Illusa (Parte II)

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Skarlet sgranò gli occhi e si nascose per poter capire chi c'era in cucina e perché l'uomo stesse parlando così.

"Non può riferirsi a me... non può... non può..."

Il pensiero stava iniziando ad ossessionarla, ma in cuor suo già immaginava...

-E allora perché ci stai andando a letto?! Sai che non mi piacciono queste scorrettezze, Leon!-

Era sua zia Cher! Sapeva bene che i due erano molto amici, ma addirittura che si scambiassero quelle confidenze mentre pranzavano da soli!

-Perché?- domandò lui con ironia, proseguendo -Non farmi domande banali, tesoro, lo conosci bene il perché, anche se non lo accetti, per cui rilassati... so quello che faccio-

La donna temporeggiò un attimo e Skar iniziò a scivolare sul pavimento, sedendosi pensosa. L'unica sua speranza, che comunque non la allettava tantissimo, era che Leon stesse andando a letto anche con altre persone oltre che con lei.

-Credevo che almeno fossi affezionato a lei, dato che è sempre stato noto a scuola che avesse un debole per te...-

-... sì, per me e per tutti i Demoni della scuola, se è per quello. Tesoro, c'è solo una persona a cui mi sono affezionato seriamente del tuo mondo, e indovina chi è...-

Skarlet sentì le lacrime scendere solitarie lungo le guance, nel sentire la risata mesta di Cherlyne –Questo lo sai che mi fa piacere, Leon. Però devi anche capire che forse la stai un po' prendendo in giro, sai bene quanto lei fosse influenzabile dalle tue decisioni e dai tuoi rimproveri...-

Ma lui aveva sempre un tono di voce distaccato –Cher, per favore, non scherziamo, conosciamo bene Skarlet...-

Ma la presa in causa, dopo le parole del demone, dovette smaterializzarsi di nuovo a casa propria, mentre piangeva consapevole dell'essere stata palesemente illusa.

Corse sulle scale e cercò la porta del bagno patronale, peccato che la porta fosse chiusa

-Sono in doccia! Usa l'altro!-

Sentì Eliza risponderle e, sempre singhiozzante, corse all'altro bagno, più piccolo e stretto, ma avrebbe potuto piangere in santa pace lì dentro.

Lo raggiunse, quasi correndo e si sbatté la porta alle spalle, piangente e con le mani sul viso. Appoggiò la schiena alla porta e scivolò di nuovo a terra, immersa nelle proprie lacrime di sconforto e delusione.

La nausea, però, era sparita del tutto. Unico fattore a suo vantaggio.

Nell'asciugarsi gli occhi, ancora piangente però, mise a fuoco il bagnetto e non solo quello.

Smise di piangere improvvisamente quando vide la prestante e massiccia figura di Rich, provvisto solo dei jeans, che si innalzava davanti a lei. Lo spavento e lo sconvolgimento la ammutolirono, si guardarono negli occhi rispettivamente, per un lungo momento, poi l'espressione triste e curiosa di lui la portarono a dire, semplicemente –Mi ha presa in giro...-

Perché lo stava dicendo a lui? Perché si stava confidando? Perché vederlo, in quel momento, così infinitamente bello e virile, riusciva ad allietare totalmente il suo stato d'animo?

Lo vide inginocchiarsi e osservarla solamente, come se la stesse studiando. Era così convincente la sua espressione, sembrava fosse indeciso se confortarla o meno, chissà a cosa stava pensando realmente...

Lo vide fare degli scatti con la mano, sentiva il suo desiderio di toccarla vibrare nell'aria e quel suo meraviglioso potere, che era colato su di lei morbido, denso e caldo. Protettivo come nessun altro abbraccio.

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