CAPITOLO 3. Non sarò mai il tuo gioco.

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"Quel ragazzo, da questo momento... ti renderà la vita un inferno." Sono spaventata? Non lo so nemmeno io. Ma allora perchè non faccio altro che pensare a questa, maledetta, frase? Forse, sono solo spaventata all'idea che qualcuno mi possa fare del male, paura che avevo fin da bambina. Ricordo quando piangevo per questo e mio padre mi consolava, ricordo ancora le sue parole: "Nessuno riuscirà mai a farti del male, nessuno potrà mai decidere della tua vita al posto tuo, nessuno potrà mai controllare te e il tuo corpo... nessuno a parte te." Aveva ragione, solo io posso permettere che mi si faccia del male, solo io posso volerlo. Ascolto, con poca voglia, la professoressa Edwards che continua a spiegare delle insignificanti formule di matematica. Taylor mi da una gomitata, facendomi distrarre dai miei pensieri. La fulmino con lo sguardo. La campanella suona, ponendo fine a quella tortura. Mi alzo e afferro i miei libri per poi uscire dalla classe. Mi avvicino al mio armadietto, riponendo i libri al suo interno. 

ORE 14.30

Inserisco la chiave all'interno della serratura per poi aprire la porta di casa mia. 

Io: Mamma, sono tornata! - Urlo, cercando di farmi sentire. 

M: Sono in cucina, tesoro! - La raggiungo.

Io: Mamma, volevo scusarmi per... - Mi blocco di scatto guardando gli occhi di mia madre e quelli di Justin puntati su di me. Alzo un sopracciglio - Tu? Che diavolo ci fai in casa mia? 

J: Buon pomeriggio anche a te, Amber. - Dice sorridendo sghembo. 

M: Amber, non credo che sia un comportamento rispettoso da assumere. Justin era passato solo per salutarti. 

J: E per invitarti, questa sera, a cena fuori con me. - Dice precedendola. 

Io: Come scusa? - Dico scioccata. 

J: Hai capito bene, Amber. - Un sorriso beffardo e irritante compare sul suo volto. 

Io: Mi dispiace ma no, non posso. Devo studiare. 

J: Di sabato sera, Amber? - Merda! Possibile che deve avere sempre l'ultima parola?

M: Justin, Amber verrà sicuramente. Vero tesoro?

Io: Ma mamma...

M: Vero? - Dice interrompendomi. Abbasso lo sguardo, sospirando, ormai rassegnata. 

J: Perfetto, direi. è stato un piacere conoscerla, Miss Collins. - Dice baciando la mano di mia madre, come un vero gentiluomo. Lei sorride, compiaciuta. Justin si volta verso di me, camminando con passo lento fino a fronteggiarmi. 

J: A sta sera, Amber. - Si avvicina al mio viso, stampandomi dei leggeri baci su entrambe le guance - Ti voglio perfetta, chiaro? - Sussurra contro il mio orecchio, accarezzandomi, allo stesso tempo, il fianco destro. Rabbrividisco, deglutendo successivamente. Fissa il suo sguardo nel mio, aspettando una mia risposta. Annuisco lentamente - Bene. - Dice mostrando la sua schiera di denti perfetti - Arrivederci ancora, Miss Collins.

M: Ciao Justin. - Dice sorridendogli. Esce dalla cucina, varcandone la soglia. Apre la porta di casa e, prima di uscire, i nostri sguardi si incrociano. Mi sorride vittorioso, come se avesse vinto una battaglia... la sua battaglia. E, forse, è così. Chiude la porta, procurando un tonfo forte e deciso. Sospiro tornando a guardare il pavimento sotto di me. 

Io: Dimmi perchè, dimmi perchè lo hai fatto entrare. 

M: Mi sembrava un modo carino per conoscere il ragazzo con cui ti stai frequentando. - Alzo lo sguardo verso di lei.

Io: Il ragazzo con cui mi sto frequentando? Davvero credi, mamma, che sia il ragazzo con cui mi stia frequentando? 

M: Questo è quello che mi ha detto lui, almeno. 

Our love suicideWhere stories live. Discover now