Capitolo 44. Non lasciarmi

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PARTE JUSTIN
TRE GIORNI DOPO
Andare avanti senza la presenza di Amber al mio fianco equivaleva alla mia rovina. Era passata una settimana, e ora ne mancava solo un altra da trascorrere senza di lei. Ce l'avrei mai fatta? Sarei riuscito in questa impossibile pazzia? Mi sdraiai sul letto, osservando il soffitto sopra di me. Afferrai il pacco delle sigarette estraendone una e portandola lentamente alla bocca. Aspirai una grande quantità di fumo, rilassandomi nel più completo silenzio. Non sentivo Amber da tre gironi ormai e la cosa mi preoccupava molto. Aspettavo di ricevere una sua chiamata ma non era ancora accaduto. "TU NON POTEVI FARLO JUSTIN?" Aveva ragione, la mia pallosa coscienza aveva sempre ragione. Afferrai il telefono, situato sul comodino e composi velocemente il suo numero. Attesi in linea per svariati minuti ma decisi di riattaccare notando che aveva il telefono spento. Sospirai, abbassando il capo. Non avevo idea di come stava, di cosa stesse facendo, e questa routine andava avanti da tre maledetti giorni, ormai. Mi sentì una tale nullità non avendolo fatto prima e capì, solo in quel momento, che la stavo lentamente trascurando. Mi misi seduto, passandomi una mano tra i capelli. Che stava succedendo? Perché nemmeno lei aveva provato a chiamarmi minimamente? Possibile che non ci avesse pensato anche solo per un secondo? Migliaia di domande ronzavano nella mia mente conducendomi a pensare ad un probabile allontanamento tra di noi. Ah, ma che cazzo mi inventavo? Niente di tutto questo era possibile. Decisi di dimenticare tutto l'accaduto e, scendendo le scale, uscì per fare due passi. Il vento soffiava forte, facendomi rabbrividire. Dicembre era iniziato, ormai, e con esso anche qualche nevicata di tanto in tanto. Il periodo natalizio si avvicinava e per le strada si iniziava a percepire un inviante odore di pandori appena sfornati. Varcai il cancello del parco della zona, sedendomi su una panchina situata sotto un grande albero. L'aria era fresca, il cielo era coperto da un manto bianco e il paesaggio era circondato ancora dalla poca neve rimasta. Mi guardai intorno, non c'era anima viva in questo parco. Mi strinsi nel cappotto, sfregando le mani tra di esse, emanando un po' di calore con la bocca. Avrei dovuto iniziare ad indossare dei guanti o avrei finito per spaccarmi le mani a causa del freddo. Il suono del mio telefono mi fece distrarre dai miei pensieri. Lo afferrai, accettando la chiamata senza vedere chi fosse.
*-Justin, sono io. - Quella voce, quella meravigliosa voce. Mi raddrizzai di scatto, mentre le parole venivano a mancarmi.
Io: Amber! - Dissi sorpreso - Dio santo Amber, ma che fine hai fatto?
A: Perdonami se non ho avuto il tempo di chiamarti.
Io: Mi sono preoccupato tantissimo.
A: Lo so, scusami ancora. Come stai?
Io: Benissimo, e tu?
A: Non c'è male. Che si dice a Los Angeles?
Io: Fa molto freddo qui.
A: Davvero?
Io: Già, sembra assurdo. Qualche giorno fa ha iniziato a nevicare.
A: Wow, qui ancora nulla invece. - Sorrido. Sapevo che stava storcendo le labbra in segno di disapprovazione. Adoravo quando lo faceva.
Io: Quando torneai allora?
A: Ehm... tra una settimana, credo. - Credi? Come credi?
Io: O-Ok. - Abbassai lo sguardo sulle mie supra.
A: Dove sei ora?
Io: Al parco. - Risposi velocemente.
A: Ehi... cos'hai?
Io: Nulla, tranquilla.
A: Oh avanti Justin, che succede? - Disse ridendo appena.
Io: Amber, non ho assolutamente niente. Chiaro? - Non la sentì parlare per qualche minuto che a me sembrarono un eternità.
A: Sei di cattivo umore oggi?
Io: No. - Risposi freddo.
A: V-Va bene.
Io: Devo andare. - Dissi piano. - Ci risentiamo. Cia...
A: Non mi senti da tre gironi e la prima cosa che fai è pisciarmi in questo modo? - Disse interrompendomi prima di concludere la frase. Deglutì.
Io: Devo andare.
A: Non è vero, vuoi solo liberarti di me. Non è così?
Io: No Amber, ma devo tornare a casa.
A: Bugiardo. - Rispose seria. Sospirai.
Io: Non darmi del bugiardo, non lo accetto.
A: Non lo accetti Justin, oh ma davvero? E io cosa dovrei fare allora, eh? Aspettare che ti passi l'incazzatura? - Strinsi la bocca in una linea dura.
Io: Non voglio litigare.
A: Sei stato tu ad iniziare trattandomi in quel modo.
Io: Stiamo facendo come i bambini Amber, mmh? Hai iniziato tu e per tanto ho il diritto di continuare?! Vuoi fare così?
A: Sei tu il bambino qui. - Alzai un sopracciglio.
Io: Io? Io? Questa è bella. - Dissi sorridendo tra il forzato e il divertito.
A: Non sono stata io a cambiare umore da un momento all'altro. - Sospirai rumorosamente - Non sospirare quando ti parlo! - Disse con tono alto e duro.
Io: E tu evita di urlare, ci sento benissimo! - La sua voce scomparse nel nulla. Riuscì solo a percepire il suo respiro pesante dall'altro capo del telefono - Che cazzo stiamo facendo? - Parlai all'improvviso.
A: Non lo so...
Io: Perdonami, ti prego. Non voglio litigare per una cazzata simile.
A: D-D'accordo. - Era distaccata, tanto, forse troppo e la causa era solo il mio stupido comportamento.
Io: Cosa voleva dire quel "credo di tornare tra una settimana"? - Mi torturai le mani dal nervoso.
A: Che non ne sono convinta Justin. - Corrugai la fronte.
Io: I-In che senso?
A: Nel senso che penso di restare ancora per po'. - Il mondo mi cadde improvvisamente addosso a quelle parole.
Io: C-Come cazzo sarebbe a dire?
A: Non so quando tornare Justin, ti è chiaro ora? - Guardai un punto fisso davanti a me, respirando con affanno.
Io: Hai conosciuto un altro Amber? Dimmi la verità.
A: Ma cosa stai dicendo?
Io: E allora per quale dannato motivo vuoi prolungare la tua assenza? - Sospirò.
A: V-Voglio... voglio restare per mio cugino. - Corrugai nuovamente la fronte.
Io: Per tuo cugino?
A: Ha bisogno di me...
Io: Ma... come...
A: Due giorni fa... è caduto dalla motocicletta. Nulla di grave, ma si è rotto un braccio. - Ora era tutto più chiaro.
Io: Dimmi per quanto vuoi ancora trattenerti.
A: Non ne ho idea.
Io: Non ne hai idea?
A: è così Justin, non farmi troppe domande... ti prego. - Mi alzai dalla panchina.
Io: Hai anche il coraggio di dirmi di non farti troppe domande, Amber? - Dissi con tono alto - Non ci sentiamo da tre giorni e di punto in bianco te ne esci dicendomi che hai intenzione di restare ancora solo perché tuo cugino ha bisogno di te? Potevi davvero trovare una scusa migliore.
A: Pensi davvero che sia una scusa? Pensi davvero che non abbia fatto quell'incidente? Non ti mentirei mai, Justin. Si, ha bisogno di me. Non posso tornare così presto sapendo che nessuno potrà prendersi cura di lui 24 ore su 24. - Spalancai la bocca, trovando ridicole le sue parole.
Io: Così presto? Così presto? È da una dannata settimana che sei via, starai li ancora per un altra e tu hai il coraggio di dirmi che non vuoi andartene così presto? Spero che non dirai sul serio Amber, perché è davvero uno scherzo di pessimo gusto.
A: Justin... non mi aiuti affatto.
Io: Perché tu si, invece? Stai complicando le cose e non riesci a capirlo.
A: Non sto complicando proprio niente, non inventarti scemenze. Sei tu che lo stai facendo. - Strinsi i pugni.
Io: Non mi sto inventando nessuna scemenza Amber, non lo sto davvero facendo. Non so perché lo stai facendo, non so se ti stai comportando così per farmi soffrire. Ma non mi piace affatto il tuo modo di fare.
A: Non voglio farti soffrire Justin.
Io: Ma ci stai riuscendo! - Dissi urlando. Il mio diaframma si alzava e si abbassava irregolarmente - Non te ne rendi conto, davvero. Sei troppo orgogliosa per farlo. Non riesci a capire che mi manchi come l'aria e dicendomi che non vuoi tornare non mi stai facendo di certo del bene. - Un groppo alla gola mi impedì di continuare - P-Perché Amber? Perché non vuoi tornare da me?
A: Io voglio farlo Justin ma non voglio nemmeno lasciare solo Christian. Prova a metterti nei miei panni...
Io: Lo sto facendo. - Dissi interrompendola - E io non lo avrei mai fatto. - La sentì sospirare - Sto impazzendo senza di te e non voglio davvero perderti. Mi manchi ogni giorno di più e continuare ad andare avanti, per non so quanto tempo, senza la tua presenza accanto... mi...m-mi... - Le parole mi muoiono in gola - Io ti amo, e non ce la faccio più con questa tortura. Ho bisogno di sentire la tua voce augurarmi "Buongiorno" tutto le mattine, ho bisogno di ascoltare la tua voce ripetermi quanto mi ami, ho bisogno di averne la conferma giorno dopo giorno. Ho bisogno di sentire le tue mani accarezzarmi come solo tu sai fare, ho bisogno delle tue parole sussurrate all'orecchio come se fosse estate. Ho bisogno di baciarti fino alla morte, ho bisogno di stringerti a me e farti capire che sarai sempre quell'eccezione, che sarai sempre quello strappo alla regola, che sarai sempre l'unica tra tutte. Ho bisogno di ripeterti che sei più bella di tutto questo, che sei più bella del mondo intero, che sei più bella di una stella. - Guardai un punto fisso davanti a me - Ho bisogno di ripeterti fino allo sfinimento che ti amo perché niente conta più di questo. Ma devi lasciamelo fare Amber, devi permettermi di farlo perché solo così potrò stare davvero bene. Solo avendoti al mio fianco. - Sussurrai. La sentì singhiozzare, e non era di certo un buon segno.
A: Ti amo anch'io Justin è solo che...
Io: Ho capito, va bene così. Rimani pure li dove sei. Non mi interessa. - Pronunciai tali parole con un velo di disprezzo mai provato fin'ora.
A: Sei un egoista! Cazzo, mio cugino ha avuto un incidente e tu mi dici che la mia è solo una stupida scusa? Sei un tale coglione Justin, dico davvero. Non ti mentirei mai su una cosa così delicata ma sei così ottuso da non capire che sto dicendo solo la verità. - Forse aveva ragione, forse lo ero davvero. "Egoista."
Io: Resta pure lì, fai come vuoi. Ma sappi una cosa: quando tornerai non sarà mai più niente come prima.
A: C-Che vuoi dire? Mi stai dicendo che...
Io: Non sarò qui ad aspettarti Amber, ti sto dicendo questo. - La sentì deglutire.
A: N-Non puoi abbandonarmi Justin, i-io ho bisogno di te. - Disse singhiozzando.
Io: Non è vero, saresti già tornata altrimenti. Sono io che sto soffrendo come un cane senza di te.
A: Pensi davvero che non lo stia facendo anch'io?
Io: Non mi interessa, te l'ho detto. - Un suo ultimo singhiozzo spezzò il silenzio creato, fratturando il mio cuore in mille, piccoli pezzi.
A: Ti prego, n-non lasciarmi. - Piangeva, continuava a piangere facendomi morire sia dentro che fuori.
Io: Tu lo hai già fatto da troppo tempo, ormai.
A: No! Non è affatto vero Justin, devi credermi... ti prego! - Abbassai il capo mentre una lacrima cade a terra.
Io: Forse è il caso di prenderci una pausa. Forse è il caso che rifletta su alcune cose. Forse, è meglio così Amber.
A: J-Justin...
Io: Perdonami... - Dissi ponendo fine alla chiamata. Avevo commesso l'errore più grande della mia vita. Non credevo mai di compiere un tale gesto prima di allora ma lo avevo fatto davvero. E niente, niente avrebbe potuto rimediare a questo. Continuavo a piangere come un coglione, senza riuscire a smettere. Ringraziai mentalmente Dio di essere da solo in quel triste parco, chiunque sarebbe passato mi avrebbe sicuramente scambiato per un pazzo depresso. Ma lo stavo diventando davvero, lentamente.

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HEY(: scusate la lunga attesa ma ho avuto qualche problema con internet 🙈 scusate davvero

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