CAPITOLO 73. Vattene da qui.

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Si sfilò gli occhiali, guardandosi intorno. Vidi i suoi occhi così chiari, nei quali potevo specchiarmici. Vidi il suo sguardo stralunato e, contemporaneamente, vidi la sua immagine avvolta da un non so cosa di scuro e poco chiaro, come il suo passato. La verità, sebbene mi facesse male ammetterlo in un momento simile, era che lui era il mio tutto, la mia ancora, la mia preoccupazione più grande. E, volente o meno, lui sapeva il mio passato, il mio presente e il mio futuro. Cosa che io non potevo dire di lui. Non si era mai totalmente aperto verso di me, mai. Justin sbiancò di colpo.
J: Cos...
Io: Quanto vuoi per della droga? Mi hai sentito. - Ripetei sicura che orami quella sarebbe stata la strada giusta per fargli confessare tutta la verità. Si leccò le labbra, nervosamente.
J: Dove vuoi arrivare? - Mi chiese, assottigliando gli occhi e sussurrando pacato. Scrollai le spalle.
Io: è una semplice domanda. Magari tu sai come procurarmela. - Dissi indifferente. Mi afferrò per entrambi i polsi, avvicinandomi pericolosamente a lui e facendo scontrare i nostri petti.
J: Non ti devi minimamente permettere di immischiarti con questo schifo. - Ringhiò.
Io: Tu invece puoi, eh? - Sputai acida come un serpente. Rimase visibilmente sorpreso dalla mia reazione.
J: Non sono cose che ti riguardano. Devi stare lontana da tutto questo.
Io: Dovresti farlo anche tu. - Risposi seria. Cercai di penetrare i miei occhi a fondo nei suoi, oltre quelle lenti tanto scure che mi impedivano di annegare in quel delizioso color nocciola. Mi tirò per un braccio e mi trovai a seguirlo. Si fermò poco dopo, facendomi entrare all'interno di un vicolo deserto. Mi strinsi nelle spalle, quel posto faceva terrore.
J: Come cazzo sapevi che ero qui? - Mi voltai e lo vidi senza più occhiali ne berretto.
Io: Non lo sapevo. Sono in giro con Cody e stavamo facendo una passeggiata. Ci siamo fermati un attimo davanti alla discoteca perché il telefono ha iniziato a squillargli. Ho notato una ragazza entrare qui e così ho pensato di fare lo stesso.
J: Amber, devi andartene. Immediatamente. - Disse quasi rimproverandomi.
Io: Non me ne andrò fin quando non mi dirai tutta la verità. - Incrociai le braccia, guardandolo negli occhi.
J: Non ora, non è ancora il momento.
Io: E arriverà mai questo momento, Justin? - Mi guardò a fondo e lo vidi deglutire successivamente.
J: Questo posto non fa per te. Questo giro non fa per te, tantomeno la droga Amber. Torna a casa, per favore. - Fece per indossare di nuovo i suoi oggetti, ma lo bloccai con la mia voce.
Io: Non me ne andrò fin quando non mi dirai tutta la verità, te l'ho detto. - Sospirò, abbassando il capo.
J: Perché cazzo devi continuare, eh? - Disse avvicinandosi - Perché cazzo devi complicare la faccenda? Vattene da qui, vattene da questo posto.
Io: Perché dovrei farlo?
J: Perché non fa per te.
Io: Lo hai già detto.
J: Perché è tutto quello che ho da dirti. - Disse freddo. Abbassai il capo, mentre una strana sensazione mi divorava piano.
Io: Da quanto pratichi questo tipo di cose?
J: Non è ne il momento ne il luogo adatto dove parlarne. Lo farò, ma ora vattene porca puttana. - Strinsi la mascella e sentì gli occhi pizzicarmi. Mi allontanai, camminando per tornare indietro. Involontariamente il mio braccio sfiorò il suo e un brivido percorse la mia schiena. La sua forte presa circondò il mio polso, e mi voltò verso di lui. Lo guardai negli occhi a fondo, troppo a fondo. Il suo sguardo si addolcì visibilmente e mi ritrovai a fissare con insistenza quelle incantevoli pozze dorate. Afferrò il mio viso tra le mani, avvicinando il suo volto al mio - Amber, ti prego. Fa come ti dico. Torna a casa, ma non ribattere anche su questo. È una questione estremamente delicata e non voglio avere nessun tipo di problema, ok? - Non gli risposi, ne emisi nessun tipo di rumore. I miei occhi erano fissi nei suoi, e basta. Si avvicinò lentamente al mio viso fin quando non percepì le sue labbra premere con forza sulle mie. Chiusi gli occhi, schiudendo la bocca e permettendo alla sua lingua di intrecciarsi con la mia. Mi avvicinò a se e mi ritrovai con il petto schiacciato contro il suo. Un ansito uscì dalle mie labbra quando la sua mano si immerse tra i miei capelli accarezzandoli, tirandoli piano. Sentì la sua lingua premere forte contro la mia, cercando di togliermi il respiro. Mi baciò avidamente le labbra, mentre la mano libera vagava lungo la mia schiena. Le mie mani si posarono sulle sue possenti spalle e mi strinsi a lui. Mio Dio, cosa mi stava accadendo? Avevo così tanta voglia di lui, in quel momento. Ma decisi di tenere a bada i miei istinti. Ci staccammo lentamente, tornando a guardarci negli occhi - Torna a casa, va bene? - Annuì. Un alone rosso contornava le sue labbra, segno del focoso bacio che c'era appena stato. Mi baciò un ultima volta, prima di indossare occhiali e capello - Vai, vai Amber. - E mi allontanai da quel luogo, ripercorrendo il tragitto che mi conduceva verso l'uscita di quel vicolo. Mi passai lentamente la lingua sulle labbra, e il suo sapore mi invase. Dannato Justin, quale cavolo di potere hai su di me? Con quale cavolo di effetto mi hai stregata? Un sorriso spontaneo e innocente mi si dipinse sul volto e accelerai il passo al ricordo di Cody che mi aspettava. Cavolo, speravo solo che non se ne fosse andato. Un incosciente, ero stata una tale incosciente. Lo avevo lasciato solo, senza avvertirlo. Maledizione. L'uscita era quasi vicina, ormai, ma il respiro venne a mancarmi quando sentì una voce rivolta a me.
-Ehi bambolina, dove te ne vai così di fetta? - Mi ritrovai, completamente circondata, dallo stesso gruppo di ragazzi che avevo incontrato all'andata. Deglutì pesantemente mentre il capo del gruppo si avvicinò sorridendo - Cosa c'è? La mamma ti sta aspettando a casa? - Rise e qualche idiota lo seguì. Li guardai attentamente negli occhi, uno ad uno. Erano decisamente ubriachi e fatti del tutto. I loro occhi rossi dimostravano che non mi sbagliavo affatto e indietreggiai spaventata -Non dirmi che una bella ragazza come te ha paura di 7 poveri ragazzi che si vogliono solo divertire. - Rise ancora. Deglutì pesantemente mentre il suo sguardo mi osservava a fondo, da capo a piedi. L'indomani mattina non si sarebbero ricordati nulla di tutto questo, tanto meno di me. Ma, in quel momento, si. I loro occhi sembravano mangiarmi. I loro sorrisi maliziosi mi fecero venire la pelle d'oca. E gli occhi, i miei dannati occhi, iniziarono a riempirsi di lacrime. Sbiancai di colpo, quando lo vidi camminare intorno al mio corpo con un sorriso beffardo stampato in faccia. Oddio. Cosa cazzo avrei fatto ora? Nulla, assolutamente nulla. Avrei dovuto mantenere un comportamento duro, stabile ma, cosa fondamentale, freddo.
Io: Lasciatemi in pace. - Dissi all'improvviso.
-Ehiehiehi ragazzi, la pollastra sa parlare! - E risero, risero talmente forte da farmi ghiacciare il sangue nelle vene.
Io: Cosa volete da me... - Domandai sussurrando.
-Cosa vogliamo, bambolina? Cosa vogliono da te dei ragazzi come noi? - Deglutì di nuovo, questa volta più forte e incrociai il suo sguardo. Era un ragazzo a dir poco disgustoso, con la barba non minimamente curata. Lo guardai disgustata, schifata. La sua mano mi afferrò saldamente il polso e mi strattono verso di lui. Sorrise maliziosamente a pochi centimetri di distanza dalle mie labbra - Te l'hanno mai detto che hai una bocca perfetta, mmh? - Cercai di liberarmi dalla sua presa, inutilmente. Il suo viso si avvicinò pericolosamente al mio collo e lo sentì respirare a fondo il mio profumo - Odore di femmina, niente di più eccitante. - Sgranai gli occhi, nello stesso istante quando percepì le sue labbra premere violentemente contro il mio collo. Cercai di dimenarmi, ma la sua presa mi impediva di compiere qualsiasi gesto - Smettila, smettila di muoverti. - Mi afferrò per le spalle e mi face sbattere violentemente la schiena contro un muro. Strapuzzai gli occhi, a causa della botta poco gradevole che avevo preso. Si rituffò a capo fitto sul mio collo mentre mi teneva fermi i pugni sulla parete.
Io: Lasciami ti prego, lasciami andare! - Le lacrime mi inondarono le guance, e piansi fuoco. Com'era possibile che ogni volta doveva accadere così? Com'era possibile che i maschi volevano solo una cosa? Com'era possibile che ero capace solo di cacciarmi nei guai? Chiusi gli occhi, ormai era finita. Ero in trappola tra le sue grinfie. Ma un forte colpo mi fece sobbalzare di scatto, facendomi aprire di colpo gli occhi. E la visione che mi apparve davanti mi riempì il cuore di serenità e gioia.


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