CAPITOLO 23. Vattene da qui.

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PARTE MIA 
LA SERA
La terza volta, la terza dannata volta che piangevo davanti a lui. La terza volta che non riuscivo a controllare le mie emozioni. Sospiro. Guardo il cielo stellato sopra di me, mentre il vento soffia leggero scompigliando i miei capelli. Non credevo che si sarebbe svolta in questo modo la giornata, volvevo solo rilassarmi a visitare musei e invece, come se non bastasse, ho dovuto sopportare le lamentele di quell'imbecille. Ritiro le gambe al petto, poggiando il mento sulle ginocchia. Non ho voglia di vedere nessuno, tantomeno lui. Sono stanca, stanca di tutto questo... stanca di lui. È vero, una volta tornati a casa me ne andrò a New York, dai miei zii. Non ho intenzione di incontrarlo tutti i giorni. Riguardo alla scuola troverò qualcuno lì in grado di non farmi rimanere indietro con le lezioni. Ma, sinceramente, questo è il mio ultimo problema. Le uniche persone che mi mancheranno saranno Taylor e Josh ma, infondo, non è per sempre; si tratta di qualche giorno. Sento dei passi dietro di me.
Io: Taylor, ti avevo detto che volevo essere lasciata in pace. - Dico scocciata.
-E chi ti dice che sono Taylor? - Una voce familiare sussurra contro il mio orecchio. Mi volto di scatto, trovandomi il suo viso a un centimetro di distanza. Lo guardo pietrificata mentre deglutisco. 
Io: Come sei entrato?
J: Ho i miei metodi. - Dice sorridendomi appena ma l'unica cosa che posso fare è guardarlo in modo freddo. 
Io: Voglio stare sola. - Dico dandogli le spalle. 
J: Anch'io. - Sussurra - Ti va di stare soli insieme? - Lo guardo. I suoi occhi chiedono perdono, proprio come le sue labbra. 
Io: Allontanati da me. - Lo sento sospirare. Mi alzo da terra, avvicinandomi alla ringhiera del balcone. 
J: Mi manca parlare con te.
Io: Non mi interessa. - Dico fredda. Sento i suoi passi dietro di me e, poco dopo, noto le sue mani intrecciarsi alle mie sulla ringhiera. Perché lo stavo facendo? Perché continuavo a stringerle desiderando con tutto il cuore che quel contatto non svanisse mai? Chiudo gli occhi mentre sento il suo respiro, caldo e calmo, baciare la pelle del mio collo. Sospiro. Preme il suo corpo contro il mio e riesco a percepire il suo bisogno di avermi al suo fianco - Perché ti comporti così? Perché sei così? Perché non riesci a cambiare? - Sussurro a denti stretti mentre le sue labbra stampano un casto bacio sul mio collo. Rabbrividisco. 
J: Vivo il male perché non posso più permettermi il bene. - Apro di scatto gli occhi, trovando insignificanti le sue parole. Mi volto verso di lui, ritrovandomi faccia a faccia con il suo volto.
Io: Sei tu che non vuoi vivere il bene. - Mi guarda negli occhi. Interrompo il contatto tra le nostre mani. Irrigidisce la mascella guardando altrove - Vorrei poterti aiutare, in qualche modo, ma se non me ne dai la possibilità... non posso fare niente. 
J: Non mi serve il tuo aiuto. 
Io: Perché devi sempre essere così arrogante? Perché non fai altro che creare continui litigi tra di noi? 
J: Sarei io? Sarei io quello che crea continui litigi? Ma ti stai sentendo? Se tu, non io. Tu! - Dice alzando il tono della voce. 
Io: Ma è colpa tua se reagisco così!
J: Colpa mia? Colpa mia, Amber? Cosa cazzo faccio per farti arrivare all'esaurimento?
Io: è la tua presenza che mi fa arrivare all'esaurimento! - Dico puntando il mio sguardo, freddo, verso il suo - E lo vedi? Lo stiamo rifacendo di nuovo, stiamo litigando! - Si allontana di poco. 
J: Si, noi siamo così. Noi litighiamo. Tu dici a me che sono un arrogante figlio di puttana, e io ti dico quanto sei una rompi coglioni. E, lo sei il 99% del tempo. E non ho paura di offenderti. Tanto ti bastano due secondi di recupero per passare alla rottura di coglioni successiva. - Lo guardo a bocca aperta, mentre dentro di me sale la voglia di mollargli uno schiaffo in piena faccia.
Io: Come osi dire certe cose? Come ti passa per la mente di pensare, anche solo per un secondo, tali cose?
J: Perché, non è così Amber? - Lo guardo, senza reagire. Lo guardo con il più totale odio. 
Io: Dici di non avere bisogno di me ma, allora... cosa vuoi da me? - Torna a guardami negli occhi. Il suo sguardo è freddo verso di me. Si avvicina, con passo svelto, fino a fronteggiarmi. Lo guardo, cercando di capire. Afferra il mio viso tra le mani e, senza darmi il tempo di reagire, mi ritrovo le sue labbra premere sulle mie. Sgrano gli occhi, cercando di allontanarlo. Posa una mano dietro alla mia testa, attirandomi contro le sue labbra, in modo da non lasciarmi andare. Il mio corpo cede completamente, lasciando le mie labbra muoversi a ritmo con le sue. Mi afferra per i fianchi, facendomi indietreggiare. Rientriamo nella mia stanza e, con un movimento veloce, mi fa distendere sul letto. Si adagia su di me, attento a non fare pressione sul mio corpo. Si stacca dalla mie labbra, prendendo fiato. Il mio respiro rimane per un attimo sospeso in aria, in attesa di un sorriso, di un movimento, di una parola. I suoi occhi ardono dall'eccitazione e mi rendo conto, solo in quel momento, che tutto questo è assolutamente sbagliato. Un secondo ed ecco le sue labbra premere, di nuovo, sulle mie con forza. Mi lascio trascinare sentendo tutta la sua tensione scaricarsi in quel bacio. Litighiamo, litighiamo continuamente. E poi? Ci ritroviamo sempre a finire così, come se tutte le cose dette in precedenza non fossero servite a niente. La sua mano arriva ad accarezzare il mio viso e a spingerlo verso di lui. La sua lingua gioca con la mia con la stessa fermezza di quando, quella sera a casa sua, stavamo per essere travolti da qualcosa di estraneo per entrambi. Ricordo ancora ogni cosa. Tutta quell'attrazione che c'era tra di noi e che sembra essere scomparsa lasciando spazio al sentimento. E ora sembra rimanifestarsi, come un fantasma venuto dal passato per farci rivivere vecchie sensazioni. Le mie mani finiscono tra i suoi capelli, scompigliandoli. Questo è un segno del mio cedimento, un segno decisamente non buono. Nello stesso momento in cui sento le sue mani toccare la pelle della mia schiena mi stacco di colpo, allontanandolo e quindi riuscendo a liberarmi da quel contatto. Indietreggio sul letto, ritirando le gambe al petto. Mi guarda negli occhi, cercando di capire il motivo della mia reazione. Un sospiro esce dalle sue labbra mentre abbassa il capo.
J: Perdonami, i-io...
Io: Vattene. - Dico interrompendolo - Vattene da qui. - Ripeto, cercando di trattenere le lacrime. Mi guarda un ultima volta negli occhi e, in fine, si dilegua dalla mia vista. Sento la porta della stanza chiudersi, segno che se ne è andato del tutto. Rimango sola nel silenzio, ascoltando solo il battito del mio cuore ancora accelerato. Lentamente, porto due dita vicino alla bocca, disegnandone il contorno. Il sapore delle sue labbra permane, ancora, sulle mie. Passo la lingua sul labbro inferiore e mi pento di averlo fatto. Deglutisco più volte cercando di dimenticare tutto l'accaduto. Di nuovo, è successo di nuovo. Avrà mai una fine tutto questo? 
UNA SETTIMANA DOPO
Non ho più avuto una conversazione "inutile" con Justin, dopo quella sera. Il nostro rapporto sta peggiorando giorno dopo giorno, ma non mi importa. Come avrò già detto un miliardo di volte, non voglio più avere niente a che fare con lui. In questo momento ci siamo fermati a prendere una deliziosa crepes insieme agli altri studenti. Due settimane per venire in Francia sono davvero poche, mi sto divertendo da morire e il tempo vola. Sta sera abbiamo la serata libera e io e i miei amici abbiamo deciso di uscire un po' per la città. Spero vivamente di non incontrare Bieber. Già è una fatica sopportarlo ogni giorno figuriamoci anche quando ho voglia di rilassarmi. "PERCHE' LO ODI COSI' TANTO? PERCHE' NON PROVI A DARGLI UN'OPPORTUNITA'?" Continuo a mangiare la mia crepes senza dare importanza alle parole della mia stupida e inutile dea interiore. 
T: Dove andiamo sta sera? - Chiede euforica. Faccio spallucce.
Io: Qualche idea? - Dico rivolgendomi a Josh. 
Josh: Non so, potremmo andare in qualche discoteca. 
Io: Ci è permesso? - Annuisce - Ok, vada per la discoteca allora. - Dico sorridendo. 
LA SERA
ORE 23.20
Siamo da poco arrivati in questa discoteca e, devo dire, che il posto è molto stravagante. Taylor non la smette un attimo di ballare insieme al suo ragazzo, Derek. Mentre io e Josh siamo seduti ad un tavolo parlando del più e del meno con un buon bicchiere di vodka tra le mani. 
Josh: Hai intenzione di ubriacarti, sta sera? - Dice sorridendo.
Io: Io no e tu, invece? Sei già al quarto bicchiere.
Josh: Ehi, Amber, non preoccuparti. So reggere l'alcool. - Trattengo a stento una risata. Mi guarda male - Non sapevo che bere vodka ti facesse questo effetto. - Continuo a ridere, senza fermarmi. Ok, sono sbronza. Faccio per alzarmi dalla sedia ma Josh mi blocca per un braccio - Dove credi di andare?
Io: A ballare. - Dico ovvia.
Josh: Non in questo stato. Torniamo in albergo. - Faccio per replicare ma vengo zittita dal suo braccio che mi conduce fuori dal locale.

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