CAPITOLO 52. Non mi avrai mai più.

2.9K 118 15
                                    

PARTE MIA
IL GIORNO DOPO
ORE 22.30
Non ho avuto il coraggio di mettere piede a scuola oggi. Dopo il casino che è successo ieri ho solo bisogno di starmene da sola. Taylor e Josh hanno provato a contattarmi in tutti i modi possibili ma ho preferito evitare di parlare anche con loro. Non ho davvero bisogno del quarto grado anche da parte dei miei due migliori amici. Le giornate passano velocemente, tra continuo studio e continua noia. In questo momento sono distesa sul divano cercando di trovare qualcosa di decente da vedere alla TV.
M: Tesoro, io vado a letto. - Dice attirando la mia attenzione.
Io: D'accordo mamma, buonanotte.
M: Buonanotte. - Il lavoro la stanca molto. È impegnata 24 ore su 24 in quel dannato stage di moda e la sera non ha nemmeno cinque minuti da passare con me perché non vede l'ora di andare a letto. Penso che debba prendersi seriamente una pausa. Mi manca passare del tempo con lei, è pur sempre mia madre. Il suono del campanello mi distrae dai miei pensieri. Con poca voglia, mi alzo dal divano andando ad aprire.
PARTE JUSTIN
Forse non era stata affatto una buona idea andare a casa di Amber. Per fare cosa poi? Cosa le avrei detto una volta che avrebbe aperto la porta? Assolutamente niente. Sarei rimasto lì a fissarla come un ebete, troppo preso a pensare cose decisamente non appropriate. Avevo semplicemente voglia di vederla, ecco tutto. Quando mi ritrovai davanti alla sua porta, ovviamente chiusa, cominciai a pensare a cosa gli avrei detto: "Ehi, ciao. Come va?" No, troppo naturale. "Come stai, piccola?" Troppo arrogante. "Perché non sei venuta a scuola oggi?" No, troppo invadente. Ero negato anche in quel tipo di cose, merda. Decisi di suonare al campanello e iniziai a dondolarmi sui talloni nell'attesa, fissando la grande porta di legno davanti a me. Dei passi pesanti si avvicinarono, e il mio cuore aumentò i battiti all'istante. Deglutì. Come avrebbe reagito? Sicuramente non bene nel vedermi. La porta si aprì e mi ritrovai davanti un Amber assonnata ma tremendamente adorabile. Sorrisi appena. Mi guardò per interminabili minuti, con sguardo perso.
A: Che ci fai qui? - Sussurrò. Abbassai la testa, osservando le punte delle mie scarpe.
Io: Ero... ero venuto per...
A: Per rompermi le palle? Anche a quest'ora Justin? - Sospirai.
Io: Non sono affatto venuto a romperti le palle, Amber.
A: Perché sei qui, allora? - La guardai negli occhi e capì che era stato solo un enorme sbaglio presentarmi a casa sua e per di più a quell'ora.
Io: Perché non sei venuta a scuola oggi? - Mi guardò storto.
A: Non sono di certo affari che ti riguardano.
Io: Oh avanti Amber, voglio aiutarti. - Avanzai di un passo.
A: A me non serve aiuto, tantomeno il tuo. - Strinsi le labbra in una linea dura, consapevole che questo l'avrebbe fatta arrabbiare ulteriormente - Perché sei qui, Justin? - La guardai negli occhi e capì che era arrivato il momento di dirgli la verità.
Io: I-Io... io avevo voglia di vederti e... ho pensato che... - Sospirai - Che l'unico modo per farlo era venire qui da te. Tutto qui. - Dissi facendo spallucce, con le mani nelle tasche dei pantaloni. Distolse lo sguardo dal mio, spaesata - Amber, per favore... parliamone.
A: Di cosa vuoi parlare?
Io: Di noi. - Sussurrai guardandola negli occhi.
A: Non esiste più un noi da un po' di tempo.
Io: No, non è vero! - Mi avvicinai a lei che automaticamente indietreggiò - Quel noi ancora esiste, dobbiamo solo tirarlo fuori in qualche modo. - Disapprovò con la testa.
A: Che c'è Justin? Prima mi lasci e poi quando ti accorgi che hai bisogno di me torni qui per implorarmi di tornare insieme?! Non esiste, io non sono un giocattolo. Non sono il tuo giocattolo da poter scaricare ogni volta che ne hai voglia. - Disse scandendo per bene l'aggettivo possessivo - Te l'ho ripetuto un centinaio di volte, non lo sarò mai. - La guardai amareggiato, deluso mentre il mio cuore si riempiva di tristezza - Ricorda solo una cosa... - Disse avvicinandosi di un passo - Puoi comportarti così con Corinne, o con qualunque altra troia che ti sei scopato. Ma ti impedisco di farlo con me. - La serietà nelle sue parole e attraverso i suoi occhi era estremamente evidente. Un groppo alla gola mi impedì di risponderle e rimasi immobile a fissarla - Tu non sai cosa cazzo ho passato a New York quando mi hai lasciata così, di punto in bianco. E ora non venire a dirmi che sei qui perché avevi voglia di vedermi, perché se ti aspetti un perdono da parte mia... non lo riceverai mai. - Le sue parole erano come una lama capace di trafiggerti cuore e anima allo stesso tempo. L'odio che provava verso di me era percepibile solo attraverso il suo sguardo, in grado di gelarti all'istante -
(ASCOLTATE QUESTA https://www.youtube.com/watch?v=FL0bjwez8mg)
Tu non c'eri, non c'eri! Eppure ti sentivo come si sente l'angoscia, come si sente l'abbandono. Ti sentivo nelle ossa, nel silenzio... ti sentivo solo io. Solo e sempre io, mentre tutto quando intorno mi diceva che tu non c'eri. - Lacrime colme di tristezza bagnavano le sue guance e in quel momento avrei solo voluto stringerla a me - Io avevo bisogno di vederti, di abbracciarti, di sentirti... ma tu non c'eri. - Avanzai di un passo verso di lei fino a sfiorargli un braccio - Mi chiedono ancora di te e quando sento pronunciare il tuo nome non so cosa mi succede, è come il mondo che crolla. Come un vuoto che diventa ancora più vuoto. E il bello è che me lo avevi giurato, che niente e nessuno avrebbe mai potuto dividerci. Ma allora perché lo hai fatto tu? Perché mi hai lasciata sola da un giorno all'altro senza una vera spiegazione? - I suoi occhi chiedevano risposte, le sue labbra chiedevano conferme, conferme che non sarebbero mai arrivate - Mi hai detto che non mi avresti mai fatto del male. Ma hai mentito, di nuovo! - Disse urlando e spingendomi allo stesso tempo - Tra qualche mese pentiti per avermi lasciata. Ma sappi che quelle come me amano talmente forte da non essere in grado di perdonare. - Fa per rientrare in casa ma, prima che possa farlo, la blocco con le mie parole.
Io: Io ti amo Amber e no ho mai smesso di amarti, mai. Non ho mai smesso di pensare a te, neanche per un fottuto secondo. Ho addirittura dimenticato me stesso per poter ricordare te. - Si voltò - Questo può sembrare incredibilmente stupido ma farò di tutto per farmi amare. Come non potrei amarti? Come non potrei farlo? Sei arrivata dal nulla e hai cambiato tutto in meglio, hai cambiato la mia vita in meglio. E non mi importa se sarà difficile, io ti voglio.
A: Non mi avrai mai più! - Disse urlando - Mai.più. - Iniziai a vedere con occhi diversi la persona che si presentava ai miei occhi. Con occhi che avrebbero fulminato qualcuno all'istante. - Tutte quelle parole, tutte quelle risate, tutte quelle cose fatte insieme... le hai fatte scorrere via come se fossero lacrime. La verità? Vuoi davvero saperla Justin? Mi manchi in un modo schifoso, ecco tutto. E lo sai qual è la cosa che fa più schifo? Che quel giorno, quando ho deciso di andarmene, dovevi fermarmi e dirmi di restare con te. Ma tu non lo hai fatto perché non te n'è fregato un cazzo di me. - Continuava a versare lacrime senza un contegno, senza una fine e non potevo far altro che guardarla perché non mi era nemmeno permesso di avvicinarmi - Tu non meriti le mie lacrime. - Disse asciugandosi il viso - Tu non sei rimasto, e nemmeno io lo farò. - Abbassai il capo mentre sentivo le lacrime che spingevano pronte per uscire.
Io: Ti ho lasciato credere che ti ho dimenticato per stare bene, per convincermi, per andare avanti anch'io. Ma la verità è che io non sono mai andato avanti. Ho conosciuto nuove persone, fatto nuove esperienze, ho cercato nuovi amori. Ma tu rimanevi sempre, rimani sempre. Come ci si dimentica di chi un tempo ci ha salvato? - Mi avvicinai a lei, quanto basta per ammirare ogni tratto del suo incantevole viso - è passato troppo tempo. Ne sei consapevole, o forse non ti rendi conto di cosa questo comporti, ma ti amo. E ogni volta ho paura di dirtelo perché so che non mi sentirò dire un "anch'io" e per questo sto morendo.
A: Mi ami? Bene. Mi odi? Ancora meglio. Pensi che io sia insopportabile? Nessuno ti obbliga a starmi attaccato alle calcagna. Pensi che io sia inguardabile? Non guardarmi. Non mi conosci? Non giudicarmi. Pensi di conoscermi? Tu non ne hai idea, cazzo! - Disse colpendomi il petto con l'indice - Dici di amarmi, ma tu non sai niente dell'amore. Niente. - Irrigidì la mascella, guardandola in quegli occhi diventati color ghiaccio per la rabbia - Nessuno te lo ha mai detto che amare è restare, anche quando farlo sembra una pazzia, anzi soprattutto quando farlo sembra una pazzia? - La presi per le spalle e feci affondare, automaticamente, il suo viso nel mio petto cercando di infonderle calore e protezione. Non ricambiò l'abbraccio. Si limitò a far cascare le sue braccia a peso morto lungo i fianchi e sentii di avere un corpo freddo e privo di sentimento tra le mie braccia. Non era affatto la solita Amber. A malincuore l'allontanai ed iniziai ad osservarla. Il viso pallido ma comunque bellissimo, le labbra secche e screpolate, e il piccolo naso arrossato a causa del pianto. Nel momento esatto in cui mi guardò un'ultima volta negli occhi, capì di averla persa per sempre. E non c'era niente che mi avrebbe fatto tornare indietro quell'Amber che tanto amavo.

Our love suicideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora