CAPITOLO 80. Ho te.

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Justin mi osservò, guardandomi dritto negli occhi, scavandomi dentro, nel profondo, nell'anima, nei desideri. Dopo aver varcato la soglia di casa sua mi trascinò nella camera da letto, dove chiuse la porta con un debole calcio. Mi sentì messa a nuda dal suo sguardo indagatore. Avevo una tremenda paura che il mio fiato corto o le mie gote arrossate mi tradissero, facendogli capire quanto intimamente lo desiderassi. Le sue mani afferrarono l'estremità del mio giacchetto, lasciandolo scivolare lungo le mie braccia per poi cadere, immobile, a terra mentre io pensavo a sfilarmi le scarpe con i piedi. Il suo sguardo affamato mi divorava, lentamente. Mi sentì piccola, immatura, impacciata ed inesperta. Ma, poco dopo, dimenticai qualsiasi colore, rumore, pensiero. Esisteva solo una cosa: le sue mani delicate che prendevano a sbottonarmi la camicia perfettamente aderita contro il mio petto, a causa della pioggia. Sfilando con una lentezza esasperante ogni bottone dalla propria asola. Vidi chiaramente il suo sguardo cambiare, sciogliersi e qualcosa indurirsi quando il pizzo del mio reggiseno fece capolino. Sempre più giù, fino ad intravedere l'ombelico. Sempre più giù, fino ad aprirla completamente. Lasciò la camicia così, aperta facendo si che l'intero reggiseno facesse la proprio comparsa. Si inumidì le labbra con la lingua, mentre con il dito arrivò lentamente ad accarezzare il cotone dell'indumento al di sopra della mia pelle. Un sospiro uscì dalle mie labbra, quando sentì il suo dito scendere tra il solco dei miei seni, lungo il ventre e poi giù, fino al bottone dei miei jeans. Infilò le dita all'interno dei passanti. Mi guardò a fondo negli occhi e mi strattonò, poco delicatamente, contro il suo petto. Sorrise maliziosamente, notando il mio velo di imbarazzo. Mi tremarono le gambe quando avverti il suo respiro caldo sul collo, dietro all'orecchio e mi dovetti aggrappare alle sue spalle per non cadere in ginocchio. Le gambe avrebbero potuto cedere da un momento all'altro, e ogni sensazione si riversò nel basso ventre. Sentì le sue dita muoversi verso il bottone dei jeans, slacciandolo e abbassando successivamente la cerniera. Le sue mani si infilarono all'interno dei miei pantaloni e dilatai gli occhi quando sentì le sue dita ferme proprio li, sulla mia intimità.
J: Rilassati...- sussurrò contro il mio orecchio mentre accompagnava i miei jeans lungo la loro discesa, lungo le cosce, le ginocchia, i polpacci, le caviglie. E poi li abbandonò, privi di vita, ai miei piedi. Mi diede una mano ad uscirne e scalciai quell'impiccio lontano da me. Si sedette a peso morto sul letto, privo di forze, privo di vitalità. Alzò lo sguardo, mangiando con gli occhi ogni millimetro del mio corpo, soffermandosi su ogni segno, su ogni forma, scendendo con lo sguardo sempre più giù, soffermandosi sui miei punti strategici. E non potei far altro che avvampare. Le mie mani tremolanti sfilavano la camicia che ancora indossavo, lasciandola cadere a terra. I suoi occhi intensi osservarono quel gesto, e lo sentì sospirare pesantemente. Un sorriso dolce, casto e rassicurante si presentò sul mio volto nel momento esatto quando mi tese la mano. L'afferrai senza troppi ripensamenti, sicura che quella fosse la scelta giusta. Il suo alito caldo baciava la pelle del mio ventre. Mi morsi ripetutamente il labbro inferiore, mentre affondavo le mani tra i suoi morbidi capelli - Dio Amber, cosa sei... - Sussurrò con voce roca contro il cotone dei miei slip - Piccola mia... - Ansimò ripetutamente. Le sue possenti braccia mi circondarono il corpo, e mi ritrovai distesa sul letto. Il contatto della mia pelle calda con le coperte mi fece rabbrividire, ma fui subito distratta dalle mani di Justin che accarezzavano ogni tratto del mio corpo - Amber... - Fece aderire perfettamente il suo corpo sul mio. Ansimai vergognosamente, quando sentì la sua intimità indurirsi al di sotto dei jeans, strusciando contro il mio inguine. Il suo corpo parlava molto bene. Socchiusi gli occhi, stordita da quell'inaspettato contatto intimo - Il tuo corpo parla per te Amber. Non fermarmi. - Mi sussurrò contro un orecchio.
Io: Non voglio farlo. - Dissi con poco fiato. Probabilmente non notò il mio imbarazzo, poiché affondo il volto contro il mio ventre, respirando rumorosamente.
J: Sei perfetta Amber, perfetta. Voglio baciarti. - Sussurrò guardandomi negli occhi - Dappertutto. - Aggiunse. Quest'ultima parola suonò come una promessa, una minaccia, una preghiera. Ma non riuscì a ragionare, quando le sue labbra si tuffarono a capofitto sulla mia bocca. Baciarlo fu come respirare di nuovo, e mi aggrappai a lui con una forza che neanche sapevo di avere. Lo baciai con avarizia, stringendolo a me. Le mie mani si posarono sull'estremità della sua maglia. Gliela tolsi lentamente, lanciandola a terra. Le posizioni si ribaltarono del tutto, e mi ritrovai a cavalcioni sul suo ventre. Lo guardai dall'alto, mentre i battiti del cuore mi spaccavano la gabbia toracica. Le sue mani afferrarono le mie, intrecciandosi, stringendosi, accarezzandosi. Mi sorrise leggermente, quando avvicinai il mio volto al suo.
Io: Di che mi ami. - Lo implorai. Osservava ogni tratto del mio viso, senza tralasciare il più piccolo particolare - Dillo. - Dissi facendo pressione sulla sua intimità. Schiuse le labbra per la sorpresa, mentre il suo diaframma si alzava e si abbassava irregolarmente.
J: Ti amo. - Disse ad un soffio dalle mie labbra. Premetti la mia bocca sulla sua, senza dargli il tempo di replicare il mio gesto sconsiderato. Percepì le sue mani accarezzarmi la schiena, soffermandosi sul gancio del reggiseno. Apri di scatto gli occhi, facendogli capire che non era ancora arrivato il momento. Mi sedetti meglio, attenta a come muovermi. E posai le mani sul bottone dei suoi pantaloni. Lo slacciai e scivolai via dalle sue gambe, sfilandogli quell'ennesimo impiccio.
J: Non ti facevo così... eccitata. - Mi riportai a cavalcioni sul suo ventre e gli baciai il collo. Risalì lentamente sulla mascella, fino al lobo dell'orecchio. Ansimò contro la mia spalla destra.
Io: Attento a come parli Bieber, attento a come parli. - Gli morsi un lobo, dolcemente. Mi afferrò entrambe le cosce, portandosi di nuovo su di me. E, con una mossa veloce, sganciò il mio reggiseno lanciandolo solo Dio sa dove. Sentire il suo petto a contatto con il mio seno nudo fu la sensazione più intima di cui avessi ricordo: fu appagante, meraviglioso e maledettamente eccitante. Ma era niente rispetto al momento in cui scese a baciarmi il seno con adorazione, passione, ingordigia. E mi inarcai sotto di lui, dal piacere. Poco delicatamente, mi tirò un capezzolo con i denti, cancellando qualsiasi dubbio mi stesse assalendo. Mugolai contrariata ma, nel frattempo, il suo naso disegnò una linea verticale lungo il mio ventre, arrivando al bordo dei miei slip. Inarcai il bacino, volevo che togliesse quell'impiccio. Sfacciata, eccitata e portata al limite. E accettò volentieri il mio invito, senza ribattere minimamente: con le dita, accompagnò lungo la discesa anche quell'ultimo indumento. E rimasi nuda, completamente. E rimasi nuda, dentro e fuori. E rimasi nuda, con lui, inginocchiato tra le mie gambe. E con la voce smorzata dal desiderio, parlai.
Io: Baciami. - E lui lo fece, mantenendo la promessa. Lo fece, dappertutto. E la sua lingua mi invase. Sentì il respiro mancarmi, e le mie mani strinsero forte i suoi capelli - Justin... - Ansimai chiudendo gli occhi - Basta... - continuai gemendo. Sembrava non ascoltarmi e continuò, avvolgendo le braccia alle mie ginocchia. Mi morsi il labbro per non gridare. Era una sensazione maledettamente nuova. Era una cosa troppo, troppo erotica. La sua lingua mi divorava, mi assaggiava, fino in forno. Oddio - Fermati... - Gemetti senza fiato. Poco dopo si fermò e tornò ad osservarmi. Restammo a guardarci per alcuni minuti, che per me sembrarono un eternità - Mi sei mancato. - Confessai mentre appoggiò la sua fronte contro la mia. Sorrise, alzando solo un angolo della bocca.
J: Anche tu. - Sussurrò deglutendo - è stato orribile non averti accanto per tutto questo tempo. Era come morire per me. Come vivere senza un senso, perché sei tu che completi i miei giorni. Tu, solo tu Amber. - Gli accarezzai una guancia, lentamente - Non lasciarmi più, ti prego.
Io: Ora siamo di nuovo qui, insieme. - Mormorai intrecciando la mia mano con la sua.
J: A fare l'amore. - Concluse in modo sensuale, mordendomi il labbro inferiore. Sorrisi imbarazzata, mentre iniziai ad abbassargli i boxer. Mi baciò il collo, per poi risalire alla mascella. Le sue labbra si posarono dietro al mio orecchio e lo sentì respirare a fondo il mio profumo. Scalciò quel dannato indumento lontano da noi, tornando a guardarmi - Aspetta, non vorrei metterti incinta. - Disse ironico. Scese dal mio corpo, rotolando giù dal letto. Aprì il primo cassetto del comodino e, dato che sapevo perfettamente ciò che stava facendo, distolsi lo sguardo imbarazzata. Fissai il soffitto sopra alla mia testa, notando la luce spegnersi. La stanza era illuminata appena dalla luce fioca della bajour. Mi voltai verso di lui, notandolo avvicinarsi con passo lento. Salì sul letto, lanciandomi uno sguardo carico di eccitazione e desiderio. Sorrisi, a causa della sua espressione - Amo quando sorridi per me. - Disse adagiandosi tra le mie gambe. Le sue mani scorrevano lente sulle mie cosce, disegnando piccoli cerchi con il pollice - Sei pronta?
Io: Non dovresti nemmeno chiedermelo, sai? - Sorrise maliziosamente.
J: Giusto. - Nell'attimo successivo non ebbi il tempo di replicare, perché lo sentì completamente dentro di me. Mi irrigidì, stringendo i suoi avanbracci - Dovresti essere già abituata da tempo ad avermi dentro di te. -Mi sussurrò all'orecchio. E non potei non arrossire.
Io: Dovresti sapere già da tempo che ogni volta è come se fosse la prima, per me. - Sussurrai a mia volta. Riuscì a percepire il suo sorriso sul collo, mentre le sue labbra iniziarono a succhiare la mia pelle, calda e sudata. Strinsi forte i denti, quando aumentò le spinte - Justin... - Lo richiamai poco lucida.
J: Sssh, passerà. - Disse baciandomi una guancia. Affondai le mani tra i suoi capelli, mentre i nostri sguardi tornarono ad essere una cosa sola. Era maledettamente bello: i suoi occhi, il suo sguardo attento e serio, le sue labbra schiuse dalle quali si susseguivano un insieme di ansiti, di gemiti di passione. Le sue mani che percorrevano ogni centimetro del mio corpo. Stavo letteralmente esplodendo. Avvolsi le gambe intorno al suo bacino e mi inarcai sotto di lui, buttando la testa all'indietro. Scese a lambirmi il collo e il seno di incantevoli baci, facendomi sospirare come mai fin ora, senza vergogna. Il contatto tra il mio bacino e il suo mi diede i brividi e gli andai incontro, volendo un unione più profonda. Le spinte si susseguirono, sempre più forti, più audaci, più veloci, più profonde. Lo guardai negli occhi, notando goccioline di sudore colargli dalle tempie. I capelli spettinati solleticavano la mia fronte quando premette con forza le sue labbra sulle mie. Insinuai la lingua nella sua bocca, baciandolo con tutto il dolore e la voglia che possedevo dentro. Dire che mi era mancato era davvero poco. Quegli occhi che tanto amavo avevano smesso di guardarmi da un po' di tempo. Ma ora eccoli di nuovo, impegnati ad affogare nei miei. Il contatto della sua bocca sulla mia mi fece ricordare tremende notti a piangere senza di lui. Le sue perfette mani che accarezzavano il mio corpo mi fecero tornare alla mente lontani ricordi dei nostri primi momenti passati insieme. E lo bacia con più avarizia, afferrando il suo viso tra le mani. Lo baciai con una voglia tale da non sembrare io. Lo baciai con tutta la passione e il desiderio che possedevo in corpo, fregandomene del fiato corto. Lo baciai, e lo strinsi a me. Il suo petto fece pressione sul mio, un contatto decisamente magico.
J: Dimmi che mi ami... - Sussurrò, passando a baciarmi il collo.
Io: Ti amo. - Dissi in preda al piacere.
J: Dillo di nuovo, piccola. - La voce roca, bassa e maledettamente sexy.
Io: Ti amo, Justin. Ti amo. - Gli sussurrai contro un orecchio. E, urlando il suo nome, venni travolta dalla passione. Lo guardai per interminabili secondi attraverso quelle pozze dorate. Lo guardai a fondo, sperando di leggere non so cosa nei suoi occhi. Lo guardai perché ne avevo voglia. Perché sapevo che non c'era niente di meglio che affogare in quelle iridi color ambra. Le labbra schiuse, ad un millimetro di distanza dalle mie, dalle quali fuoriuscivano respiri ancora pensati. Il suo alito si mischiò al mio e riuscì a percepire la deliziosa aroma alla menta che adoravo.
J: Non c'è niente al mondo che valga un secondo vissuto accanto a te, che valga un tuo gesto o un tuo movimento. Perché niente al mondo mi ha dato tanto da emozionarmi quando siamo noi, nient'altro che noi. - Gli accarezzai una guancia, sorridendo. Le sue labbra si curvarono in un perfetto sorriso, in uno di quei sorrisi che tanto amavo. Mi baciò la fronte, e si distese lentamente al mio fianco. Ero esausta, maledettamente esausta e stanca. Il familiare dolore tra le gambe iniziava a farsi sentire e mi rannicchiai su me stessa mentre Justin copriva i nostri corpi con il grande lenzuolo blu - Ti ho distrutta. - Sogghignò divertito. Nascosi il mio imbarazzo, fissando un punto oltre la parete. Sentì la sua mano destra posarsi alla base della mia schiena, attirandomi contro di se. Lo guardai negli occhi, e gli sorrisi - Sei bellissima, amore mio. Bellissima. - Disse respirando il mio profumo tra i miei cappelli - Baciami. Baciami, Amber. - Mi sussurrò ad un orecchio.
Io: Perché dovrei farlo, Drew? - Chiesi giocando sporco.
J: Perché ne ho bisogno.
Io: E poi? - Dissi passando, lentamente, su di lui.
J: Perché ti amo.
Io: E poi? - Scesi a baciargli il collo, facendo scorrere la mia lingua sulla sua pelle. Lo sentì irrigidirsi sotto di me, mentre la sua erezione continuava a crescere a dismisura e a spingere contro la mia intimità. Gemetti appena, stringendo il lenzuolo tra le mani.
J: Perché, se non lo fai, ti prenderò un'altra volta. Senza pietà. - Posai il mio sguardo su di lui, respirando affannosamente. E lo baciai. Lo baciai per bisogno, perché lo sentivo anch'io infondo. Le sue mani si posarono sul mio fondo schiena e mi spinse maggiormente contro di se - Sei mia Amber, mia. Chiaro? - Disse, serio, puntando il suo sguardo nel mio. Appoggiai la mia fronte contro la sua, sorridendo appena.
Io: Solo tua. - Mi strinse in un caloroso abbraccio, sorridendo tra i miei capelli. Mi fece distendere nuovamente sul letto, rimboccandomi le coperte. Il suo sguardo dolce mi trasmetteva gioia e serenità. Il suo labbro curvato leggermente in su mi diede una scarica di emozioni. I suoi capelli arruffati lo rendevano estremamente bello. Le sue mani accarezzavano la mia schiena nuda, infondendomi calore e protezione. E, stretta tra le sue braccia, mi sentì in paradiso.
J: Ho te. Ed è tutto quello di cui ho bisogno.

Our love suicideWhere stories live. Discover now