprio a sopportare di veder quel piccolo alzatore prodigio, con la costante determinazione ad illuminargli gli occhi, con quello sguardo spento, quasi senza speranza.



Di conseguenza, lo avevano lasciato andare.



Intanto, Tobio pedalava velocissimo, spingendo con una forza brutale i piedi su quei pedali, i palmi sudati e stretti lungo i manubri e lo sguardo deciso puntato sulla strada.



In realtà, in quella ostinatezza dei suoi occhi, era visibile un barlume di paura; una paura così grande, ma dalla quale Kageyama stava provando in tutti i modi, mentre pedalava tra le stradine di Miyagi, a non farsi inghiottire.



Poiché, nonostante si trovasse fisicamente tra quelle strade, su sellino della sua bici, la sua mente era decisamente frastornata dalle milioni di paranoie che si accalcavano dentro di essa, e Tobio stava cercando disperatamente di non ascoltarle e ragionare lucidamente.



Il panico stava provando in tutti i modi ad invaderlo, panico creato dalla possibilità di non poter trovare ciò che cercava a casa di Shoyo.



Ricordava che, il giorno in cui era andato al campo dei girasoli dopo esser stato al cimitero con Konoye, Tobio teneva quella lettera nella tasca della sua felpa, stessa felpa che, per pura noia di star davanti l'armadio a scegliere per anni cosa indossare, aveva poi utilizzato il giorno dopo per andare a casa di Shoyo.



Come uno stupido, però, una volta tornato a casa non aveva ricontrollato se la lettera fosse davvero in quella tasca, i suoi pensieri che, dopo la giornata passata con il rossiccio, erano interamente indirizzati verso quest'ultimo.



E, con il passare dei giorni, convinto di averla non solo estratta dalla tasca, ma anche riposata sulla scrivania, si era reso conto che qualcosa non andava.



Si era aggrappato, quindi, alla speranza di averla potuta dimenticare in quella casa, magari cadendogli dalla tasca mentre era distratto.



Bensì, più si auto convinceva che doveva esser andata così, più si rendeva conto di quanto quell'ipotesi potesse essere inverosimile.



My Little Sunshine~ KageHina ||Completata||Where stories live. Discover now