CAPITOLO 103. Amami.

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PARTE MIA

Volevo avere un futuro con lui. Era vero. Immaginavo la mia vita con lui, ma immaginavo tutto: un matrimonio, una famiglia, una casa tutta nostra... ma se da un lato lo desideravo con tutto il cuore, dall'altro non volevo illudermi. Eravamo ancora giovani per questo. Eravamo ancora giovani per prendere decisioni. Ma ci credevo o meglio, lo speravo. Mi rigirai nel letto, fissando la luna al di fuori della finestra. Un brivido attraverso la mia schiena, improvvisamente. Il ticchettio dell'orologio mi distraeva un po' dai miei pensieri. L'osservai, erano le 23.00. Domani avevamo scuola e, in tutta sincerità, non avevo per nulla voglia di andarci. Avrei potuto fingermi malata o scappare nella notte e dormire su una panchina del parco. Avrei fatto di tutto per non mettere piedi lì. Sospirai, socchiudendo gli occhi. I giorni passavano. I minuti passavano. I secondi passavano. Le ore passavano. E io diventavo sempre più stanca. Non vedevo l'ora che tutto questo finisse, compresa quella maledettissima scuola. Non è per nulla entusiasmante alzarsi tutte le mattine alle sette e passare cinque fottute ore della tua vita rinchiusa in un manicomio, perché la mia scuola era quello. Gente pazza ovunque. Le uniche persone normali eravamo io e i miei migliori amici... e Justin. Nemmeno Chaz aveva tutte le rotelle apposto. Sorrisi. Sentì la porta del bagno aprirsi e osservai Justin uscirne con addosso solo un paio di boxer. Deglutì rumorosamente e chiusi gli occhi, facendo stupidamente finta di dormire. Il materasso, dietro di me, affondò dato il suo peso e una ventata di muschio bianco mi riempì le narici. La sua mano si posò sul mio braccio, accarezzandolo lentamente.

J: Fai finta di dormire? - Ridacchiai, girandomi verso di lui. E mi ritrovai un angelo dai capelli biondi e dagli occhi color nocciola davanti. Uno splendido sorriso trionfava sul suo volto ed iniziai stupidamente a fissare la sua bocca. La luce del comodino illuminava la stanza. Lo guardai attentamente negli occhi e mi sentì felice, serena. Ma, allo stesso tempo, milioni di emozioni rimbalzavano nel mio corpo causandomi brividi. Era in grado di strapparmi sorrisi nei momenti meno opportuni. Sorrise ancora, colpito da un improvvisa adrenalina, forse la stessa che colpisce me quando mi guarda in quel modo. La stessa che colpisce me quando sorride in quel modo, senza veli ne maschere. Ero spacciata. Lui continuava a guardarmi e io ero come stregata da tutta quella bellezza che si presentava ai miei occhi. Non avevo pronunciato parola, non ci riuscivo. Forse proprio a causa sua. So solo che il mio cuore smise di battere nel preciso momento in cui lo vidi avvicinarsi al mio viso. Deglutì, e lui divenne improvvisamente serio. Si inumidì le labbra con la lingua e, maledizione, adoravo quando lo faceva - Giuro sulla mia vita che non sono venuto qui per innamorarmi di te, né per cercare di farti innamorare di me. Ma è successo.

Io: E sei felice di questo?

J: Immensamente. - Sorrisi, e lui sorrise a sua volta. Lo fissai per interminabili secondi, senza stancarmi. E, specchiandomi in quei meravigliosi occhi, notai quanto sincero fosse in quel momento.

Io: Amami, Justin. Amami con le mie lune storte. Amami con le mie giornate no, con i miei periodi neri. Amami... perché io ti amo. - Le sue dita accarezzavano lentamente la mia guancia bollente - Amami di più perché nessuno fino ad adesso è mai stato capace di amarmi sul serio. Amami perché le parole mi feriscono. Amami anche se non ho nulla da darti in cambio. - Sussurrai - Amami. - In quelle parole era racchiuso tutto, tutto quello di cui avevo bisogno, compreso lui.

J: Lo farò sempre Amber, te lo giuro. - Il cuore iniziò a galoppare per i fatti suoi e le sue labbra si poggiarono delicate sulle mie. Mi baciò. Mi baciò con dolcezza, con passione. Mi baciò e mi strinse a se, come per paura di lasciarmi andare, come per paura di perdermi. Un lungo abbraccio accompagnò quel gesto, un abbraccio che mi circondò il cuore e l'anima di felicità. Lo strinsi a me più che potevo, respirando il suo profumo. Non volevo staccarmi per nessun motivo al mondo. Avevo bisogno del suo calore, sempre.

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