CAPITOLO 35. Mi basta lui...

5.4K 171 3
                                    

PARTE MIA 
DUE GIORNI DOPO
Percorro i grandi corridoi della mia scuola, dirigendomi verso l'aula di storia. Cammino a testa bassa, evitando di incrociare qualche sguardo indiscreto. I corridoi, poco a poco, iniziano a svuotarsi mentre l'eco dei miei passi rimbomba nello spazio circostante. Stringo i libri al petto, guardando l'orologio situato sul mio polso. Sono in ritardo di dieci minuti, pazienza. Oggi sarà una giornata davvero pesante e stressante. Ho un mucchio di cose da fare senza tralasciare lo studio. Che palle, odio questa maledetta scuola del cazzo. Odio il mondo intero! Qualcosa di freddo si posa sul mio polso e vengo bruscamente tirata all'interno nell'aula di informatica. Alzo lo sguardo, ritrovandomi difronte gli occhi di Justin. 
Io: Maledizione Justin, mi hai fatto prendere un colpo! - Dico portando una mano all'altezza del cuore - Ma sei impazzito, per caso? - Ride divertito a causa della mia reazione - Cosa cazzo ridi? Ma ti pare il modo? - Il suo volto si incupisce di colpo, rivelando ai miei occhi uno sguardo spendo e per niente divertito come prima. Il sorriso che poco fa dominava sul suo volto svanisce, lasciando che le sue labbra si stringano in una linea dura. 
J: Perdonami... - Dice sussurrando, abbassando il capo.
Io: Sono anche in ritardo, cavolo.
J: Anch'io lo sono, ma non è un problema saltare la prima ora, sai? - Dice facendo spallucce. 
Io: Non posso saltare la prima ora, non l'ho mai fatto. 
J: Avanti Amber! Devi sempre rispettare le regole? Devi sempre comportarti nel solito modo? Non riesci, almeno per una volta, a svagarti come si deve? - Abbasso il capo, mordendomi il dentro guancia - Vieni con me. - Sussurra poco dopo. 
Io: Cosa? - Dico guardandolo.
J: Vieni con me, Amber. - Lo guardo dritto negli occhi mentre la sua proposta inizia a farsi alquanto allettante. 
Io: E dove? 
J: Ti fidi di me? - I suoi occhi penetrano a fondo nei miei, facendomi scogliere completamente a causa di quello sguardo. 
Io: Si, ma questo cosa c'entra? 
J: Allora seguimi. - Dice porgendomi la mano. Fisso quel gesto, desiderosa di accettare. Alterno lo sguardo dalla sua mano ai suoi occhi ed inizio a pensare che, infondo, sarebbe divertente saltare la prima ora di lezione. 
Io: Ok, ma ad una condizione. - Uno splendido sorriso torna ad impadronirsi del suo volto. Bene, sono fottuta. 
J: Qualunque cosa. 
Io: Dobbiamo tornare prima delle 10, chiaro?
J: Messaggio ricevuto, bambola. - Dice sorridendo maliziosamente. Alzo gli occhi al cielo, trattenendo una risata. Afferro saldamente la sua mano e mi preparo a seguirlo. 
10 MINUTI DOPO
Ancora non riesco a capire come siamo riusciti ad uscire dalla scuola senza essere visti. Ma, ora, non è questo quello che conta. Non so descrivere il luogo dove siamo, ne a parole ne a fatti. È tutto così strano qui dentro, dalla più piccola cosa. Afferro la mano di Justin, guardandomi intorno. 
J: Non dirmi che hai paura. - Dice sorridendo divertito. 
Io: N-No, ma non mi piace questo posto. 
J: Ne sei sicura? - Ci ritroviamo su un enorme balcone, di questo antico edificio, che si affaccia su tutta la città permettendo ai miei occhi di osservare un passaggio decisamente senza precedenti. 
Io: Questo si che mi piace. - L'ombra di un sorriso compare sul suo volto. 
J: Ne ero sicuro. - Dice sussurrando contro il mio orecchio. Abbasso lo sguardo, sorridendo. Mi volto verso di lui e lo trovo al mio fianco ad osservare il paesaggio davanti a se. 
Io: Come hai trovato questo posto?
J: Non sono stato io a trovarlo, ma Patrick. Era qui dove facevamo prima i nostri "incontri." - Dice mimando con le dita il segno delle virgolette. 
Io: V-Vuoi dire che qui... - Deglutisco. 
J: Si Amber, sono morte delle persone. - Sgrano gli occhi mentre sento il cuore accelerare i battiti. Scoppia a ridere, piegandosi in due. 
Io: Cosa c'è di tanto divertente? - Dico guardandolo storta. 
J: Stavo scherzando Amber. - La sua risata echeggia nell'aria - Avresti dovuto vedere la tua faccia. - Abbasso lo sguardo, imbarazzata come non mai. 
Io: Avanti, smettila. - Dico tirandogli un leggero schiaffo dietro al collo. Smette di colpo di ridere, lasciandomi stupita. Alza un sopracciglio, guardandomi negli occhi. 
J: Cos'hai appena fatto tu? - Oh merda. Si mette male, davvero molto male. 
Io: Si, ti ho dato uno schiaffo. Te lo meritavi infondo. - Mi guarda a bocca aperta, avvicinandosi lentamente. 
J: Me lo meritavo? - Annuisco.
Io: Così la prossima volta imparerai a non ridere di me. - Dico incrociando le braccia. 
J: Hai voglia di correre, dolcezza? - Piego la testa da un lato, guardandolo male. 
Io: Vuoi far correre una signora? 
J: Voglio far correre una gnocca davvero niente male. - Avvampo di colpo a quelle parole - Una gnocca che mi fa impazzire quando arrossisce. - Indietreggio di vari passi, mentre lui si fa sempre più vicino. Mi blocco di scatto, mentre sul suo volto appare un sorriso malizioso ma allo stesso tempo divertito. 
Io: Prendimi allora, sono tua. - Dico porgendogli le mani. 
J: Mia, mmh... che nomignolo delizioso. - Si inumidisce le labbra con la lingua, fronteggiandomi - Così però mi rendi il gioco molto più facile. 
Io: è quello che voglio, prendimi. - Si morde il labbro, sorridendo.
J: La tua proposta mi stuzzica molto ma... non posso accettare. - Si allontana da me, sedendosi ai piedi della grande finestra. 
Io: Non puoi? Perché? 
J: Perché non amo avere in modo facile le mie prede. - Corrugo la fronte.
Io: Quindi io sarei una preda per te? - Mi siedo davanti a lui. 
J: Tu? Tu sei la mia preda preferita. - Sorrido, distogliendo lo sguardo dal suo. Il silenzio che ci circondò poco dopo era così rilassante che chiusi lentamente gli occhi, riuscendo a percepire solo il battito del mio cuore. Ma una cosa riuscì a distrarmi, il respiro di Justin. Era così piacevole sentirlo, rilassante al punto giusto. Un respiro calmo e caldo che si alternava ai battiti del suo cuore, una melodia davvero perfetta per le mie orecchie. Quando riaprì gli occhi lo trovai a fissarmi con insistenza. 
J: Perché prima mi hai trattato in quel modo? - Abbasso il capo, sospirando.
Io: Perdonami. Ero un po' nervosa, non avrei dovuto prendermela con te. Scusami. - Mi sorride rassicurante. Volta lo sguardo verso il vetro guardando il limpido cielo azzurro. La sua bellezza era un qualcosa di unico ma, soprattutto, di eccessivo. Non avevo mai visto, prima di allora, un ragazzo più bello di lui forse perché di ragazzi così non ce n'erano. Tutto in lui era perfetto. I suoi lineamenti, il suo corpo, i suoi occhi, la sua bocca... oh quella bocca, quelle labbra... mi mordo il labbro inferiore continuando ad osservarlo.
Io: A che pensi? - Dico attirando la sua attenzione.
J: Ad un modo per togliere te da qui dentro. - Dice indicando la sua testa. Sorrido imbarazzata. Ero nella sua mente, nei suoi pensieri e non c'era niente di più bello. 
Io: Non ti piace avermi nella tua testa? - Dico gattonando lentamente verso di lui. Si morde il labbro inferiore, guardandomi dritto negli occhi. 
J: Amo averti nei miei pensieri, ma sto impazzendo. 
Io: Perché? - Dico raggiungendolo. Stende le gambe e passa ad accarezzarmi le braccia.
J: Perché... - Afferra i miei fianchi e mi spinge contro di lui, facendomi sedere sulle sue gambe - Sono pazzo dei tuoi occhi, della tua bocca, del tuo dannato corpo... - La sua mano mi accarezza una gamba, facendomi rabbrividire - Sono completamente, assurdamente, maledettamente, inspiegabilmente pazzo di te. E questa è una delle cose che non cambierà mai. - I miei occhi non si staccano dai suoi per un secondo. Sarei svenuta di lì a poco, ne ero convinta, se le sue braccia non mi avessero stretto il bacino, avvinghiandosi a me. Respira a fondo il mio profumo mentre il suo viso si posa tra i miei seni. Mi bacia la pelle libera, lasciata scoperta a causa della camicetta che indosso. Una strana sensazione mi invade del tutto, e in quel momento avrei solo voluto baciarlo fino allo sfinimento più totale e completo. Qualcosa di bagnato preme contro la mia pelle e mi accorgo, solo in un secondo momento, che la sua lingua sta assaporando ogni centimetro di me. Le mie mani finiscono tra i suoi capelli, mentre lui continua con la sua deliziosa e piacevole tortura. 
Io: Sei tu qui a far impazzire me. - Dico con poco fiato. Percepisco il suo sorriso sulla mia pelle. Le sue mani arrivano a sbottonare, piano, i primi bottoni della mia camicetta. Oh cazzo. Bacia prima un seno, e poi l'altro facendomi godere ogni singolo istante di piacere. Stavo morendo, stavo per esplodere e stavo sentendo un gran caldo proprio lì, nella parte più nascosta di me. Le sue labbra strusciano contro il mio collo, baciandolo con delicatezza. 
Io: Justin... - Sussurro prendendo il suo viso tra le mani. Il suo respiro è pesante, fin troppo e capisco che tutto questo ne è la causa - Calmati. - Dico accarezzandogli il volto - Calmati. - Sussurro ancora, piano. Le mie labbra sfiorano le sue, provocando in me un forte desiderio di assaggiarle. 
J: Ti voglio, completamente. - Dice prima di unire le nostre bocche in un bacio lento e passionale. Fanculo a tutti, fanculo al mondo. Io non ho bisogno di tutto il resto per vivere, mi basta lui, solo lui... e nient'altro. 

Our love suicideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora