CAPITOLO 22. L'arrivo a Parigi.

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Siamo da poco scesi dall'aereo e, in questo momento, ci stiamo dirigendo nell'albergo dove risiederemo per le prossime due settimane. Il tempo è favoloso. Per strada si vedono persone felici ovunque. Cavolo, chi l'avrebbe mai detto che la Francia facesse questo effetto? Arriviamo davanti un enorme, maestoso, esageratamente lussuoso hotel. Guardo a bocca aperta la possente struttura che si erige davanti a me.

Josh: Porca vacca! - Scoppio a ridere a causa della reazione di Josh. Mi segue a ruota e, insieme, entriamo nell'edificio. Scortati dalla professoressa Anderson, insegnate di francese, ci dirigiamo verso la hole. Un uomo sulla quarantina di anni, presumo, ci accoglie con gioia consegnandoci le chiavi delle rispettive stanze. 

Domani inizieremo la nostra giornata in giro per musei. E, anche se non sono molto amante dell'arte, non vedo l'ora di ammirare alcuni capolavori famosi presenti in questa meravigliosa città. In questo momento sono distesa sul letto, con le cuffie nelle orecchie. Taylor è sotto la doccia. Il viaggio è stato molto stancante e non c'è niente di meglio che di una buona dormita. Ma non per una come me. Mi alzo dal letto ed esco dalla finestra, ritrovandomi su una spaziosa veranda ricoperta, interamente, da fiori. Cammino ancora per qualche metro, raggiungendo la ringhiera del balcone. Poso entrambi le mani su di essa respirando, a pieni polmoni, l'arai fresca che bacia il mio volto. Il paesaggio che si presenta ai miei occhi è mozza fiato. Ma la cosa che lo caratterizza di più è la Torre Eiffel sullo sfondo di esso, perfettamente illuminata. Afferro il telefono e scatto una foto a quella meravigliosa struttura. Un hotel perfetto, con una stanza perfetta e una vista che farebbe invidia a tutti. 

T: Ehi! - La voce di Taylor mi distrae dai miei pensieri. Mi volto verso di lei e le sorrido dolcemente - Che fai?

Io: Ammiravo il paesaggio. - Dico sorridendo. 

T: è davvero bellissimo. - Annuisco, guardando davanti a me. Un silenzio esagerato inizia a regnare tra di noi. Non so perché, ma... non riesco più a comportarmi come una volta con lei, forse a causa dei numerosi litigi che ci stanno coinvolgendo in questo periodo - Lo pensi ancora? - L'unica frase cosciente in grado di farmi irrigidire all'istante.

Io: No. - Dico fredda.

T: Invece si, altrimenti mi avresti chiesto "chi." - Abbasso lo sguardo, sospirando. 

Io: Ti sbagli, non lo sto facendo da un po'. Ho deciso di smetterla con tutta questa storia. 

T: Puoi fuggire da tutto, Amber... ma non da ciò che desideri. - Mi volto verso di lei.

Io: E chi ti dice che io desidero quel ragazzo? 

T: Si legge dai tuoi occhi. - Dice calma. Deglutisco - Spesso siamo attratti da quello che ci fa del male, sia fisicamente che mentalmente. Il vero problema è che ne siamo coscienti. 

Io: Io non sono attratta da lui. L-Lui è sbagliato... - Sussurro.

T: Una cosa che ti fa sentire così bene, non può essere sbagliata. - Sento gli occhi pulsarmi, non posso piangere - Amber, sono la tua migliore amica e sai che puoi dirmi tutto. - Mi mordo il dentro guancia per il nervoso mentre stringo forte, tra le mani, la ringhiera di metallo. 

Io: è tutto così assurdo Taylor, non lo so. - Sospiro - Quando sono con lui è-è come se mi sentissi nuova, perfino rinata ma il minuto dopo tutto cambia, perché è lui a cambiare. - Abbasso il capo - Ho deciso di stargli alla larga, e questo lui lo sa. Non voglio avere niente a che fare con un tizio del genere. 

T: Perché? - Mi chiede confusa.

Io: Perché non voglio innamorami! - Dico con tono alto. Sento le lacrime spingere, pronte per compiere il loro lavoro. Mi guarda negli occhi, quasi in modo comprensivo - Non voglio innamorami di lui, non voglio soffrire per lui. Non merita le mie lacrime tantomeno il mio amore. - Una lacrima cade a terra, seguita a ruota da un'altra - Forse sono troppo sognatrice, forse credo troppo nel destino. Ma non voglio donare il mio amore a qualcuno che so che, prima o poi, ci giocherà come se fosse la cosa più banale del mondo. Perché io quando amo, amo forte. E non voglio soffrire a causa di un maledetto stronzo che continua a perseguitarmi. Io ho bisogno di qualcuno che mi sappia amare per quella che sono, capisci? Di qualcuno che sarà sempre disposto a prendersi cura di me, di qualcuno che saprà vivere per me e con me. Non di un coglione del genere capace solo di giocare con i sentimenti altrui. - La guardo - Voglio innamorami veramente, ma di qualcuno che il mio amore lo merita davvero. 

T: E se già ti fossi innamorata di lui? Se ancora questa cose fosse estranea a te? Al cuore non si comanda, e chi ti dice che lui non sta battendo per quel ragazzo? - Deglutisco. No, non può essere. Non può avere ragione. L-Lei non può avere ragione - Amber...

Io: Aiutami, aiutami ti prego. - Dico implorandola.

T: Aiutarti? A fare cosa?

Io: Aiutami, aiutami a non innamorarmi di lui. 

PARTE JUSTIN

LA MATTINA DOPO

In questa mattinata non abbiamo fatto altro che visitare musei, io non ho fatto altro che guardare Amber. È successo qualcosa, ne sono convinto. Ha l'espressione triste, da cane bastonato e lei non è di certo una ragazza così cupa. Anzi, è l'esatto contrario. Ho bisogno di parlare con lei, anche solo per un secondo. Mi avvicino, senza dare troppo nell'occhio e le afferro il braccio, portandola in una zona lontano da tutti.

A: Si può sapere cosa diamine vuoi, ancora? - Dice liberandosi dalla mia presa, in modo brusco.

Io: Parlare con te. 

A: Io non ho niente da dirti, e lo sai.

Io: Che cosa so, eh? Che hai deciso di evitarmi per il resto della vita senza un motivo plausibile? Che non hai il coraggio di dirmi le cose in faccia? Questo so Amber? Spiegami il perché. Dammi una motivazione degna del tuo comportamento altrimenti continuerò a pensare che fai tutto questo per il semplice fatto di vedermi in questo stato. - Le dico guardandola fissa negli occhi. 

A: Devi lasciarmi stare, chiaro? E sai benissimo perché mi comporto così. - Fa per andarsene ma le afferro un braccio e la costringo a guardarmi negli occhi. 

Io: Non puoi evitare di parlarmi da un giorno all'altro. 

A: Perché quando mai io e te abbiamo parlato? - Mi guarda in modo freddo, quasi disgustata della mia presenza... e so che è così.

Io: Ho bisogno di spiegazioni, ho bisogno di sapere il perché di tutto questo. 

A: Il perché lo sai, ti avevo avvertito fin dall'inizio. E mi pare di essere stata chiara, non voglio avere niente a che fare con te. Finirei solo per farmi del male. - Abbassa lo sguardo, per poi alzarlo nuovamente verso di me - Ma non capisci, non capisci proprio Justin?

Io: C-Capire cosa? 

A: Sto evitando. - Corrugo la fronte cercando di capire le sue parole. 

Io: Stai evitando... cosa? - Sospira, guardando la strada sotto i suoi piedi.

A: Sto evitando di innamorarmi di te. - Confessa all'improvviso, spiazzandomi. La guardo a bocca aperta - è quello che vuoi tu, ed è quello che voglio anch'io. Me lo hai detto tu stesso, ed io accetto la tua decisione. Ma anche tu devi accettare la mia. - I suoi occhi diventano lucidi pronunciando queste parole. 

Io: Qual'è la tua decisione, Amber? - Deglutisce, per poi pronunciare quella frase che stordì la mia anima così, all'improvviso, senza preavviso.

A: Ho deciso di andarmene. 

Io: Andartene? 

A: Quando torneremo a Los Angeles me ne andrò. Ho bisogno di passare del tempo da sola, lontano da tutti ma, soprattutto... lontano da te. Ne ho bisogno. - La guardo dritto negli occhi, mentre sento le lacrime farsi spazio per solcare il mio viso. 

Io: N-Non puoi andartene.

A: Si che posso! Posso eccome, e non sarai di certo tu ad impedirmi di farlo. - La sua voce è alta e decisa mentre mi pugnala il cuore con le sue fredde parole. 

Io: Vuoi davvero tutto questo?

A: Lo voglio davvero. - Dice seria. Stringo forte la mascella. I suoi occhi fissano i miei senza sosta, aumentando in me il desiderio di rubargli un bacio. Ma non posso, non posso farlo. Senza rendermene conto noto qualcosa di diverso in lei, qualcosa che non avrei mai voluto vedere, qualcosa che non sarebbe dovuto succedere, di nuovo. Stava piangendo. Ed io ero lì, davanti a lei, voglioso di abbracciarla ma, allo stesso tempo, incapace di reagire. Cerco di avvicinarmi a lei ma, ogni mio movimento è inutile. Indietreggia di vari passi, mentre il suo sguardo brucia di dolore e di rabbia - Te lo giuro Justin... vivrò meglio anche senza di te.

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