CAPITOLO 93. Darei la mia vita per te.

1.3K 86 4
                                    

PARTE MIA

"Patrick è tornato."
"Patrick è tornato."
"Patrick è tornato."
Quella maledetta frase risuonava nella mia testa come un eco. Fissavo il pavimento sotto ai miei piedi, stringendo i pugni sui pantaloni. Non era vero. Non poteva essere vero. Giusto? Ingoiai a stento la saliva, mentre sentivo gli occhi pizzicarmi. Cosa avrei fatto ora? Dove sarei andata? Dovevo davvero scappare lontano da qui? Una lacrima cadde a terra, e un'altra la seguì senza indugiare. Justin continuava a ripetere il mio nome, ma non riuscivo a muovermi. Non riuscivo proprio ad agire. Non ce l'avrei fatta ora, non sarei riuscita a fare più nulla ora. Il pensiero di poterlo incontrare ovunque mi mise i brividi e afferrai, di colpo, la mano di Justin.
J: Amber, guardami per favore. - La sua voce preoccupata mi arrivò dritta alle orecchie. Voltai lentamente il volto, incontrando i suoi occhi color ambra.
Io: Lui mi troverà. - Non rispose, non distolse gli occhi dai miei, non voleva farlo infondo.
J: Non lo farà mai. Io ti proteggerò. - Disse accarezzandomi una guancia - Non permetterò a nessuno di farti del male, te lo prometto. - Il suo sguardo era preoccupato, il suo sguardo era spento, il suo sguardo era colmo i rabbia. Ma i suoi occhi, quegli occhi riuscivano a trasmettermi serenità, fiducia, riuscivano a far allontanante la paura che mi divorava... riuscivano a trasmettere protezione, una protezione incondizionata che solo lui provava verso di me.
Io: Non dovresti farlo. Tu non dovresti rischiare la tua vita per me. - Dissi quasi sull'orlo di piangere.
J: Perché? - Rispose con voce affranta.
Io: Perchè io non sono nessuno.
J: Ma sei tutto per me. - Le sue mani si intrecciarono con le mie e, a quel contatto, piansi fuoco. Mi strinse contro il suo petto, e mi sentì rinascere. Avrebbe davvero rischiato la sua vita, per me. Avrebbe davvero dato qualsiasi cosa, per me. Avrebbe davvero fatto di tutto, solo per me - Non piangere. - Mi sussurrò ad un orecchio.
Io: Non lasciarmi.
J: Non lo farò mai.
Io: Davvero?
J: Te lo giuro. Darei la mia vita per te.
Io: Anche ora? - Dissi smettendo di piangere.
J: Soprattutto ora, Amber. - Lo strinsi maggiormente, mentre un innocente sorriso apparve sul mio volto - C'è un'altra cosa che devi sapere. - Mi staccai lentamente, tornando a guardarlo negli occhi - Te la ricordi Corinne? - Corinne... come potevo dimenticarla? Era stato grazie a lei se la mia vita in quella dannata scuola proseguiva nel più completo schifo. Annuì - Patrick e Corinne si sono conosciuti qualche settimana fa. Lei non sapeva chi era quel pazzo, così ha iniziato a frequentando. - Lo ascoltavo con attenzione e chiunque avrebbe potuto intuire dove sarebbe arrivato - Lei è qui, Amber. È di sopra. - Sbiancai di colpo, sgranando gli occhi.
Io: Cosa? - Dissi basita.
J: Quel bastardo sa dove abita, la ucciderà Amber. Non posso davvero permettergli una cosa simile. - Mi alzai dal mio posto, avvicinandomi al grande camino. Ma perché cazzo l'ha fatta venire?
Io: Perché l'hai fatta venire qui?
J: Per proteggerla. - Deglutì pesantemente, mentre un briciolo di rabbia iniziava a divorarmi.
Io: Mi stai dicendo che resterà a vivere qui? - Dissi alzando il tono della voce.
J: Per il momento, si. - Non potevo crederci, non potevo davvero crederci. Ero senza parole. Le aveva permesso di mettere piede in casa sua dopo tutto quello che ci aveva fatto - Pensa alle conseguenze, Amber. - Disse avvicinandosi - Pensa a cosa potrebbe accadere se Patrick vi trovi. Non voglio che vi accada nulla. - Voleva proteggerla, e questo era evidente. Mandai a fanculo la gelosia che mi stava divorando ed iniziai a ragionare seriamente. Aveva ragione. Patrick avrebbe potuto trovarla, trovarmi e poi sarebbe stata davvero la fine. Doveva proteggere entrambe, ma non ce l'avrebbe mai fatta.
Io: Sa tutto? - Domandai.
J: Ogni cosa. - Ripose fissando i miei occhi.
Io: Anche di me? - Annuì. Distolsi lo sguardo dal suo, fissando le scale che conducevano al piano superiore - E se la troverà? - Dissi incrociando le braccia.
J: Non lo so. Ma non le farà del male. Come non lo farà a te. - Ma era davvero indispensabile tenerla qui?
Io: Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Ti rendi conto che vuoi salvare la vita di due persone, Justin? Come pensi di riuscirci? - Non lo sapeva neppure lui, infondo. Avrebbe potuto proteggere solo una di noi due, la verità era questa.
J: Io ci proverò.
Io: Ma così metterai a rischio anche la tua di vita! - Non riusciva a capire. Proteggere entrambe equivaleva alla sua rovina - Non voglio perderti. - Dissi con la voce affranta.
J: Neppure io. - Le sue braccia mi circondarono il corpo. Poggiai la testa sul suo petto, stringendo tra le mani la sua maglietta - Sai che significhi per me? - Mormorò - Se dovesse succederti qualcosa per causa mia... - La voce venne a mancargli. La sua paura era evidente. Ma non paura per affrontare quel pazzo, ma paura di perdermi. Lo guardai negli occhi, ed inizia ad accarezzargli il volto. I suoi occhi lucidi riuscivano a trasmettermi un'infinità di cose in quel momento. Eravamo vicini, ma non abbastanza per sfiorarci davvero. Questo avrebbe solo portato dolore e paura nella nostra vita. Io avevo paura di perderlo. Lui aveva paura di perdermi. Entrambi avevamo paura di perderci, per sempre - Ma tutto passa, e passerà anche questo.
Io: E tu? Tu passi? - Si avvicinò al mio volto, accarezzandomi i capelli.
J: No, io resto. - Ruppe la distanza che ci separava, unendo le sue labbra con le mie. Lo strinsi a me, avevo davvero bisogno di quel bacio. Tutta la tensione, il dolore, la paura, l'angoscia si riversò il quel dannato bacio. La sua lingua mi divorava insaziabile, togliendomi il respiro, mandandomi in tilt, procurandomi un'infinità di brividi. Afferrò il mio viso tra le mani, baciandomi con una forza che nemmeno credevo possedesse - Sono qui, al tuo fianco. - Disse guardandomi a fondo negli occhi - Questo è il mio posto, con te e non ti abbandonerò mai. Può succedere l'impossibile, ma io sarò sempre con te.
C: Non voglio creare problemi. - Disse Corinne indietreggiando di un passo. Finita la nostra conversazione, Justin aveva insistito affinché scambiassi qualche parola con Corinne cosa che a me, in tutta sincerità, non andava per nulla.
Io: Non crei nessun problema, puoi restare. - Mi guardò incredula.
C: D-Davvero? Cioè, non ti da...
Io: Non sono come te. - Dissi interrompendola - Nonostante tutto il male che mi hai fatto, vedere qualcuno morire è davvero l'ultima cosa che voglio. Anche se quella persona sei tu. - Abbassò lo sguardo, annuendo - Ma ti avverto Corinne: se tutto questo è solo un pretesto per avvicinarti di nuovo a Justin te lo dico subito, sei sulla cattiva strada.
C: Non lo è, ho davvero incontrato Patrick.
Io: Voglio credere che sia così. - Dissi seria - Puoi andare.
C: Grazie. - Sussurrò timidamente.
Io: Non farlo. - Varcò la soglia della cucina e la sentì salire le scale. Sospirai, poggiandomi con la schiena contro la parete. La gelosia era davvero l'ultimo dei miei problemi ora. Quando alzai lo sguardo, notai Justin osservarmi poggiato, a braccia conserte, contro la porta della cucina.
J: Bhè? Che ti ha detto?
Io: Oh smettila, so che stavi ascoltando tutto. - Sorrise, abbassando il capo. Lo vidi avvicinarsi, per poi avvolgere le braccia intorno alla mia vita.
J: Ti fidi di lei?
Io: No. - Risposi in tutta sincerità.
J: Nemmeno io. Però non voglio che gli accada nulla, è pur sempre una mia amica no? - Annuì.
Io: Non mi piace il fatto che vai in giro a petto nudo.
J: Sono in casa mia, Amber. - Disse sghignazzando.
Io: Ma non sei solo. - Il sorriso che comparì sul suo volto era un misto tra il malizioso e il divertito.
J: Sei per caso gelosa? - Tornai improvvisamente seria e abbassai lo sguardo.
Io: Io? Ma figurati. - Dissi incrociando le braccia.
J: Davvero? - Ok, mi stava stuzzicando e mi stava davvero facendo innervosire.
Io: Davvero. Non sono gelosa. Ma se una cosa mi appartiene, è mia. - Sorrise a trentadue denti, prima di stamparmi un leggero bacio sulle labbra.
J: Sono tuo.
Io: Lo sei sempre stato. - Dissi baciandogli lentamente il collo. Lo sentì rilassarsi del tutto quando le mie labbra presero a lambire la sua pelle di piccoli e ripetuti baci.
J: Lo hai detto anche tu, non siamo soli. - Mugulai contrariata, facendolo indietreggiare vero il tavolo della cucina - Amber, avanti. - Disse accarezzandomi un fianco, come se potesse servire a qualcosa - Smettila... - Non intendevo ascoltarlo. Continuavo a baciare la sua pelle, dal collo alla mascella e poi di nuovo giù.
Io: Non voglio. - Risposi staccandomi di poco.
J: Sai che non ti conviene provocarmi. - Sorrisi sulla sua pelle. Perché non continuare a farlo?
Io: Altrimenti? - Poggiai entrambe le mani sulle sue spalle, facendo scontrare perfettamente il mio petto contro il suo, ancora nudo.
J: Prova ad immaginare. - Rispose sospirando. Gli morsi la pelle come segno di protesta, facendolo sedere sul tavolo in modo da arrivare alla sua altezza - Ehi... - Afferrò il mio volto tra le mani, ponendo fine a quella tortura - Che ti prende? - Sorrise.
Io: Non lo so, ho solo voglia di te.


Our love suicideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora