Dobbiamo parlare... (Parte V)

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Era distante cinque metri buoni, la sua figura era perfettamente distinguibile dal contesto data la pelle chiara, ma lei non si era comunque accorta di niente. La fissava intensamente e chissà da quanto tempo, aveva preso quella direzione da alcuni minuti, dopotutto.

In quel momento non aveva davvero idea di cosa fare, ma a stento riusciva a ignorare l'enorme sollievo di vederlo lì, dinanzi a lei. Erano soli, all'insaputa di tutti... nessuno avrebbe potuto disturbarli.

Quella consapevolezza di assoluta libertà le diede i brividi, li sentì percorrere piacevolmente la schiena, scivolare verso il basso, fra i glutei e risalire poi indiscretamente a scaldarle il ventre, quando lo vide staccarsi dall'albero.

Si stava muovendo verso di lei mentre la fissava, aveva le mani infilate in tasca, mentre i suoi occhi turchesi si facevano sempre più vicini e accesi nel buio boschivo.

Non si erano ancora detti niente, lei era pietrificata, anche se i pensieri le scorrevano nella mente placidi, senza ansie inutili, senza imporle rigide e moralistiche regole che le avrebbero solo ricordato che non poteva, davvero, avvicinarsi a lui.

Eppure anche i suoi piedi si stavano muovendo in quella direzione, gli stava andando incontro, seguita poi dalle mani che non poterono davvero privarsi della sensazione di avvertire l'addome scolpito del compagno sotto la maglia che indossava. Era tiepido.

Tremò poi, quando anche le mani di lui le afferrarono i gomiti, correndo sulle braccia e giungendo alle spalle, mentre i suoi occhi vagavano su quella criniera infuocata che erano i suoi capelli. Era straordinariamente bella, più dell'ultima volta in cui l'aveva vista... e non era certo che la cosa fosse normale.

La vedeva così presa da lui e, in genere, le donne così lo annoiavano... in quel momento invece avvertiva un assoluto senso di onnipotenza.

Le prese il volto con una mano, mentre l'altra si mosse dietro il collo, immergendosi fra i boccoli.

Lei gli si accostò, poggiandogli inevitabilmente il seno sul torace e la cosa non poté che stimolare ulteriormente il suo desiderio.

Sapeva anche lucidamente di volerla, non solo perché attualmente era l'unica donna con cui poteva restare senza che intorno ci fosse anche il suo gemello, ma semplicemente perché era un dato di fatto.

Non sempre i desideri erano giustificati, soprattutto quelli assoluti come era ormai diventato quello di lei.

Sharlize, che dal basso lo osservava, non riusciva più a pensare a niente che non fossero le labbra di lui e, senza dire una parola, si alzò sulle punte e corse alla sua bocca, sentendolo ricambiare immediatamente.

Si strinsero forte in quell'abbraccio pieno di passione, di gesti proibiti e ingiustificati. Scivolarono a terra, in ginocchio, lei gli salì presto a cavalcioni e lui si lasciò cadere sul terriccio umido, trattenendo il viso di lei al suo e correndo con l'altra mano verso il basso, sotto la maglia, ad avvertire la solida linea della colonna.

Nello stesso tempo lei riuscì a svelare il suo torace marmoreo, percorrendolo con le dita in fiamme... era tutta in fiamme.

-Oh, bambina...- le sussurrò lui, a fior di labbra, sentendola mordergliele e scendere al suo collo mentre gli diceva -Quando ti sono lontana tutto questo mi sembra sbagliato, però... ora... ora non m'importa niente, non m'importa di nessuno...-

La sentì confessargli, mentre iniziava con la bocca a scendere lungo il suo torace.

E, se fosse stata una persona qualsiasi, avrebbe continuato a osservarla come stava facendo, avrebbe lasciato che lo soddisfacesse con quella lingua e quella bocca dove più gli piaceva ma... quando la vide iniziare a sbottonargli i pantaloni, le afferrò le mani, improvvisamente, anche se una parte di lui non sapeva perché la stava fermando.

V.  I TitaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora