CAPITOLO 7. Infrangere le regole.

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PARTE MIA
Da quel giorno è passata una settimana, ormai. Il rapporto tra me e Justin non è affatto migliorato, anzi, si è dimostrato l'esatto contrario di com'era quando, quel maledetto giorno, a casa sua, cercava di consolarmi. Ma infondo, me lo aspettavo la lui. Sono sempre più convinta che abbia una doppia personalità e, forse, è così. In quest'ultima settimana sono successe tante cose, forse anche troppe: mia madre ha trovato un nuovo lavoro, grazie al suo compagno, ed ora lavora come capo redattrice in una stage di moda. Devo dire che è un lavoro, davvero, niente male. Taylor ha conosciuto un ragazzo, Derek, frequenta la nostra stessa scuola. Occhi azzurri, capelli biondi, fisico perfetto… un principe azzurro, insomma. Decisamente adatto ad una come lei. Josh, invece, è rimasto accanto a me per tutto questo tempo. Ancora prova odio verso Bieber che, non la smette un attimo di fissarmi, proprio come sta facendo in questo momento. È appoggiato, con la schiena, contro il suo armadietto, situato qualche metro più avanti del mio. Corinne continua a baciargli le labbra ma lui sembra non essere interessato, continuando a guardarmi negli occhi. Josh si piazza difronte a me, coprendomi la visuale e realizzo, solo ora, che anch’io ricambiavo il suo sguardo. Abbasso il capo, cercando di nascondere quel velo di imbarazzo che si era creato in me. 
Josh: Tra una settimana ci sarà la partita della squadra di basket, ci andrai? 
Io: Credo di si. – Dico riponendo i libri all’interno del mio armadietto. 
Josh: Bene, verrò anch’io. – Annuisco - Continua a darti fastidio quell’imbecille? – Dice posando lo sguardo su Bieber intento a palpare il sedere sella sua, quasi, ragazza. Disapprovo con una faccia disgustata, guardando quella scena da vomito. – Meglio così. – Dice sorridendo a causa della mia espressione. 
ORE 13.30
In questo momento mi trovo, con Josh, nella mesa della scuola. Continuiamo a mangiare tranquillamente sotto gli occhi di varie ragazze che non smettono di fissare il mio migliore amico. 
Io: Ehi, hai fatto colpo! 
Josh: Lo so lo so, sono uno che piace facilmente alle donne. – Dice con aria superiore sistemandosi il colletto della sua polo rossa. Gli do una leggera gomitata, ridendo insieme a lui. 
Io: Nessuna di loro ti interessa? 
Josh: Mmh… non so. – Dice guardandole una ad una. 
Io: Scommetto che, quando a fine mese, ci sarà la partita di rugby tiferanno tutte per te. – Dico addentando una patatina. 
Josh: Non mi dispiace affatto, sai?
Io: Lo immaginavo. – Dico sorridendo – Vado un attimo in bagno.
Josh: Vuoi che ti accompagni? – Sorride.
Io: No, tranquillo. Ci metto un attimo. – Annuisce. Mi alzo dal mio posto ed esco dalla mensa. I miei passi fanno da eco nei corridoi deserti. Salgo le scale, raggiungendo il bagno femminile. Poso entrambe le mani sul lavandino di ceramica bianco, guardando la mia immagine riflessa allo specchio. Penso, penso a qualcosa che non mi era mai capitato di pensare… penso a lui. Mi ritornano in mente i suoi occhi fissi sui miei, quel pomeriggio a casa sua. Penso a quegli occhi che non avevo mai visto, così, da vicino, a quell’espressione mai vista prima. Eppure, era diverso quel giorno. Non sembrava, neppure, lui. Ed era così bello affogare in quel meraviglioso color nocciola. Chiudo per un attimo gli occhi, scacciando dalla mia testa quel pensiero. No, non devo pensarci, non devo pensare a lui. Ma perché mi rimane così difficile? Sospiro. Sento una mano posarsi sul mio fianco destro. Sobbalzo, alzando di colpo lo sguardo. Incrocio i suoi occhi attraverso lo specchio. Accenna un debole sorriso. Mi volto verso di lui e mi accorgo, solo ora, di essere intrappolata tra le sue possenti braccia. Mi guarda dall’alto, con un espressione indecifrabile. 
J: Che ci fai qui? 
Io: Forse dovrei essere io a porti questa domanda, sei nel bagno femminile. 
J: Non è un problema. – Afferra la mia mano e, al loro tocco, sento il cuore perdere un battito. Mi conduce fuori la scuola, in un cortile decisamente troppo isolato.
Io: Non dovremmo stare qui. – Dico lasciando la sua mano – Non ci è permesso. 
J: Ti sembro un tipo che rispetta le regole? 
Io: Bhè, dovresti provarci ogni tanto, sai? – Nasconde un sorriso – Cosa vuoi? – Incrocio le braccia, guardandolo dritto negli occhi. Ricambia lo sguardo, sospirando successivamente. 
J: Mi dispiace. – Dice più a se stesso che a me.
Io: Ti dispiace? Per cosa, sentiamo.
J: Per quello che sto facendo. – Corrugo la fronte, cercando di capire. 
Io: Tu non stai facendo proprio un bel niente. 
J: Esatto! È proprio questo il punto, capisci? È come se non ci fossimo mai detti niente quel pomeriggio da me, ma non è così. Ricordo, ancora, tutto quello che mi hai detto, ricordo ancora tutte le parole che io ti ho detto. Scusami, mi sento davvero uno schifo. – Abbassa il capo.
Io: Bene, bene, bene… Justin Bieber, che chiede scusa a me? Wow! Sono stupita. – Alza gli occhi al cielo – Dici di sentirti uno schifo… perché, cosa sei di solito? – Fissa il suo sguardo nel mio. 
J: Puoi cercare di fare la seria almeno per un secondo?
Io: Perché dovrei? Tu lo sei? Non mi pare, non trovo motivo per esserlo. – Sospira rumorosamente. 
J: Sto cercando di scusarmi con te ma tutto quello che dico sembra che non conti affatto! – Dice fronteggiandomi.
Io: Esatto! Tutto quello che dici, per me, non conta. Nessuno ti obbliga a scusarti, tanto meno io. Non riesci proprio a capirlo? 
J: Sai che ti dico, mi hai rotto. Cerco di esserti amico in tutti i modi possibili ma tu, tu non fai altro che impedirmi di esserlo. – La sua voce è alta, quanto basta per farmi indietreggiare di un passo e i suoi occhi, i suoi occhi hanno assunto il solito colore monotono e la solita espressione indecifrabile. 
Io: Tu non vuoi essere mio amico. Li conosco bene quelli come te! E non provare ad imbrogliarmi dicendomi queste cazzate colossali, non me ne faccio niente della tua sporca amicizia. – Dio guardandolo disgustata e puntandogli un dito contro. 
J: Sei una stupida, ecco cosa sei! Non capisci mai un cazzo! 
Io: Ma sentitelo, parli proprio tu? – Dico guardandolo negli occhi – Lo so cosa vuoi, lo so bene. Non aprirò mai le gambe davanti a te, puoi contarci. – Sul suo viso appare un sorriso tra il malizioso e il sorpreso.
J: Mi stupisci, Amber, non sapevo sapessi leggere, anche, nella mente. – Dice sorridendo divertito. 
Io: Fanculo. – Mi allontano da lui ma, prima che possa varcare la soglia della scuola, mi blocca per un braccio schiacciandomi, completamente, contro la parete gelida. Vedo la sua mascella contrarsi e questo sta a dire solo una cosa, è arrabbiato. 
J: Sai, Miss Collins… - Fa una breve pausa – Non credevo di incontrare, nella mia vita, una ragazza come te. – Dice studiando, attentamente, il mio viso. Violentemente, afferra i miei polsi, sbattendoli contro il muro. Gemo per il dolore. Alza, lentamente, l’angolo della bocca, sorridendo compiaciuto - Non credevo che sarebbe stato tanto difficile farti stare buona ma ti stai dimostrando l’esatto contrario. E la mia pazienza ha un limite. – Dice serio, fissando il suo sguardo nel mio.
Io: Cos’è? Una minaccia, per caso?
J: Oh no, Miss Collins, non è affatto una minaccia. Ma solo un avvertimento. – Dice sorridendo, a pochi centimetri di distanza dal mio viso - E poi, non vorrai rovinarti questo bel faccino che ti ritrovi, no? – La sua mano scorre, lentamente, lungo il mio collo risalendo, in fine, verso i miei capelli. Li afferra saldamente, costringendomi a buttare la testa all’indietro. Deglutisco. Perché, improvvisamente, riesce a mettermi paura? Mi lancia un occhiolino, per poi mollare la presa dai miei capelli – Ci si vede, dolcezza. – Dice dileguandosi e lasciandomi lì, da sola, a riflettere sulle sue parole.

Our love suicideWhere stories live. Discover now