CAPITOLO 78. Ti manca?

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J: Io ho bisogno di te, Amber. - Sentì le lacrime spingere al suono di quelle parole ma non potei far altro che ritrarle immediatamente. Questo non era affatto il mio destino. Questo non era affatto ciò che avevo sempre immaginato. Questo non era affatto quello che volevo. E non lo voleva neppure lui, in fondo. Come avremmo potuto stare insieme quando tutto questo schifo ci circondava? Come avrei potuto riuscire ad andare avanti vedendolo tornare tardi tutte le sere per consegnare quella merda? Come avrebbe potuto lui non stancarsi di me quando la sua unica priorità era la droga? Non ce l'avrei fatta, e nemmeno lui sicuramente. Eravamo circondati da un qualcosa di estremamente pericoloso e molto più grande di noi, di un qualcosa che non avrebbe mai avuto una fine decisiva. Avevo paura, c'era da ammetterlo. Ma non per me, ma per lui. Avevo paura che potesse accadergli qualcosa e non avevo assolutamente voglia di soffrire ancora. Perché malgrado non ci fosse più nulla tra di noi, o quasi, i miei pensieri erano costantemente fissi su di lui. Non sarei mai riuscita a sopravvivere senza la sua presenza nella mia vita. Era l'unica cosa che mi faceva andare avanti. L'unica cosa per la quale avrei sempre lottato. L'unica persona che avrei sempre difeso, anche a costo della mia stessa vita. Perché niente contava più del suo sorriso. Niente contava più dei suoi baci. Niente contava più delle sue carezze sulla mia pelle. Perché niente contava più di lui.
TRE GIORNI DOPO
Era pieno gennaio, ormai. Le giornate erano sempre le stesse: scuola, studio, uscite con gli amici, e poi ancora studio. Tutto era concentrato su quella merda. Ma, infondo, quest'anno avrei abbandonato definitivamente il college per proseguire verso l'università. Mia madre e Paul non tornarono per pranzo, come sempre. Di conseguenza, il cibo, rimase intatto nel frigo. Il brontolio dello stomaco sottomise un po' la voragine che mi divorava e andai a dormire, beandomi dell'incoscienza pomeridiana. Non avevo voglia di fare altro, se non un buona e rilassante dormita.
PARTE JUSTIN
Seduto sul divano, fissai immobile la TV ormai spenta. Non sapevo cos'altro fare, ormai. Avevo fatto davvero di tutto per cercare di risolvere ogni cosa, ma forse non era mai servito a nulla. Le sue parole ancora ronzavano nella mia mente e mi ritrovai a pensare che, sicuramente, non sarebbe affatto rimasta come diceva. Doveva stare lontana da quella roba. Avrei dovuto farlo anch'io ma, ormai, era diventata una priorità per me consegnare quella merda.
C: Ti manca? - La voce di Chaz mi fece distrarre dai miei pensieri. Lo osservai sedersi al mio fianco.
Io: No. - Risposi serio.
C: Dimmi la verità. - Abbassai lo sguardo, torturandomi le mani.
Io: Un po'.
C: Com'era? Voglio dire, stare con lei? - Lo guardai, e gli sorrisi.
Io: Era come le montagne russe. Un secondo stavi su e poi, appena sceso, ti vaniva mal di stomaco. - Rise al mio sciocco paragone.
C: Quando andavo al luna park con i miei, da bambino, volevo sempre fare le montagne russe. Una, due, cento volte. Anche se mi veniva il volta stomaco volevo sempre rifare un altro giro.
Io: Ora capisci? - Annuì appena - Non so più cosa fare, Chaz. Credo che sia finita per sempre. Ma la amo davvero, dannazione!
C: Amico, senti, se l'amassi realmente smetteresti di provarci con ogni ragazza. Prima Corinne, poi Cassandra... non credi che sia arrivata l'ora di darci un taglio? - Deglutì rumorosamente - Niente messaggi, niente chiamate e non diresti a loro di essere belle. Pensi che a lei non interessi tutto perché non è una di quelle ragazze che mostrano quanto stanno soffrendo. Fa finta di non essere ferita, ma lei è convinta che a te piaccia un'altra. Smetti di comportarti come un idiota, e fai l'uomo. - Quanto cazzo aveva ragione? Davvero non mi ero mai accorto di tutto questo? - Penso che lei si senta come niente dopo questo. E non dovresti farla sentire così. - Sospirai, socchiudendo gli occhi - Potresti non essere il suo primo, il suo ultimo, ne il suo unico ragazzo. Lei ha amato prima e potrebbe amare ancora. Ma se adesso ama davvero te, che cos'altro ha importanza? Forse insieme non potreste essere perfetti, ma se lei riesce a farti ridere, a farti pensare due volte, a farti ammettere di essere umano e di commettere errori, allora tienitela stretta e dalle tutto ciò che puoi. - Lo guardai - Potrebbe non pensare a te ogni secondo della giornata, e credo che questo sia più che normale. Ma continuerà a darti una parte di se che lei sa che puoi spezzare: il suo cuore. Perciò non continuare a ferirla, non continuare a cambiarla, non continuare ad aspettarti da lei più di quello che può dare. Sorridi quando ti rende felice, falle sapere quanto ti fa impazzire, e senti la sua mancanza anche quando lei non c'è Justin. - Mi morsi il labbro inferiore, forse troppo forte - Ma amala, amala per davvero. E dimostraglielo, anche con piccoli gesti.
PARTE MIA
Al mio risveglio, trovai mia madre in compagnia di Paul parlare in cucina. Entrai, dirigendomi verso il frigo. Sentivo i loro sguardi addosso, impegnati a fissarmi. Percepivo la tensione che si era creata in quella stanza. E riuscivo a stento ad ingoiare la saliva. Da quando avevo saputo la notizia della gravidanza di mia madre, il rapporto che ci legava era nettamente cambiato. Parlavamo, ma non come un tempo. Stavo cercando di accettare il tutto, anche se era maledettamente difficile.
M: Tesoro? - Mi chiamò. Mi voltai nella loro direzione, sorseggiando un po' d'acqua fredda - Tutto bene? Ti vedo pensierosa?
Io: è tutto ok, mamma.
M: Davvero? - Annuì - C'è qualcosa che vorresti dirmi?
Io: Si. Come stai? - Sorrise.
M: Bene, grazie. - Annuì di nuovo - Ascolta Amber. Sta sera, io e Paul, andiamo a cena fuori. Ci piacerebbe molto se venissi anche tu con noi. Magari puoi portare con te un amica o chi vuoi. Ti andrebbe? - Ci pensai su per qualche secondo optando che, infondo, avrei potuto mettere da parte la mia fissa solo per quella sera.
Io: Certo, verrò sicuramente. - Il sorriso che si presentò sul suo volto mi riempì di gioia. Era da tanto, forse troppo, che non mi sorrideva in quel modo.
M: Sono così felice, tesoro mio. Grazie. - Disse abbracciandomi. Ricambiai l'abbraccio, sorridendo sulla sua spalla.
Io: Vado a cambiarmi. - Annuì. Salì velocemente le scale e mi catapultai nella mia stanza. Afferrai il telefono e digitai velocemente il numero di Justin. Ma, prima di mandare la chiamata, mi bloccai di scatto. Alzai lo sguardo, fissando la parete azzurra davanti a me. Forse non sarebbe stata affatto una buona idea invitarlo. Forse avrei dovuto chiederlo a qualcun altro. Non volevo nessun tipo di problema, almeno per quella sera. Cancellai in fretta il suo numero, e chiamai Josh. Forse sarebbe stato molto meglio avere lui al mio fianco. Dopo vari squilli mi rispose e, entusiasta, accettò la proposta. Guardai il grande orologio attaccato alla parete segnare le diciannove in punto. Mi avvicinai al mio armadio, scrutandone all'interno in cerca di un abito carino da indossare. Optai per un vestito interamente blu. Lo indossai, ed infilai ai piedi un paio di ballerine del medesimo colore. Mi truccai poco, e tirai su i capelli in un perfetto chignon. Pronta e con il sorriso sulle lebbra mi diressi al piano inferiore. Mia madre e Paul erano spariti, segno che si stavano sicuramente cambiando nelle loro stanze. Uscì sulla grande veranda di casa mia e raggiunsi il portico. Mi sedetti su una sedia e iniziai ad osservare il tramonto davanti a me. Il cielo, coperto da un manto rosato, rosso, arancione e giallo faceva letteralmente sognare chiunque lo vedesse in quel momento. Le nuvole si muovevano lente mentre il sole, all'orizzonte, calava piano. Uno spettacolo davvero mozzafiato. Ho davvero bisogno di rilassarmi sta sera, senza pensare a nulla. Tantomeno a lui. Aver saputo ogni cosa mi ha letteralmente sconvolta ma è cambiato qualcosa tra di noi, forse ci stiamo lentamente riavvicinando senza rendercene conto. Infondo, ancora gli voglio bene e non ho intenzione di rovinare il rapporto che c'è tra me e lui. Ho bisogno di parlargli. Ho bisogno di dirgli un po' di cose. Ho bisogno di confidarmi con lui, anche per pochi minuti, ma devo farlo. Ho paura, ed è vero. Ma mi fido di lui e so che, infondo, niente di negativo potrà accadere. O almeno lo spero. Non l'ho dimenticato, neanche un po'. Perché dovrei farlo completamente? Ancora provo qualcosa per lui, lo sento. Sono innamorata del suo sorriso, della sua voce. Sono innamorata del suo dannato corpo, della sua risata. Di quelle incantevoli pozze dorate. Sono ancora semplicemente innamorata di lui. Sospirai, abbassando il capo. Afferrai il telefono e composi in fretta il suo numero. È la cosa giusta da fare? Ah, al diavolo. Mandai la chiamata e aspettai in linea per vari secondi.
*J: Pronto? - La sua voce roca e assonnata mi arrivò dritta alle orecchie.
Io: Justin, sono io. - Non ottenni risposta, come immaginavano - Ascolta, ti ho chiamato... perché volevo scusarmi con te. - Non rispose, ancora - Mi dispiace. Io... io so che hai a bisogno di me, io ti credo Justin. Ho bisogno anch'io di te ma... ma non so se riuscirò ad accettare il fatto che quello schifo di droga possa allontanarti definitivamente da me, un giorno. Siamo stati per troppo tempo lontani e sono davvero stanca di continuare così. - Deglutì, aspettando una sua risposta.
J: Perché non vuoi provarci ancora, Amber? Hai paura? - La sua voce mi rimbombò in testa. Non lo so Justin, non lo so nemmeno io, credimi.
Io: Non ho paura di provarci di nuovo, ho solo paura di stare male per la stessa cosa. Ho solo bisogno di allontanarmi da tutto questo e da te per un po'. Voglio essere lasciata in pace per qualche tempo, Justin. Da sola. Voglio andare avanti con la mia vita, da sola. E quando arriverà il momento che sentirò di nuovo il bisogno di averti al mio fianco, tornerò.
J: Io ti amo Amber. E se anche tu mi ami non puoi chiedermi di fare questo. Perché non credo di riuscire a sopportarlo. Non posso aspettare che ti decidi a tornare da me. Per chi cazzo mi hai preso? Per un robot, per caso? So ragionare perfettamente e, fino a prova contraria, anch'io ho dei sentimenti e non intendo continuare a stare male ancora per non so quanto tempo! - Urlava, urlava abbastanza forte da farmi ghiacciare il sangue nelle vene - Voglio stare con te. Voglio stare con te perché dei tuoi sbalzi di umore non mi fotte niente. - La sua voce tornò ad essere quella di sempre, calma e profonda - La cosa importante, per me, è sempre stata il tuo sorriso. Il tuo. - Scandì bene ogni parola - Ma mai il mio, quello mai. Il mio, di sorriso, non era importante per me... e, a quanto pare, nemmeno per te. - Abbassai il capo, cercando di trattenere le lacrime - Ma, nonostante tutto, nonostante tutti i litigi, tutte le lacrime, tutti i momenti tristi e difficili voglio stare con te, e lo voglio ancora ora. Lo voglio più di ogni altra cosa, più di quanto tu pensi e di quanto io dimostri. E sai perché? Perché ti amo. Ecco perché, Amber. - Allontanai la cornetta dal mio orecchio, per evitare di fargli sentire i miei singhiozzi. Stupide lacrime, stupide emozioni. Strinsi forte i pugni sulle gambe, mentre le lacrime scorrevano lente. Rimaneva solo una cosa da fare, ora: andare da lui e dirgli tutta la verità. Dirgli che non avevo mai smesso di amarlo. Dirgli che lo volevo di nuovo nella mia vita. Dirgli che lui è tutta la mia vita. Solo questo, e nient'altro. Portai lentamente la cornetta all'orecchio, accorgendomi che era ancora rimasto in linea ad ascoltare il mio pianto - La sai una cosa? - Sussurrò con voce pacata.
Io: Cosa? - Dissi evitando di singhiozzare.
J: Sei l'unica persona a cui penso ogni secondo della mia giornata.
Io: Justin...
J: No! Stavolta no, Amber. - Disse interrompendomi - Non mi importa di quello che dirai su di noi. Io lotterò per averti ogni giorno della mia vita.*
UN ORA DOPO
La splendida serata si era conclusa per il meglio e non aspettavo altro di tornare a casa. Josh era stato carinissimo, sia con me che con mia madre e Paul.
Io: Mi sono divertita davvero tanto Josh, a domani. - Dissi abbracciandolo.
Josh: Anch'io Amber. A domani. - Ricambiò l'abbraccio. Entrai in casa, e mi diressi verso la mia stanza. Salutai con un bacio sulla guancia la mamma e Paul e mi sfilai le scarpe, lanciandole ai piedi del letto. Sciolsi i capelli, lasciandoli scivolare lungo la schiena. Feci per abbassare la cerniera del vestito ma un brivido mi travolse il corpo. Mi voltai, osservando la finestra... aperta? Eppure, ero convinta di averla chiusa prima di uscire. Feci spallucce, avvicinandomi nuovamente al letto. Abbassai, lentamente, la cerniera del vestito ma, quando percepì un tocco caldo sulla mia schiena, mi bloccai di colpo. Il sangue iniziò a scorrere velocemente. Le vene iniziarono a pulsare troppo forte, forse. E iniziai a percepire una gran tensione in quella stanza. Una respiro caldo e delicato iniziò a baciarmi la pelle del collo e sbiancai di colpo quando percepì quella cazzo di mano, a me estranea, vagare liberamente per la mia schiena. Delle labbra carnose e affamate si tuffarono a capo fitto sul mio collo, divorandolo e baciandolo con troppa avidità. Ero immobile, senza riuscire a muore un solo schifosissimo muscolo mentre non so chi mi toccava senza un contegno.
-Amber... - Gemette contro il mio collo mentre la sua voce arrivò dritta alle mie orecchie, pronunciando il mio nome come se fosse una preghiera. Oh merda...

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