CAPITOLO 91. Sei la cosa più bella che ho.

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Durante la notte riuscì poco a riposarmi. Justin, al contrario, dormiva come un sasso ed iniziai ad invidiarlo. Se c'era una cosa che non sopportavo era il fatto di restare sveglia per non so quante ore fissando il soffitto sopra la mia testa. Sbuffando, scesi dal letto incamminandomi verso la finestra. Sbirciai fuori e l'aria fredda della notte mi colpì in pieno volto. Richiusi velocemente la finestra, stringendomi nelle spalle. Che cavolo di freddo. Iniziai a camminare avanti e indietro per la stanza, osservando il pavimento sotto ai miei piedi. Dovevo andare a letto, ora. Domani avevo scuola e fare tardi, per me, equivaleva a restare a casa.

J: Piccola... - Disse sussurrando. Posai lo sguardo su Justin - Dove sei?
Io: Sono qui. - Dissi sussurrando a mia volta.
J: Che ci fai ancora sveglia? - Sbadigliò.
Io: Non riesco a dormire... - Mi sedetti al suo fianco, osservando la parete. Sentì le sue braccia circondarmi il busto e spingermi all'indietro, verso di lui.
J: Nemmeno tra le mie braccia? - Sorrisi, mentre i brividi iniziarono a nascere. Lo abbracciai, rintanandomi di nuovo nel letto. Le mie braccia circondarono il suo corpo al di sotto delle coperte pesanti. Le sue braccia circondarono il mio. Ci guardammo negli occhi, forse troppo a fondo. Brillavano anche nell'oscurità.
Io: Sei tutto ciò di cui ho bisogno. - Dissi accarezzandogli una guancia. Mi baciò la fronte, stringendomi contro il suo petto.
J: Ti amo. - Mi sussurrò tra i capelli.
Io: Anch'io. - Dissi baciandogli lentamente la mascella.

La sveglia iniziò a suonare, interrompendo i miei sogni. Mi stiracchiai lentamente, sbadigliando. Un forte tonfo mi fece aprire del tutto gli occhi. Alzai il busto, girando la testa a destra e a sinistra per poi posare lo sguardo su un Justin accovacciato a terra che imprecava in non so quale lingua. Non potei fare a meno di trattenere una risata. Mi alzai dal letto, continuando a ridere.
Io: Che succede? - Gli chiesi inginocchiandomi davanti a lui.
J: Invece di ridere perché non ti rendi utile andando a prendere un po' di ghiaccio? - Osservai la sua caviglia diventare rossa. Improvvisamente tornai seria, posando la mia mano sulla sua gamba - Cristo Amber, fa male! - La ritrassi immediatamente aiutandolo, in seguito, a sedersi sul letto.
Io: Ma come diamine hai fatto?
J: Sono inciampato tra le coperte. - Incrociai i suoi occhi e, l'attimo dopo, scoppiammo a ridere entrambi.
Io: Sei un idiota. Vado a prendere il ghiaccio e torno. - Annuì. Uscì velocemente dalla mia stanza, percorrendo con la stessa fretta le scale. Arrivai in cucina e, aprendo il frigo, ne estrassi una bustina di ghiaccio. Ripercorsi le scale arrivando nella mia stanza con il cuore in gola.
J: Hai corso una maratona? - Chiese ironico. Mi sedetti al suo fianco ed iniziai a tamponargli la caviglia con il ghiaccio - Ti ho svegliata? - Disapprovai con la testa.
Io: Che idiota che sei. Se inizia a gonfiarti sono contenta.
J: Non fare la stronza.
Io: Stronzo sei tu! - Incrociai i suoi occhi - E anche imbecille.
J: Hai finito?
Io: No! - Tornai a guardarlo. Sorrise appena, distogliendo lo sguardo dal mio.
J: Non posso farci nulla se anche le coperte mi trovano sexy. - Alzò le mani in segno di difesa, ridendo. Lo spinsi leggermente.
Io: Finiscila di fare il cretino. - Aumentai la pressione sulla sua caviglia.
J: Cazzo no, sta attenta! - Disse ritirando la gamba al petto.
Io: Smettila di fare il bambino e dammi quella caviglia.
J: No. - Mi guardò negli occhi, intensamente. Lo sfidai con lo sguardo, alzando in seguito un sopracciglio.
Io: Ora. - Dissi seria.
J: Ma...
Io: Ora Justin! - Lo interruppi. Sbuffò, riportando la gamba sopra le mie. Il sacchetto di ghiaccio fece pressione sulla sua caviglia arrossata.
J: Amber...
Io: Farò piano, si. - Dissi sospirando.
J: No, fa male. Toglilo! - Mi implorò.
Io: Solo un secondo Justin, altrimenti dopo sarà peggio. - Non replicò, ma si morse il labbro inferiore per non urlare - Vado a prendere la pomata. Non muoverti, va bene? - Gli accarezzai una guancia. Annuì sorridendo. Afferrai la pomata dal bagno mentre lui iniziò a giocherellare con il suo iPhone.
J: Sai di essere bellissima di prima mattina? - Sorrisi, tenendo lo sguardo fisso sulla sua gamba - è bello sapere che almeno tu ti prenderai sempre cura di me.
Io: Già, sempre. - Mi morsi il labbro inferiore - Prova a mettere il piede a terra. - Si sedette al mio fianco, sospirando. Lentamente si alzò dal letto, iniziando a camminare - Credo che per oggi dovrai saltare gli allenamenti di basket. - Si sedette di nuovo al mio fianco, sospirando pesantemente - Ti fa male?
J: Poco. - Rispose rassicurandomi con un sorriso.
Io: Vuoi restare qui? - Posai la mia mano sulla sua.
J: No, vengo anch'io a scuola.
Io: Va bene, come vuoi.

La giornata alla fine passò velocemente. I giorni passavano, e presto sarebbe arrivato anche il mio momento di lasciare definitivamente questa scuola. Immaginavo il mio futuro colmo di speranza e felicità, almeno per una volta. Immaginavo vivere la mia vita al fianco di Justin. Immaginavo creare una famiglia. Immaginavo il matrimonio. Da bambina spendevo ore ed ore a sfogliare il grande album di fotografie della mamma. Amavo vedere quelle foto che la ritraevano al fianco di mio padre il giorno del loro matrimonio. Amavo il suo abito lungo, di pizzo, proprio come piaceva a me. Amavo i loro sorrisi. Sognavo lo stesso: sposarmi con la persona che amavo e vivere per sempre felici e contenti, come nelle favole. Ma niente è una favola nella vita così, per ora, penso a godermi i meravigliosi momenti con Justin e poi... si vedrà. Alzai lo sguardo verso di lui, beccandolo a fissarmi silenziosamente.
Io: Bhè? - Gli domandai sorridendo - Che ti guardi? - Sorrise a sua volta, addentando una mela verde.
J: Amo osservarti. - Disse poggiando entrambi i gomiti sul tavolo - A che pensi?
Io: Nulla di importante.
J: Oh avanti, ti conosco troppo bene. - Mi guardai intorno, il caos della mensa era insopportabile.
Io: Come va la tua caviglia? - Alzò un sopracciglio.
J: è una scusa questa?
Io: Oh no, pensavo a questo. - Gli sorrisi forzatamente. Ma che mi prendeva?
J: Meglio, credo. - Annuì.
Io: Sai cosa devi fare quando torni a casa, no?
J: Si, me lo hai ripetuto un miliardo di volte: il ghiaccio.
Io: Esatto. - Mi alzai, afferrando lo zaino da terra - Vieni con me?
J: Dove? - Disse guardandomi confuso. Alzai gli occhi al cielo, sorridendo.
Io: Sai perfettamente dove.

Io: Amo questo posto. - Dissi osservando l'incantevole paesaggio che si presentava ai miei occhi. La terrazza della scuola era un posto perfetto per passare del tempo in pace. Le braccia di Justin mi circondarono il corpo e, in poco tempo, un profumo a me familiare mi invase del tutto.
J: Sei la cosa più bella che ho. Lo sai, vero? - Mi voltai verso di lui, affogando i miei occhi nei suoi.
Io: Davvero?
J: Non mento mai su questo. - Gli sorrisi, posando la mia fronte contro la sua - Sappi solo che sceglierei te, sceglierei te mille volte. Tra tutto e tutti. Solo te, per sempre.

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