CAPITOLO 88. Mi dimentico tutto.

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Arrivammo a scuola dopo circa mezz'ora. Erano le 7.40 quando Justin parcheggiò la sua Range Rover nel piazzale della scuola. Scese dalla macchina e mi raggiunse. Aprì il mio sportello, come un vero gentiluomo.

J: Madame. - Disse inchinandosi di poco. Gli diedi un leggero schiaffo sul braccio, trattenendo una risata - Come ti senti?

Io: Bene, grazie. - Mi sorrise. 

J: Ti vedo pensierosa. - Disse chiudendo lo sportello della macchia alle mie spalle. Non gli riposi, lo guardai e basta. Afferrai il suo viso tra le mani, avvicinando il mio corpo al suo. Gli stampai un leggero bacio sulle labbra che, pochi secondi dopo, intensificai. Le sue mani oscillavano sui miei fianchi e dai fianchi scivolarono lungo il mio fondo schiena, che strizzò con poca delicatezza. Schiusi le labbra dalla sorpresa, permettendo alla sua lingua di entrare ed esplorare la mia bocca, che rincorse frenetica la mia. Infilò le mani nelle tasche posteriori dei miei jeans, spingendo il mio bacino verso il suo. Le mie dita si muovevano agili tra i suoi capelli, scompigliando quella perfetta chioma dorata. Ci staccammo qualche minuto dopo, restando a pochi millimetri di distanza. Il suo respiro affannato si fondeva perfettamente con il mio, mentre i suoi occhi ardevano fissando le mie labbra. Gli accarezzai il viso, annegando in quelle pozze dorate. 

Io: Stavo pensando ad una cosa, si. 

J: A cosa? - Disse stampandomi un bacio sul collo. 

Io: Quando sono con te, è tutto perfetto. - Mi sorrise, afferrando saldamente la mia mano. Era un intreccio perfetto, le mie dita con le sue. Sembravano fatte a posta per essere unite. Ci avviamo verso l'entrata della scuola, sotto lo sguardo della maggior parte degli studenti. Detestavo venire a scuola e avere tremila occhi puntati addosso, soprattutto alle otto di mattina. Inutile dire che Justin era nei sogni di quasi tutte le ragazze in questa scuola, togliamo il quasi: era nei sogni di tutte. Non mi preoccupavo più di tanto, mi fidavo di lui e sapevo che non mi avrebbe fatto soffrire di nuovo. Dovevo darci un taglio con i fazzoletti, con barattoli interi di gelato alla nocciola e vaniglia e con la depressione. Seriamente. 

C: Ehi, piccioncini! - Ci voltammo, notando Chaz correre verso di noi. 

J: Ehi Bro! - Disse salutandolo con una stretta di mano. 

C: Buongiorno Amber. 

Io: Buongiorno Chaz. - Dissi ricambiando il saluto con un cenno della mano. 

C: Allora... - Iniziammo a camminare, mentre Chaz si piazzò tra di noi avvolgendo un braccio sulle mie spalle e su quelle di Justin - Come vanno le cose tra di voi? 

J: Benissimo, vero piccola? - Annuì, guardandolo. 

C: Mi fa piacere. Ti tratta bene? - Disse sussurrando contro il mio orecchio per evitare di farsi sentire da Justin. Trattenni una risata, annuendo - Bene. - Mi lanciò un occhiolino, tornando a parlare con Justin - Ti fermi con noi agli allentamenti oggi? - Mi fermai al mio armadietto, afferrando i libri della prima ora. 

J: A che ora? - Disse abbracciandomi da dietro. 

C: Alle tre. Puoi? 

J: Si, ci vediamo dopo? - Gli fece segno di allontanarsi. Chaz alzò le mani in aria, come segno di cedimento, annuendo. Mi voltai verso Justin, osservando il suo amico camminare verso il suo armadietto. 

Io: Vuoi restare solo con me? - Domandai di botto. 

J: Cosa te lo fa pensare? - Disse facendo spallucce. Risi, contagiando anche lui. Richiusi l'armadietto alle mie spalle. 

Io: Mi piacerebbe molto restare qui con te, ma devo scappare in classe. - Annuì. 

J: Ci vediamo a pranzo? - Si avvicinò al mio viso, afferrandomi il mento tra l'indice e il pollice. 

Our love suicideWhere stories live. Discover now