CAPITOLO 117. Insieme.

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PARTE JUSTIN

Forse era stata solo una sua impressione, forse aveva solo visto male o aveva confuso qualcuno con Patrick. Non penso che quel bastardo avrebbe avuto davvero le palle di presentarsi da solo, senza nessuno. Forse era da escludere questa parte, ma allora chi diavolo era? Aveva davvero visto qualcosa o qualcuno? O era stato solo frutto della sua fantasia? No, non poteva essere. Amber è troppo sveglia e sa perfettamente quello che vede o non vede. Il pensiero che qualcuno avrebbe davvero potuto prenderla in quel momento mi fece aumentare la stretta intorno ai suoi fianchi. Ero arrivato in tempo per fortuna, ma se non fosse stato così? Se al mio arrivo non l'avrei trovata? Se al mio arrivo avrei sentito solo un urlo di paura, di disperazione, di ansia o di angoscia? Cosa sarebbe successo? Cosa avrei fatto? Deglutì pesantemente, quasi con fatica. Ero agitato, e le mani mi sudavano dalla rabbia. Scendemmo velocemente le scale, raggiungendo l'uscita della scuola. Ma i miei movimenti vennero interrotti dalla sua stretta sul mio braccio. Mi voltai verso di lei, osservandola tra la fioca luce dei corridoi.

J: Che succede? - Le domandai confuso.

A: Restiamo qui, per favore. - Corrugai la fronte, disapprovando con la testa.

J: No Amber, non dire scemenze. È ora di andare.

A: No! Ho paura ad uscire da qui, ho paura a mettere piede in strada. Per favore Justin, aspettiamo.

J: Non devi aver paura, ci sono io con te.

A: Non cambia un cavolo! - Alzò il tono della voce - Io non mi muovo da qui fin quando tutti non se ne saranno andati. - Irrigidì la mascella, guardandola arrabbiato.

J: Stai scherzando? Dimmi se stai scherzando o meno, Amber! Preferisci restare qui dentro con un pazzo nascosto in chissà quale parte della scuola cercando di trovarti piuttosto che tornare a casa senza preoccuparci di nulla? - Questa volta fui io ad alzare il tono della voce, e lei abbassò il capo, piccola e indifesa - Non restiamo qui dentro nemmeno un minuto di più. - Afferrai violentemente la sua mano, tirandola fuori dall'istituto. Doveva capire che restare avrebbe solo peggiorato le cose.

Noi dovevamo andarcene, da quel posto e dalla città. Noi dovevamo raggiungere la casa dei miei nonni in campagna. Noi dovevamo essere al sicuro, LEI doveva essere al sicuro. La sentì mugolare contrariata, forse anche a causa della mia stretta poco delicata sul suo polso. Camminavo come un rinoceronte incazzato, come un rinoceronte pronto alla carica: avrei picchiato chiunque in quel momento si fosse messo contro il mio piano. I suoi tacchi picchiettavano sull'asfalto, ancora bagnato a causa della pioggia del pomeriggio. Aumentai il passo, guardandomi intorno con uno sguardo terrorizzato e preoccupato.

-Justin! - Una voce ci fece bloccare di colpo. Il sangue mi si gelò nelle vene, il cuore martellò veloce nel petto e la paura si impossessò di entrambi. Ci voltammo lentamente, notando solo la figura di Corinne venirci incontro. Fanculo. Sospirai di sollievo, e lo stesso fece Amber al mio fianco. Corinne ondeggiava i fianchi camminando verso di noi, sfoggiando un paio di tacchi rosso fuoco decisamente troppo alti. Osservai di sottecchi Amber e la vidi irrigidirsi - Ve ne andate senza di me? - Disse la bionda fronteggiandomi. Sorrise, mi sorrise mentre io la guardavo serio.

J: Questa volta si, Corinne. - Amber si voltò di scatto verso di me. Sicuramente di aspettava un "si" si benvenuto da parte mia - Questa volta è meglio se resti. Noi... noi dobbiamo stare soli. - Corrugò la fronte e la sua voce contraria alla mia decisione mi fece maggiormente irritare. Stava facendo una scenata per nulla: gesticolava indicandomi, indicando prima me e poi Amber. Gesticolava e ad ogni frase era accompagnata una parolaccia. La mia pazienza si stava lentamente esaurendo, e Amber lo notò. Strinse maggiormente la stretta intorno alla mia mano ma nemmeno quel gesto mi fece calmare del tutto. Feci uno scatto in avanti, staccando le nostre mani e afferrando le spalle di Corinne. Amber fece un piccolo salto per lo spavento, mentre Corinne si fece improvvisamente silenziosa - Non hai il diritto di decidere per noi, chiaro? Se ti dico una cosa devi rispettarla senza fiatare.

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