CAPITOLO 100. Amare non è un peccato.

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Ero incantata. Quella frase si ripeteva come un registratore nella mia testa. Non riuscivo a muovere un muscolo ma lasciavo che la sua mano si intrecciasse con la mia. I suoi occhi erano così belli, maledizione. Fissavano i miei senza sosta e mi piaceva, mi piaceva annegare in quelle pozze dorate. Cosa sarebbe successo ora? Avremmo chiarito tutto? O avremmo lasciato che il tempo decidesse per noi? 

J: Mi dispiace. - Disse più a se stesso che a me. 

Io: Per cosa? 

J: Per averti fatto soffrire di nuovo. Per aver detto tutte quelle inutili cattiverie. Per averti trattato in un modo che non meriti di sicuro. - Abbassai il capo - E per amarti così tanto. - Brividi. 

Io: Amare non è un peccato. 

J: Invece lo è. - Corrugai la fronte, guardandolo attentamente. 

Io: Perché dici così? 

J: Perché amare TE è un peccato. – "Un peccato. Un peccato. Un peccato." 

Io: Io non sono un peccato. 

J: Si che lo sei, perché tu mi tenti ogni giorno. – Avvampai - Lo stai facendo anche ora, vestita solo con una maglietta e basta. - Distolsi lo sguardo, staccando la mia mano dalla sua - Ti vorrei di nuovo qui, al mio fianco. 

Io: Davvero? 

J: Si. Ti voglio al mio fianco ogni istante. Ti voglio vicino a me quando faccio qualche cazzata, per poi potermi voltare e dirti: "Ma hai visto? Hai visto che ho combinato?" e ridere a crepapelle con te. - Sorrisi appena - Ti vorrei con me in una giornata di pioggia, per restare abbracciai davanti al camino. Ti porterei con me a vedere l'alba, seduti sulla spiaggia, mentre guardo il tuo profilo illuminato dalla luce del sole. 

Io: E perché non lo fai? 

J: Tu verresti? 

Io: Si. - Sorrise. 

J: Bene, ti ci porterò. - Lo conoscevo, e sapevo che l'avrebbe fatto. Sorrisi istintivamente - Vuoi fare colazione? 

Io: Già fatto. 

J: Mi precedi sempre in tutto. - Feci spallucce - Hai voglia oggi di giocare a scacchi? 

Io: No. - Dissi sorridendo. 

J: Allora potremmo vedere un film. 

Io: Preferisco uscire e camminare, c'è così tanta natura qui intorno. - Annuì. I suoi occhi tornarono ad osservare i miei. Era di una bellezza esagerata e, ogni giorno, continuavo a chiedermi com'era possibile che in un solo ragazzo ci fosse così tanta perfezione. Le sue mani si posarono sulle mie spalle e mi avvicinò al suo volto. Deglutì con difficoltà la saliva, mentre l'imbarazzo iniziava a divorarmi. Il mio naso sfiorò il suo, i nostri respiri si immischiarono. I suoi occhi affogarono nei miei, e i miei nei suoi. Quelle labbra perfette volevano toccare le mie, proprio come le mie volevano toccare le sue. 

J: O, se ti va, potremmo fare l'amore. - In quel momento ero sicura di essere andata a fuoco, perché sentivo le guance bruciarmi. Mi veniva da sorridere ma per uno strano motivo non lo feci. Spostò una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio, iniziando ad accarezzarmi una guancia. Mi fece distendere sul letto e passò, con una mossa veloce, su di me. Prese ad osservarmi senza un contegno, come se non avesse mai visto prima il mio viso, come se fosse una cosa estranea ai suoi occhi - Fai l'amore con me, Amber. Ti prego. - Deglutì rumorosamente. E ora? Cosa avrei risposto? Ero nell'imbarazzo più totale e stavo morendo dalla vergogna - Ti prego. - Ripeté con voce bassa. Volevo scappare, urlare e poi tornare di nuovo da lui. Tutto quello che feci fu annuire, e lasciarmi baciare. Le sue labbra si avventarono sulle mie, con brama, passione, foga e adorazione. Baciarlo fu come respirare di nuovo e mi aggrappai alle sue spalle con una forza tale da farlo gemere sulla mia bocca. Dalle labbra scese al collo, baciandolo senza sazietà. Chiusi istintivamente gli occhi, mentre le mie mani si insinuarono tra i suoi capelli. Dal collo passò alla mascella, baci umidi si posarono su di essa, accarezzandola. Le sue mani si muovevano agili sui miei fianchi, tirando entrambi i lembi della maglietta che indossavo. Continuava a tenermi stretta a se, come se non volesse lasciarmi andare via. Si fermò un secondo, a pochi centimetri di distanza dalle mie labbra. Fissavo i suoi occhi e la sua bocca, mentre il cuore se ne andava per i fatti suoi. Mi soffermai su quest'ultima, prima di sentirla di nuovo mia. Si muovevano contemporaneamente, con passione, bisognose l'una dell'altra. Erano unite, in un bacio che era tutto tranne che casto. Le mie mani si muovevano tra i suoi capelli, tiravo le punte per fargli capire che tutto questo era maledettamente eccitante e le sue mani non erano da meno, infilandosi al di sotto della mia maglietta, posandosi sul ventre, sotto ai seni. Passò a mordermi il collo, lasciandoci segni rossi e violacei, seguiti da scie umide di baci. Sentivo i suoi gemiti ad ogni morso, ed era eccitante. Passai su di lui, sedendomi sul cavallo dei suoi pantaloni del pigiama. Sentivo la sua erezione crescere a dismisura e premere contro la mia intimità. Sul mio viso comparve un sorriso compiaciuto, e allungai le mie mani verso il suo collo. Mi avvicinai, depositando piccoli e provocanti baci sul suo labbro inferiore. Scesi lungo il suo petto, baciando ogni suo tatuaggio. Mi sedetti meglio sulle sue gambe. Si morse il labbro inferiore, mentre sentì un calore iniziare a crearsi tra le nostre intimità. Chiusi per un istante gli occhi, cercando di non lasciarmi andare. Alzai le braccia in aria, permettendogli di sfilarmi la maglietta. La lanciò a terra, con violenza e con ostinazione. Afferrò entrambe le mie cosce, riportandosi su di me. Baciò il mio seno, ancora coperto dal reggiseno, proprio come avevo fatto poco prima io. Cercavo, in tutti i modi possibili, di soffocare quei gemiti che uscivano dalla mia bocca. Ma non ci riuscivo, non riuscivo a controllarli... e questo lo fece diventare quasi un animale. Succhiò forte la palle, creando in questo modo un succhiotto ben evidente. Lo baciò più volte, per poi scendere sempre più giù. Il suo sguardo si posò sui miei seni, mentre si sorreggeva con le braccia. Osservavo l'espressione del suo volto, tesa ed eccitata allo stesso tempo. Avvinghiai le gambe intorno al suo bacino, spingendo il suo corpo sul mio. Affondò il viso tra i miei seni lasciando succhiotti ovunque. Risi, costringendolo a guardarmi negli occhi. 

J: Ti fa ridere questo? - Disse guardandomi. Sorrisi, mentre il mio dito tracciava il contorno dei suoi addominali. Iniziai ad abbassare lentamente i suoi pantaloni, senza distogliere il mio sguardo serio dal suo. Depositai un bacio sulle sue labbra, mentre lui pensava a sfilarsi del tutto quell'indumento. Mi avvinghiai al suo collo, passando di nuovo su di lui - Così mi uccidi. - Disse contro la mia pelle. Ero del tutto sdraiata sul suo corpo e sorrisi divertita notando che, effettivamente, aveva ragione. Lo guardai negli occhi, contornando con un dito il suo bellissimo volto. La sua mano calda si posò alla base della mia schiena, muovendosi verso l'alto. Trovò il gancio del reggiseno e mi sorrise maliziosamente prima di slacciarlo. 

Io: E ora? - Chiesi provocatoria. 

J: E ora sei mia. - La sua bocca si unì alla mia, in un bacio che mi diede alla testa. Tolse del tutto il mio reggiseno, lanciandolo ai piedi del letto. Il mio petto nudo toccò il suo e la sensazione che provai mi diede i brividi. Mi strinse a se, tanto forte da farmi mancare il respiro. Tornò su di me e un altro pezzo di stoffa andò via, quando accompagnò i miei slip lungo la loro discesa - Dio Amber, sei perfetta. – Sussurrò osservandomi dall'alto. Avvampai come non mai, guardando i suoi occhi esaminarmi dal basso verso l'alto - Perfetta. - Ripeté tra un bacio e l'altro. Afferrai l'elastico dei suoi boxer tra le mani, tirando il suo bacino verso il mio. 

Io: Toglili, ti prego toglili. - E lo fece, li tolse davvero. Di colpo, sentì due dita entrare in me. Sgranai gli occhi e urlai per il dolore. Piccoli cerchi accompagnavano i miei sospiri, portandomi al punto di non ritorno. Non riuscivo più a controllare i miei gemiti che echeggiavano tra le pareti di quella stanza, ormai - Ti prego basta, basta Justin. - Stavo scoppiando e doveva seriamente smetterla. Gli tirai le punte dei capelli per protesta ma poi smise con quella tortura. Ma ne subentrò un'altra... perché entrò in me, definitivamente. Mi morsi il labbro inferiore per non gridare, buttando la testa all'indietro. Le mie mani strinsero forte le sue spalle, quando prese ad aumentare le spinte con violenza. Ma quelle che fino a poco fa potevano definirsi urla di dolore lasciarono il posto al piacere, e mi inarcai sotto di lui. Le sue labbra si posarono tra il solco dei miei seni e quando percepì il tocco umido rabbrividì distinto. 

J: Voglio sentirti urlare il mio nome. - Confessò con voce bassa e roca. Avvinghiai le gambe intorno al suo bacino e gli andai incontro, volendo un unione più profonda. 

Io: Dammi di più Justin. - Sussurrai poco cosciente. Le sue labbra si posarono sulle mie, e la sua lingua mi invase. Lo baciai piena di desiderio e di bisogno, mentre le spinte si susseguivano sempre più veloci, sempre più audaci, sempre più profonde. Gemetti senza vergogna, mentre sentivo il piacere avvicinarsi. 

J: Piccola... - Sussurrò contro il mio orecchio - Stringimi Amber. - E lo feci. Lo strinsi contro il mio petto, mentre gli graffiai la schiena per il troppo sentire. Riuscivo a percepire il suo sorriso sul mio collo mentre si muoveva velocemente. Posai la mia mano dietro al suo collo, inarcandomi tra i suoi baci sulla mia pelle - Vieni per me, Amber. - Sussurrò con la voce piena di piacere. E venni, urlando il suo nome. Ero senza fiato, ero senza energie, ero senza via di fuga. I suoi occhi avevano iniziato a fissare i miei, catturandomi - Sei davvero meravigliosa. - Disse prima di baciarmi nuovamente. Le sue braccia si strinsero intorno al mio corpo e mi diedero una sensazione di protezione infinita. Un silenzio perfetto circondò noi e lo spazio circostante. Amavo questi silenzi. Poco dopo i nostri respiri tornarono regolari, proprio come i battiti dei nostri cuori. Appoggiai la testa sul suo petto, lasciandomi accarezzare. Mi rilassai completamente, intrecciando la mia mano con la sua - Tu sei mia, e io sono tuo. Non ti lascerò mai andare via. - Alzai lo sguardo verso di lui - Anche se dirai all'infinito che vuoi andartene da questo posto io non permetterò che accada. Tu resterai con me, ovunque. - Sorrisi, notando quanto potesse essere sincero in quel momento. Mi accarezzò una guancia, ricambiando il sorriso - Tra le meraviglie che ho visto, nessuna è paragonabile a te. Sei perfetta. - Sussurrò contro il mio orecchio, e quelle parole non fecero altro che rimbombarmi nella testa. 

"Sei perfetta." 

Per lui ero perfetta. Amavo il suono della sua voce, così dolce e sensuale allo stesso tempo. Amavo il modo in cui mi accarezzava, con così tanto amore e delicatezza. Amavo ogni suo gesto, ogni sua parola, ogni suo sorriso. Amavo tutto di lui. Era perfetto. In ogni cosa che faceva. Lo amavo, lo amavo con tutta me stessa e pensare a questo mi aiutava a sopravvivere, sempre.

Our love suicideWhere stories live. Discover now