Amare è ferirsi (Parte IV)

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"Non voglio pensare a lui"

Aveva dichiarato apertamente alla sua coinquilina psichica e l'altra le aveva rifilato uno schiaffo in faccia. Uno schiaffo che dunque si era data da sola.

Iniziava ad essere affetta da bipolarismo? Forse sarebbe stato meglio. Almeno le malattie potevano essere curate.

Alla sua controparte non esisteva alcuna cura e, suo malgrado, non desiderava liberarsene. Almeno in parte, come al solito.

Purtroppo c'era una parte di lei, che non c'entrava certo con quell'altra, che desiderava davvero analizzare tutto ciò che era successo fra lei a Raul, per poi riuscire a dare un'interpretazione più lucida, generando così pensieri più concreti.

Il problema era uno solo... ovvero che scoprire di aver sbagliato, con tutto quel ritardo e con le consequenziali azioni di Raul, la terrorizzava.

E non aveva smesso di farlo un solo giorno da quando aveva deciso di andare a cercarlo, proprio per chiedergli scusa.

Sapendo che si trovava a Bonnemort, avrebbe potuto offrirsi una via di procrastinazione, attendere il ritorno del ragazzo ma... qualcosa le diceva che se avesse aspettato che lui superasse completamente la rabbia, non ci sarebbe stata più alcuna speranza di salvare almeno l'amicizia che erano riusciti a trovare.

Non le importava più di essere aiutata per superare i suoi problemi col sesso, le bastava anche solo essere in pace con lui.

Aveva certamente sbagliato quel giorno a inveirgli contro e non poteva aspettarsi dei fiori in risposta.

Per cui si era infiltrata a Bonnemort, spontaneamente e questo aveva permesso alla località di privarla dei suoi poteri anche se, sorprendentemente... per i primi giorni non li aveva affatto persi, non del tutto. In questo modo era riuscita a muoversi nella città in relativa sicurezza. Celando la propria figura e soprattutto il suo profumo.

Ne era stata ben felice, in quel modo sarebbe certamente riuscita a trovare Raul!

Il vero problema era che non si aspettava affatto che quella città fosse realmente una città, che ci fosse così tanta gente e così tanti locali diversi! Trovarlo sarebbe equivalso a cercare un ago in un pagliaio. Tra l'altro, una delle capacità che aveva perso era proprio quella di utilizzare il potere del Domatore, quindi non poteva chiedere proprio a nessuno.

Chissà però per quanto tempo avrebbe continuato a cercare Raul se, proprio in mezzo alla folla, in quel preciso momento, ogni traccia di magia dentro di lei non fosse venuta completamente a mancare.

Era stato come perdere d'improvviso tutti i vestiti, davanti a una marea di spettatori. I numerosi passanti intorno a lei si erano così fermati e avevano iniziato a fissarla, poi un vampiro nella folla urlò -Fermatela! E' un'intrusa!-

E ci volle davvero molto poco per essere trattenuta dai vampiri più vicini, mentre uno dei vigilanti, gli unici vestiti completamente di bianco, la raggiungeva e le afferrava i gomiti. Ne aveva visti moltissimi in città, si guardavano intorno con circospezione e le persone li evitavano sapientemente, senza però degnarli di attenzione, come se volessero lasciare loro lo spazio necessario per poter agire e magari catturare qualche ospite non registrato.

Qualcuno come lei, ad esempio.

L'unico sollievo per la Malfoy era la consapevolezza che in quello stato era del tutto vietato uccidere degli individui e chi compiva certi gesti veniva ripagato con la stessa moneta.

Venne quindi presto raggiunta da un altro vigilante e obbligata a tenere la bocca chiusa fino a quando non sarebbero arrivati alla torre che troneggiava su tutta la luminosa cittadina.

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