Sbocciano le rose (Parte II)

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Ingoiò le lacrime nascenti e rispose #No, è una questione fra me e tuo padre, non vogliamo coinvolgere nessuno! Ora, dannazione, rispondi!#

Chaos lo appoggiava completamente. Sin da subito era stato convinto dalle potenzialità unite alla coscienza di sé di quel mocciosetto di soli sei anni e... purtroppo per loro tutti, non ci aveva visto storto. Darco aveva sbaragliato ogni suo compagno, aveva affrontato l'Accademia al meglio, a soli sei anni.

Secondo Chaos dovevano smettere di considerarsi dei semplici maghi, ancora non avevano capito che erano perfettamente paragonabili a delle divinità e, come tali, dovevano iniziare a considerarsi, se volevano ottenere il massimo dalle proprie potenzialità.

Altro motivo per cui Rose era stata convinta e quindi anche lei non aveva potuto fare altro che accettare la cosa, un vero peccato che la sua anima fosse quella di una stupida madre umana che desiderava solo spupazzarsi i suoi figli!

#No, dimmi cosa vuoi.#

Davanti a quella replica, ormai davvero satura di tristezza, rabbia e insoddisfazione, la donna lanciò il telefono sul pavimento, trattenendo un ringhio. Si levò in piedi e prese a camminare avanti e indietro sul pavimento in legno chiaro. Quel ragazzo la stava ossessionando. Mai! Non rispondeva mai! Che fosse o meno importante, sembrava che non gli interessasse! Era crudele ed insensibile! Lei era sua madre! Possibile che non gli mancasse nemmeno un po'? Possibile che non avvertisse nemmeno un briciolo di senso di colpa per il suo comportamento!? Ma perché si comportava così?! Erano diversi, certo! Ma... ma lei lo adorava, maledizione!

E singhiozzò rumorosamente, cancellando rude le lacrime dal viso e ributtando indietro le successive "Devo smetterla! Basta!!"

Stava rischiando davvero di farsi scoprire!

Guardò il telefono con ira, il suo orgoglio le diceva di non rispondergli più, che in un remoto caso, suo figlio, avrebbe sentito un flebile rammarico e l'avrebbe richiamata. Ma sapeva in cuor suo che non l'avrebbe fatto.

Si riavvicinò il telefono e mise il broncio, era quasi pronta a lasciar perdere.

E fece partire la chiamata, ma lui non rispose. Ancora.

Tirò su col naso e mormorò piano -Ok, come vuoi...-

#Dove abita Axel?#

La risposta le arrivò un minuto più tardi #Non vuole essere raggiunto#

#La cosa non mi interessa affatto, visto che deve salvare mia figlia e non so nemmeno chi diavolo è!#

#Garantisco io per lui#

Lesse la risposta insoddisfatta e sia per il rancore e il dispiacere che stava provando nell'essere stata rifiutata per così tanto tempo, sia a causa della sua deformazione da Serpeverde, scrisse con cattiveria, non riuscendo davvero a trattenere i pensieri.

Possibile che volesse farlo sentire non diversamente da come si sentiva lei?

#E chi garantisce per te?!#

Non attese troppo, anzi, solo un secondo per vedere il nome del figlio stampato sullo schermo.

La stava chiamando lui!

Fu un vero tuffo al cuore, tanto che era quasi decisa a rispondere, ma si bloccò, tremante.

"Dovrebbe... dovrebbe proprio capire come diavolo mi sento! Vorrei che... che lo sentisse, anche solo per un istante! Sono sicura che... che la smetterebbe se...!"

E, anche se fu molto più a lei che a lui che fece male, gli rifiutò la chiamata.

Immediatamente dopo, giunse, come era supponibile, il rimprovero del figlio.

V.  I TitaniΌπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα