Capitolo 118

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LA MATTINA SEGUENTE








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Il rumore metallico e regolare della sveglia sul suo comodino fece destare Tobio da quello che, più che profondo sonno, era più consono definire un pisolino di qualche ora.



Difatti tutti quei ricordi che lo avevano travolto nella dimora degli Hinata, non lo avevano di certo abbandonato quella stessa notte, tormentandogli la mente ed impedendogli di dormire serenamente, tenendolo sveglio, con lo sguardo fisso nel voto, a pensare e rammemorare tutti i momenti e le esperienze che aveva vissuto con Shoyo in quei mesi, le emozioni che aveva provato in ciascuna di queste che rifacevano vive a qualsiasi ricordo.



Difatti, ripensando a tutte le volte che si erano baciati nelle più disparate situazioni, senza pensarci, stampando l'uno il proprio sapore sulle labbra dell'altro in un gesto casto e tenero, ma talvolta anche malizioso e dolce, gli fece percepire delle farfalle nello stomaco che lo portarono ad agguantare il cuscino su cui era poggiato il suo capo solo per stringerlo forte a sé e soffocandovi il volto paonazzo nel guanciale, quasi volesse provare a fermare quel turbine di pensieri fin troppo romantici e sentimentali per una persona essenzialmente accigliata e spesso scorbutica come lui.



Tuttavia gli era stato impossibile nascondere l'ampio sorriso che gli si era dipinto su e il desiderio di voler rivivere altri milioni di secondi, minuti, ora e mesi, se non anni, insieme al suo piccoletto.



Il suo cuore aveva preso a martellargli nel petto in maniera quasi assordante, desideroso in quello stesso momento di percepire il cuore del rossiccio accanto al suo, i loro petti uniti, i corpi vicini e non più separati da tutti gli imprevisti davanti cui li poneva il destino, le labbra che pendevano le une dalle altre, i respiri mischiati, il suo tocco impacciato, ma sempre cauto e delicato, la pelle olivastra e soffice ed il suo odore di impasto per pancake ed arancia ad invadere le narici di Tobio.



Ormai Kageyama l'aveva capito: Hinata, per lui, era diventato un vero e proprio bisogno.



Sentiva la necessità di stargli accanto, perché solo quando erano insieme il suo cuore eseguiva delle capriole dalla felicità e si sentiva davvero vivo, ed era la prima volta che percepiva una sensazione simile con una persona.



Fino a quel momento solo la pallavolo era stata capace di regalargli emozioni simili, ma che tuttavia non aveva mai ritrovato realmente in qualcuno.



E invece si trovava in camera sua, nel suo letto, sveglio nel bel mezzo di una notte del mese d'Ottobre inoltrato perché sentiva il bisogno di avere il suo ragazzo accanto a sé, stringerlo in modo che niente e nessuno potesse più strapparglielo via.



Si era rigirato nel letto per l'ennesima volta, lo scricchiolio delle doghe di legno su cui era poggiato il materasso fu l'unico rumore udibile, voltandosi in direzione del comodino ed afferrando il suo cellulare con l'intenzione di controllare l'orario, rimanendo però ipnotizzato a scrutare l'immagine del suo blocco schermo, come se non la conoscesse a memoria.



Si trattava di una foto che aveva scattato quando era andato in vacanza con la famiglia Hinata, e ritraeva il primogenito di essa dormire nel letto che in quei giorni aveva condiviso con Kageyama, il lenzuolo bianco totalmente stropicciato e che gli copriva solo una gamba e parte del busto, il volto dall'espressione serena e bellamente appisolata abbandonato sul guanciale del cuscino, qualche ciocca arruffata che gli ricadeva sulle palpebre chiuse, sulle cui su infrangeva un fascio di affusolata luce solare.



My Little Sunshine~ KageHina ||Completata||Where stories live. Discover now