CAPITOLO 76. Promettimi che resterai con me.

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ORE 17.30
Per quanto possa essere carino, simpatico e adorabile, Cody è davvero troppo, troppo protettivo verso di me. Ci eravamo incontrati due ore fa e gli avevo spiegato, mentendo, cosa era accaduto. La conversazione tra me e Justin era andata aventi per poco sta mattina. Ci trovavamo coinvolti in un buco nero: questo buco poteva allargarsi se uno dei due continuava a commettere errori e avremmo potuto sprofondare nell'abisso più profondo. Oppure potevamo tornare insieme senza troppi ripensamenti. Ma troppe cose ci impedivano di farlo, malgrado lo volessimo, tanto da star male.
Gennaio era ormai iniziato. Il clima stava decisamente migliorando e le giornate iniziavano ad essere più movimentate nell'intera città. Afferrai il giacchetto ed uscì di casa, incamminandomi verso il parco. L'aria fresca baciava la pelle del mio volto e respirai a fondo il profumo della natura che, poco a poco, iniziò a circondarmi. Alzai lo sguardo verso il cielo e un manto verde dominò l'aria. Le chiome degli alberi ondeggiavano lentamente al suono del vento. Mi strinsi maggiormente nelle spalle, abbassando il capo. Così facendo, mi sedetti su una panchina ed estrassi dalla mia borsa il mio libro preferito: "I passi dell'amore" , di Nicholas Sparks. In assoluto, era il mio scrittore preferito ed era l'unico in grado di trasmettermi vere emozioni quando leggevo. Era tutto così complicato nella vita di Jamie, la protagonista del romanzo. La sua vita era segnata da continua solitudine e dolore. A scuola era la secchione dell'intero istituto e, per chiudere in bellezza, la più sfigata di tutte. Con il tempo imparò a conoscere Landon, un giovane ragazzo amante del divertimento e delle feste. Si innamorò di lui. O meglio, lui si innamorò di lei. Questo grande sentimento che li univa non era per niente facile da vivere. Jamie era una ragazza sola e triste ma, ben preso, si accorse che l'amore che provava per Landon poteva aiutarla a superare ogni avversità. Passarono momenti tristi, momenti felici e persino momenti complicati insieme, ma niente poteva separarli. Tranne la morte. Perché, Jamie, era malata di leucemia. Con il tempo la sua malattia si aggravò e Landon fece di tutto pur di aiutarla ad andare avanti. Si sposarono ma, dopo un anno dal loro matrimonio, la ragazza non ce la fece. E morì. Socchiusi gli occhi. Amo questa storia. Credo che sia una di quelle storie d'amore che ti sorprendono all'istante. Ho sempre creduto che la morte fosse un qualcosa di assolutamente e prettamente fisico. Ma credo che una persona possa anche morire interiormente. Alla fine le storie d'amore ti insegnano questo, che niente riuscirà mai a separare l'amore che lega due persone. Sempre se tale amore è sincero ed esclusivamente vero. Tra Jamie e Landon era così, lui ha continuato ad amarla nonostante tutto. Nonostante non fosse più al suo fianco. Quello che è accaduto a me e a Justin è del tutto opposto. Io sono morta caratterialmente, dentro. Mentre lui fa di tutto pur di sistemare questa grande complicazione che ci appartiene, forse da troppo tempo. Ho imparato una lezione in tutto questo: non perdonare può fare seriamente male. E io sto soffrendo come mai fin ora. Ma quando, cosa o chi, soprattutto, potrà mai capire tutto questo? Assolutamente nessuno. Perché mai, mai nessuno potrà capire cosa lui è per me. è lui la mia felicità. E sebbene non mi importa degli ostacoli che devo e dovrò affrontare, so solo che finché lui ci sarà, io sarò felice.

Il giorno dopo a scuola la giornata passò più lentamente del solito. Tra i corridoi c'era un via vai insopportabile di studenti. Nella mia testa c'era una tale confusione che avevo voglia di urlare. Il rapporto con Cody era rimasto stabile. Sapeva che volevo solo essere sua amica e, per quanto mi rimanesse semplice farlo, avevo paura che lui stesso potesse rovinare questa amicizia a causa dei sentimenti che ancora provava per me. Era assurdo, tutto e maledettamente assurdo. Mi incamminai verso gli spogliatoi maschili della palestra, avevo un conto in sospeso con Bieber. Non si era ancora degnato di spiegarmi un po' di cose. Spinsi con molta forza la grande porta di metallo blu e ne varcai la soglia. Un intenso odore di acqua calda mi travolse del tutto. Ricordai dove fosse il suo armadietto e, una volta raggiunto, inserì attraverso le ampie fessure un bigliettino: "Ti aspetto sulla terrazza della scuola. Amber."
PARTE JUSTIN
Salì le poche scale che mi dividevano dalla terrazza. Aprì la porta anti incendio e osservai Amber seduta sul suo solito muretto, impegnata a giocherellare con il suo iPhone. Sospirai profondamente, avvicinandomi con passo deciso. Non avevo la minima idea di cosa volesse dirmi, ma forse un presentimento lo avevo. Alzò lo sguardo verso di me e posò il suo telefono all'interno della tasca dei jeans. Mi avvicinai con le mani nelle tasche dei pantaloni, fino a fronteggiarla.
Io: Ciao. - Dissi stampandole un leggero bacio sulla guancia.
A: Ciao. - Rispose imbarazzata. Mi sedetti al suo fianco e la guardai.
Io: Che succede? - Sospirò, sospirò per ben due volte senza aprire bocca. Forse era compito mio aprire un discorso? Forse sarei dovuto essere io a fare il primo passo? Forse...
A: Perché non ti fidi di me, Justin? - Domandò di botto. E quella sua voce dolorante, quella domanda così inaspettata mi fece vibrare l'anima anzi, mi scaturì un intero terremoto dentro. Mi avvicinai a lei e la osservai in quelle meravigliose pozze azzurre che aveva al posto degli occhi.
Io: Amber, mi fido di te. - Mi guardò per interminabili secondi con sguardo perso e malinconico. Dirle che non mi fidavo era la cazzata più grande del secolo perché, malgrado non stessimo più insieme, non avevo mai smesso di fidarmi ciecamente di lei. Un singhiozzo spezzò il silenzio circostante. La guardai sbigottito, senza sapere cosa fare. Non potevo davvero farla piangere ancora. Saltai giù dal muretto e mi piazzai davanti a lei. Afferrai il suo viso tra le mani e al tocco della mia pelle con la sua la sentì tremare - Ti prometto - Dissi guardandola negli occhi - Che ti spiegherò tutto - Conclusi - Adesso. - Sussurrai con voce roca.
A: Cosa sei? Cosa centri in mezzo a tutto quello schifo? Vai al punto Justin, per favore. - Le risposi dopo qualche lungo secondo di ostinato silenzio.
Io: Sono rientrato nel giro, Amber. Spaccio droga. - Si alzò in piedi, camminando lontano da me.
PARTE MIA
J: Amber? - Mi richiamò preoccupato, ma non mi voltai. Continuai a guardare quella dannata mattonella sotto i miei piedi. Mi morsi l'interno della guancia per evitare di scoppiare a piangere. Sentì le sue braccia circondarmi la vita e il suo petto si scontro perfettamente contro la mia schiena. Mi spostò i capelli sulla spalla destra e mi baciò, lentamente, il collo - Promettimi... - Cominciò con voce roca e bassa mandando a puttane le mie ovaie - Che resterai con me. - Finì accarezzandomi la pancia con gesti delicati. Chiusi gli occhi e presi a respirare in modo più profondo quando le sue carezze cominciarono a risalire lungo il mio collo - Amber? - Mi richiamò di nuovo con voce profonda notando la mia assenza. Cercai di mugolare qualcosa in risposta ma quando mi fece voltare verso di lui e percepì la sua mano alla base del collo spingere il mio viso verso il suo, mi si bloccò il fiato in gola - Amber, dimmi che resterai sempre con me. Che non mi abbandonerai mai come amica più fidata. - Afferrò il mio mento tra l'indice e il pollice. Prese a mordermi il labbro inferiore, stuzzicando e mordicchiano una precisa parte, facendoci passare di tanto in tanto la lingua per inumidirla e baciando ripetutamente le mie labbra. Quando soffiò sulla parte ormai marchiata gemetti. Essendo la sua "amica più fidata" non doveva e non poteva trattarmi in questo modo - Amber, Cristo santo, rispondimi. - Rimasi immobile a fissare i suoi occhi color nocciola. Era rientrato a far parte di un qualcosa di estremamente pericoloso per la sua incolumità. E non volevo minimamente immaginare con quali persone avesse a che fare. Decisi quindi di pensare al bene di entrambi: se fossi rimasta, anche contro la mia volontà, sarei stata non solo infelice e costantemente preoccupata, ma anche un peso per lui.
A: Non lo so. - Risposi in tutta sincerità. E le sue carezze, in quel momento, cessarono.

Our love suicideWhere stories live. Discover now