Beccate (Parte I)

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Axel aveva dunque preso la sua decisione e, in quel momento, posizionato dietro l'ansante, martoriata e supposta giovane adepta del Titano, osservava il corpo apparentemente fragile di quella creatura divina.

Immobile e muto dietro la Demone la scrutava freddo e deciso, stava pensando a come agire.

-Eva-

Quando la richiamata mise difficoltosamente a fuoco l'uomo dietro di lei, assottigliò lo sguardo dolorosamente: ogni più piccola parte del suo corpo era stata tormentata fino allo sfinimento. Era stata certa di stare morendo numerose volte, per poi risvegliarsi e venir nuovamente torturata.

-Cosa... vuoi?-

Un filo di voce, un sussurro appena, ma all'interno di esso era palpabile l'odio profondo nei confronti dell'uomo.

Lo vide avvicinarsi. Un raggio di luce che proveniva dal soffitto lo illuminava, vedeva poco di lui, ma quegli occhi sanguigni erano più che sufficienti, come la loro odiosa espressione di superiorità.

-Mi vedi chiaramente, quindi probabilmente si è aperto un singolo varco in te, il che riflette il numero di perforazioni luminose che puoi notare dal soffitto e, considerando che sei qui da quasi una settimana... non è granché. Per cui...-

S'inchinò davanti a lei, per poi sedersi.

Lei stava visibilmente tremando, con la faccia schiacciata sul pavimento, come il corpo. Tentava di fare perno sulle mani, ma non ci riusciva. Né mai ci sarebbe riuscita. Fuori avrebbe potuto avere più di una possibilità contro di lui, ma lì dentro non aveva alcuno scampo.

-Cosa ricordi dei tuoi genitori, Eva?- domandò quello, con espressione decisamente più morbida, tanto che i suoi occhi assunsero un'inclinazione affascinante, diventando di un carminio intenso e profondo.

Il tentativo di fare conversazione però non ebbe i suoi frutti e la sentì sibilargli fra i denti –Fottiti.-

Quello inclinò il capo, assumendo un'espressione infastidita ma per un istante solamente, poi rilassò ancora la muscolatura e avvicinò una mano al suo viso.

La vide sgranare gli occhi, visibilmente spaventata e stavolta la vide usare molta più forza per spostarsi. Vi riuscì di appena qualche centimetro, ma lui la riuscì a toccare, la vide sgranare gli occhi magenta e urlare –Vattene!! Vattene!!-

Fu sorpreso nel vederla reagire in quel modo, ma le venne incontro ancora, non rispettando i suoi desideri e appoggiando l'intera mano sul suo viso, accarezzandolo –Calmati-

-VATTENE!!-

Urlò di nuovo lei e stavolta, dei fulmini neri scaturirono dal suo corpo, riuscendo ad allontanare il compagno di un metro buono.

Lei era riuscita a mettersi a quattro zampe mentre ansimava visibilmente e guardava con sguardo allucinato il pavimento.

In quel momento di debolezza, l'Oblio ne approfittò e l'attaccò, strappandole via parte della sua anima nera.

La vide urlare disperata, ma non aveva abbastanza forze per ribellarsi.

Istante dopo istante la sentì urlare sempre più forte, inclinare la schiena e portarsi le mani al viso, mentre il suo corpo sussultava –Tutte queste luci! NOO!!!-

E svenne improvvisamente, mentre l'Oblio terminava il suo lavoro.

Se ci era riuscito, voleva significare solo una cosa.

Toccandola aveva scoperto una parte di lei molto vulnerabile e buona, una parte da cui l'Oblio aveva attinto per distinguerla da quella malvagia, che era riuscito a portarle via con facilità. Certo era che tutto quello non sarebbe accaduto se non l'avesse lasciata lì dentro per tutti quei giorni.

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