CAPITOLO 114. Ryan.

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IL GIORNO DOPO

Camminai lentamente lungo il marciapiede, osservando le punte delle mie converse rosse quasi consumate. Il vento soffiava leggero ma era maledettamente rilassante quel giorno ricevere un po' d'aria fresca. Le giornate sembravano migliorare e con esse anche il mio umore.

Ero diretta in un luogo che sicuramente Justin non avrebbe preferito, ma dovevo andarci a tutti i costi.

Ero diretta in un luogo che sicuramente avrebbe fatto incazzare Justin se ne fosse venuto a conoscenza.

Ero diretta in un luogo che sicuramente avrei preferito evitare anch'io, forse per imbarazzo dopo quello che era accaduto o per altro. Ma era compito mio riuscire in qualche modo ad aggiustare le cose. Dovevo farlo.

La casa di Ryan non mi era mai sembrata così tanto distante, eppure l'avevo intravista già un paio di volte durante le mie passeggiate pomeridiane all'aperto. Forse quel giorno i pensieri mi portavano su un altro mondo, impedendomi di affrettare il passo o di concentrarmi. So solo che quanto varcai il viottolo di casa sua un sospiro di sollievo fuoriuscì dalle mie labbra. Ripresi fiato poggiandomi contro il muro, prima di suonare. Ero agitata, maledettamente agitata e questa non era di certo una buona cosa. Lo avrei rivisto dopo così tanto tempo, dopo così tanti mesi senza rivolgerci nemmeno la parola. Non so se era cambiato, se era diventato più stronzo o meno. In quel momento non sapevo e non volevo sapere nulla.

Il familiare rumore della suole delle ciabatte mi arrivò dritto alle orecchie. Sentì il cuore accelerare i battiti, impaziente di entrare e di parlare con lui. La serratura scattò, e la porta si aprì. Un Ryan bello, con un espressione rilassata e con un meraviglioso sorriso apparve davanti ai miei occhi. Rimasi sorpresa nel vederlo così in forma, e lui lo notò. Il sorriso che dominava sul suo volto lasciò spazio ad un espressione confusa e incredula. Non ci vedevamo da mesi ed ora eccoci di nuovo qui, l'uno di fronte all'altra nella speranza che qualcuno facesse il primo passo. Non aveva un filo di barba, la pelle era maledettamente liscia come quella di un bambino. Gli occhi chiari assunsero un altro colore quando incontrarono i miei e il tremolio nelle ossa cessò.

R: Amber? - Parlò improvvisamente.

Io: Ryan. - Risposi quasi sull'orlo di sorridere. Mi precedette immediatamente, stringendomi in un caldo abbraccio. Rimasi spiazzata dal suo gesto ma ricambiai poco dopo, sorridendo tra l'incavo della sua spalla.

R: Mio Dio, da quanto tempo! - Disse aumentando la stretta.

Io: Già. - Risposi staccandomi.

R: Cavolo, fatti vedere. - Indietreggiò di un passo, osservandomi da capo a piedi - Ora capisco perché Justin ti ha scelto. - Abbassai lo sguardo imbarazzata, mentre il ricordo di quell'orribile episodio tornò ad affiorare la mia mente. Mi irrigidì di scatto e lui ne se accorse - Ho detto qualcosa che non va? - Disapprovai con la testa - Ti prego, permettimi di farti accomodare in casa mia. - Gli sorrisi, annuendo. Ricambiò il sorriso, facendomi accomodare. Mi guardai intorno, osservando ogni particolare. La casa era davvero molto bella e per un ragazzo come lui anche molto ordinata - Ti stupirai dell'ordine, lo so, ma ci ha pensato Rose se ti stai ponendo qualche domanda. - Disse rispondendo al mio pensiero. Mi afferrò per una mano, conducendomi nel grande salone. Le pareti di colore giallo facevano pendant con i cuscini posti in modo ordinato sul divano e sulle due poltrone. Le tende dorate e ricamate lasciavano filtrare raggi del sole e il grande lampadario di cristallo brillava come la luna.

Io: Hai una casa davvero molto bella. - Dissi confessando.

R: Ti ringrazio. - Rispose sorridendomi. Mi sedetti al suo fianco sul divano, guardandolo negli occhi.

Io: Chi è Rose?

R: Oh, bhè ecco lei è la mia domestica.

Io: Hai una domestica? - Chiesi curiosa. Annuì.

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