Capitolo 110

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Quando quella mattina la sveglia squillò, emettendo un verso tanto acuto quanto fastidioso, destando Hinata dal suo profondo sonno, in un primo momento, tra confusione e sonnolenza, non si rese conto di dove si trovasse.



Era convinto di trovarsi ancora nel giardino della dimora dei Kageyama, al di sotto della chioma ormai spoglia dell'albero di limoni, seduto sul mucchio di foglie rinsecchite ed appisolato contro il petto vigoroso del corvino, percependo il suo calore così familiare su di sé, facendolo sentire al sicuro, le sue mani a carezzargli le ciocche arancioni con delicatezza, attorcigliandole intorno al dito, l'altro braccio a cingergli la vita con fare protettivo, mentre il cielo notturno, illuminato dalla luna, vegliava su di loro, proteggendoli da qualsiasi pericolo, isolandoli nella loro bolla di felicità.



Bensì, quando si ritrovò a tastare con il suo palmo il materasso sotto di sé, in cerca del corpo robusto e caldo del suo ragazzo, un mugolio di delusione, più simile ad un borbottio, fuoriuscì dalla sua bocca impastata dal sonno non appena appurò che accanto a lui non vi era nessuno, se non un groviglio di lenzuola che poteva effettivamente somigliare ad un qualche essere mitologico, date le fattezze ambigue.



Si mise seduto, accartocciando un pugno e passandoselo su un occhio, per poi strofinare le piante dei piedi coperti da dei calzini antiscivolo con su una stampa di piccoli pianeti dai visini stilizzati su uno sfondo blu scuro, per poi portare la coperta ed il lenzuolo a scoprire le sue gambe con un movimento del polso, emettendo uno sbadiglio rumoroso.



La bocca spalancata prese velocemente una forma rivolta verso il basso, dovuta alla realizzazione e alla delusione di non aver trovato un Tobio dormiente a stritolarlo nel sonno, le gambe intrecciate fra di loro ed il capo nascosto tra la sua chioma folta ed arancione come solitamente faceva quando dormivano insieme, come per sentirlo più vicino a sé.



Non ricordava molto della sera precedente, o meglio, quel lasso di tempo che aveva trascorso con Kageyama gli si era stampato nel cervello bruscamente, lasciando un segno così indelebile da avergli lasciato la mente completamente a quel momento anche quando il suo corpo ormai non vi era più, diretto verso casa in sella alla sua bici.



Di conseguenza, con la testa fra le nuvole, troppo preso nel ricordare quella stupenda serata con un sorriso da ebete sul volto, il suo corpo aveva agito meccanicamente, pedalando verso casa, cambiandosi ed infilandosi nel letto senza nemmeno rendersene conto.



L'amore gli stava dando alla testa e, detto fra noi, lo stava rendendo anche più scemo.



Con uno sbuffo sofferente si ributtò a peso morto sul letto, per poi voltarsi a pancia all'ingiù ed agguantare il cuscino per abbracciarlo, immaginando che in realtà fosse Tobio, sfregando il volto assonnato contro il guanciale con un'espressione malinconica, stringendolo forte al petto.



Effettivamente, pensò, dormire seduti su delle foglie secche e contro il tronco di un albero, non sarebbe stata una mossa furba, soprattutto in vista dell'interliceale che avrebbero affrontato quel giorno stesso e che, preferibilmente, avrebbero desiderato giocare senza dolori.



Improvvisamente, però, una scarica di adrenalina gli attraverso la spina dorsale, costringendolo a rizzarsi nuovamente in posizione seduta, le iridi color ambra che brillavano lucidamente dall'emozione e la bocca che ormai era mutata in un sorriso tremolante.




"Oggi... C'È L'INTERLICEALE!" esclamò con estrema felicità nel volto, portando i pugni all'aria e scendendo dal letto con un vigoroso balzo, dirigendosi verso la finestra, tirando la corda persiana con forza e spalancando le finestre, lasciando che i raggi solari delicati di prima mattina si irrompessero contro la sua pelle candida, donandogli una leggera sensazione di calore che gli scaturì un sorriso rilassato.



My Little Sunshine~ KageHina ||Completata||Where stories live. Discover now