Una strega superdotata (Parte V)

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Monica fece un profondo respiro e a quel punto chiuse gli occhi, doveva rilassarsi. Espirò lentamente l'aria, lasciandosi quindi tirare dalle liane che iniziavano a esercitare su di lei uno stiramento delicato ma quasi soddisfacente -Okay, ci sono.- gli disse, sollevando ulteriormente il petto davanti a lui che fu sorpreso nel vederla obbedire così rapidamente. Evidentemente lo spauracchio del non raggiungimento dell'obbiettivo era ben più forte di ogni sua infantile presa di posizione.

Darco quindi si posizionò sulle ginocchia, facendosi poco più sopra di lei e mantenendo ben rigido il braccio, dove la sua mano destra poggiava sulla bocca dello stomaco di lei -Bene.- e Monica dovette spalancare gli occhi quando avvertì l'intensa sensazione di calore proprio sotto il palmo di lui, che sembrava essere diventato bollente -Potresti bruciarmi?- domandò con voce infastidita e Darco le rispose -No. Non perdere la concentrazione.-

E la bruna richiuse gli occhi, mentre le sue palpebre tremavano. Cosa a cui seguirono mani, piedi e cosce.

Avrebbe potuto anche sopportarlo sul momento, ma con il tempo iniziò a lamentarsi e a muoversi mentre il calore e la pressione si facevano via via più netti -Mhh... ahiaaa...- liberò, mentre strizzava gli occhi e stringeva i denti.

-Calmati, ti stai irrigidendo, Monica. Sarà peggio se ti opporrai.-

Le disse ancora, con tono serio e molto calmo, anche se ovviamente non riuscì a trasmetterle alcuna tranquillità.

Tentò comunque di seguire il suo consiglio, tornando a respirare e cercando di ignorare il dolore, ma dovette trattenere le lacrime e reagire a un nuovo scatto quando ormai il petto sembrava essere sormontato da una vera e propria brace.

-Fa malissimo...!- singhiozzò a quel punto, prendendo a tremare anche se stava cercando in tutti i modi di allentare i propri muscoli e limitare le sue reazioni istintive davanti al dolore localizzato. Le sembrava di avere una palla incandescente che premeva sulla bocca dello stomaco con tutto l'intento di passarle attraverso.

Darco non le disse nulla stavolta e continuò a fare pressione su di lei. Vedeva il suo corpo sussultare sotto le dita.

Era resistente, anche se stava cercando di trattenere il più possibile il dolore.

-Lascialo sfogare, Monica. Grida, ma non irrigidirti.-

E la sentì iniziare a liberare alcuni lamenti che si fecero via via più rumorosi. La cosa allontanò molti Residui, oscurando l'abside. Fu liberatorio per lei, ma perse totalmente il fiato quando finalmente l'enorme pressione che avvertiva, mutò radicalmente, qualcosa si era come strappato in lei, squarciato. Ebbe di getto un forte conato che a stento riuscì a trattenere. Si era sentita completamente invadere, in una maniera eccessivamente intima, un'intimità di cui nessuno si sarebbe dovuto appropriare. Era davvero troppo in lei, anche se il dolore era improvvisamente calato a picco.

Riuscì a riaprire gli occhi mentre quella stranissima sensazione la pervadeva e non poté che arrossire quando gli occhi iniettati di sangue si spostarono sul compagno, seppur a fatica. Era stata spinta ben oltre l'altare. Era quasi a testa in giù, con il torace inclinato tanto verso di lui da stabilire una linea quasi continua col suo braccio destro.

Infatti, ora troneggiava su di lei. Le ginocchia poggiate ai lati dei suoi fianchi, con la mano destra piantata sotto il suo torace tenuto su dalla mano sinistra. La maglia era risalita, svelando il reggiseno nero. Tutto il suo corpo era percorso dai tremori, la luce si era fatta fioca e il bruciore che inizialmente sentiva accumulato sul suo torace era diventato semplice calore e stava scivolando in lei, così denso da farle sembrare di essere vuota dentro. Sembrava che qualcosa, in lei, denso come un liquido appiccicoso, si stesse arrampicando verso le sue spalle e stesse percorrendo poi le braccia, accumulandosi sulle mani.

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