Capitolo 130

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Tobio credette di aver sentito male; anzi, ne era più che convinto.



Per questo, almeno inizialmente, non si scompose più di tanto né tantomeno chiese al rossiccio di ripetere ciò che aveva detto.



La sua espressione non si incrinò nemmeno per un istante, non vi era nemmeno una traccia di preoccupazione, stupore o panico dipintagli sul viso.



Tuttavia, quando i suoi occhi blu notarono quelli ambra scrutarlo, intrisi di risentimento e di delusione, cominciò a capire che, no, definitivamente non si era immaginato quelle parole che gli sembrava così inverosimili e assurde.



Più metabolizzava quel che era stato pronunziato dalla bocca del suo ragazzo, più la sua mimica facciale prese a reagire di conseguenza.



Sembrava che Tobio avesse visto un fantasma: era sbiancato improvvisamente, quasi come se la sua anima avesse completamente abbandonato il suo organismo e tutta la sua linfa vitale si fosse prosciugata in un battibaleno, riducendolo a nient'altro che un guscio vuoto.



I lapislazzuli blu sgranati in maniera quasi innaturale, l'incredulità che lo aveva portato a schiudere appena la bocca, la quale era rimasta serrata per tutto quel tempo per permettere al più basso di parlare e spiegargli tutto.



"Cosa... cosa stai dicendo...? È impossibile... è impossibile che tu non possa tornare a giocare a pallavolo, non- non è forse vero Shoyo? È letteralmente inverosimile..." mormorò, le parole che a stento riuscivano ad essere pronunciate a causa dei continui groppi che si andavano a formare all'altezza della gola a causa dell'agitazione e che Kageyama era costretto a mandare costantemente giù, deglutendo rumorosamente.



"Lo so... è assurdo, non trovi?" domandò retoricamente, Hinata, il tono quasi acuto che evidenziava la sua incapacità di accettare una notizia simile, guardando esattamente il muro dinanzi a sé, preferendo rigettare su di esso quelle pozze nocciola che riflettevano tutta la sua frustrazione e rabbia piuttosto che su Tobio, esprimendo molto più di quanto si potesse fare realmente a parole in quel momento, prendendo ad intrappolare il labbro inferiore in una presa stretta dei denti.



Ogni volta che in mente riaffiorava il nome del rossiccio, lo si collegava inevitabilmente alla minuta, ma notevole figura raggiante che scattava come una scheggia impazzita da una parte all'altra del campo, dotato di una resistenza del tutto fuori dal normale, dei riflessi sbalorditivi ed un'elevazione letteralmente incredibile.



Come sarebbe mai potuto essere il contrario? Dopotutto, e ormai tutti lo sapevano, Shoyo era sempre così pieno di energie che necessitava di esprimere concretamente con la sua iperattività, ed ormai tutto lo ammiravano e si erano affezionati a lui soprattutto per questo suo tratto motivante e positivo.



Sarebbe stato impossibile non immaginarselo più a quel modo, non chiamando continuamente, ancora e ancora, un'altra delle alzate perfette al millimetro di Kageyama solo ed esclusivamente per lui, senza stancarsi mai realmente, perché anche se la stanchezza fisica si stesse facendo sentire, la sua mente ed il suo animo erano completamente rivolti al pensiero di doverne e volerne schiacciare un'altra ancora.



Dopo tanti anni di sacrifici ed impegno, tanti anni spesi ad allenarsi in solitudine o ad arrangiarsi con piccoli gruppetti di cui nemmeno si sentiva parte, dopo tanti anni a coltivare, giorno per giorno, quel grande ed apparentemente irraggiungibile sogno, partendo totalmente da zero, questo gli stava per esser strappato via con una brutalità pari a quelle di un mostro o di una feroce belva.



Gli avevano sempre detto di crederci ed impegnarsi con tutto se stesso per ottener quel che desiderava, che volere era potere e, se lui voleva, poteva.



My Little Sunshine~ KageHina ||Completata||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora