Capitolo 142

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"O mio Dio, finalmente siamo liberi!" sospirò di sollievo, Hinata, lasciandosi trascinare fino alla stanza di Tobio proprio da quest'ultimo, trattenendo a stento le risate causate dall'atmosfera caotica che era andata a sostituire il sacrosanto silenzio con il quale il pranzo era iniziato.



I due avevano abbandonato la tavola, ove erano ancora seduti tutti gli altri presenti, ancora impegnati nel chiacchierare su chissà che cosa, e si erano rifugiati al piano di sopra, scappando da tutti i commenti beffardi non esattamente simpatici -o almeno, non per loro, che erano i soggetti di tali battutine-, costretti ad andarsene per conservare quantomeno ancora un minimo della loro dignità con cui le loro mamme avevano giocato diabolicamente tutto il tempo, mettendoli in imbarazzo.



"Ci stavano letteralmente torturando! Che imbarazzo, dovevano per forza parlare di noi? Si vede che non avevano nulla da fare!" esclamò indispettito, Shoyo, gesticolando nervosamente e spalancando gli occhi dallo sgomento, ancora incredulo delle cose che erano state menzionate sui due poco prima.



Il duo di bislacchi raggiunse finalmente la camera dell'alzatore, ancora mano nella mano, mentre Hinata continuava a borbottare e commentare il pranzo da cui erano appena sfuggiti e a cui miracolosamente erano sopravvissuti, e Tobio lo ascoltava -o quasi- in religioso silenzio, senza proferire alcun suono o parola, con un'espressione alquanto neutrale e seria, forse fin troppo.



"È stata un'idea tremenda farle incontrare, o meglio- è stato un successo. Sembravano conoscersi da chissà quanto mentre parlavano, è assurdo, ed è anche una cosa buona- credo. Eppure ci hanno presi in giro tutto il tempo! Eravamo i pagliacci della situazione, non possono biasimarci se non le abbiamo fatte incontrare prima!" rifletté tra sé e sé, il centrale, parlando con tono lagnoso e in maniera così spedita da ingarbugliarsi da solo, provando ad esprimere a voce i migliaia di pensieri che la sua testolina arancione conteneva e che l'ira che la caratterizzava in quel momento desiderava sputare e far fuoriuscire, con ben poco successo e molta goffaggine.



"Però devo ammettere che stavo per scoppiare a ridere quando Natsu stava per chiedere a tuo padre 'Signor Kageyama, ma il suo nome si pronuncia Konoye o Koyone?', menomale che mio padre l'ha fermata! Sarebbe stata una scena sicuramente imbarazzante, ma anche epica! Gliel'avrei rinfacciata a vita a quella nana male-" seguì il più alto all'interno della sua stanza, Hinata, dandogli le spalle per un millesimo di secondo con lo scopo di richiudere la porta dietro di sé, la cascata di parole che senza sosta risuonavano tra quelle quattro mura ma che, improvvisamente, furono fermate e completamente silenziate.



Non appena rigiratosi in direzione di Kageyama, difatti, Shoyo aveva percepito la sua schiena scontrarsi bruscamente contro la superficie liscia di legno bianco della porta, le sue mani venir alzate e bloccate all'altezza dei polsi contro questa ed il suo discorso contenente osservazioni e lamentele sul pranzo a cui avevano appena partecipato venir attuto da un paio di labbra che sarebbe sempre e comunque riuscito a riconoscere.



La violenza con il quale ciò era avvenuto aveva portato il rossiccio ad esitare per qualche istante, il suo cervello totalmente confuso e disorientato che provava disperatamente a fare un veloce riepilogo mentale della situazione, ma non appena torno in sé dopo quella breve riflessione interiore fu immediato e meccanico far scontrare con ancora più irruenza le loro bocche, liberarsi dalla presa ed avvinghiare le proprie braccia al collo del palleggiatore e muovere famelicamente le loro labbra affamate le une sulle altre.



Se precedentemente la camera di Tobio era occupata interamente dal parlottare continuo di Hinata, adesso gli unici suoni udibili erano costituiti dagli schiocchi causati dagli innumerevoli e passionali baci che i due si scambiavano, i grossi palmi del corvino che ora circondavano e stringevano i fianchi sottili dell'altro, mentre le sue ciocche lisce e scure come la notte venivano appena tirate da quelle manine che girovagavano tra la sua chioma in cerca di un appiglio a cui reggersi e su cui sfogare la propria foga.



My Little Sunshine~ KageHina ||Completata||Where stories live. Discover now