CAPITOLO 86. Tornerò.

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PARTE MIA

Era strano. Improvvisamente non ero cosciente di cosa avevo intorno. Mi trovavo in una stanza, una stanza interamente bianca. Continuavo a guardarmi intorno senza sosta, sperando di notare qualcosa a me familiare. Iniziai a camminare, ma sembrava che più mi muovevo più il mio corpo rimaneva immobile. Era tutto maledettamente uguale. Era tutto maledettamente bianco. Mi sedetti a terra, ritirando le gambe al petto.
Io: E ora? Cosa faccio? - Continuavo a ripetermi. Tutto quel bianco mi metteva i brividi, e non trovare nessuna via d'uscita fece crescere in me una grande ansia.
-Piccola mia. - Una voce arrivò dritta alle mie orecchie. Mi guardai intorno. Le mie mani iniziarono a sudare, il mio cuore accelerò i battiti, diventando sempre più irregolare come il mio respiro. Mi alzai da terra guardandomi intorno, ma non c'era assolutamente nessuno.
-Ma come? Non mi riconosci? - Stavo per caso impazzendo? Portai le mani tra i capelli, agitandomi come non avevo mai fatto.
Io: Chi sei? - Urlai - Fatti vedere! - Ma niente. Ai miei occhi appariva solo una grande distesa di bianco.
-Chi sono? Non dirmi che ti sei dimenticata di me. - Sgranai gli occhi, rimanendo immobile nel bel mezzo della stanza.
Io: Papà?
-Si tesoro mio, sono io. - Il cuore galoppò all'impazzata quando una figura maschile apparve proprio davanti ai miei occhi. Portai le mani davanti alla bocca, mentre mi avvicinavo con passo lento verso quella splendida figura che mi tendeva la mano.
Io: Papà! - Ripetei abbracciandolo più che potevo. Le lacrime inondarono il mio viso senza preavviso, e iniziai a tremare.
-Non piangere tesoro, io sono qui. - Ripetè contro il mio orecchio.
Io: No, non è vero. Te ne andrai di nuovo, lo so. - Commentai in preda alle lacrime.
-Amber... - Disse afferrando il mio viso tra le mani - Io non ti ho mai abbandonato. - E iniziai ad osservare quella figura che si presentava ai miei occhi: i capelli castani e brizzolati erano rimasti uguali a come me li ricordavo. La poca barba ricopriva alcuni tratti del suo viso. Gli occhi azzurri fissavano i miei e riuscì a specchiarmici completamente al loro interno. Le sue grandi mani accarezzavano le mie guance bagnate e le strinsi alle mie, per paura che potesse scomparire di nuovo.
Io: Mi manchi tanto papà. - Dissi senza smettere di piangere - Mi mancano le tue carezze, i tuoi abbracci, i tuoi baci, mi manca fare tutto con te papà. Ma perché mi hai lasciato? Perché non sei più tornato quella sera?
-Oh tesoro mio. - Disse abbracciandomi di nuovo - Sono stato uno sciocco. Ti prego di perdonarmi e di credermi Amber, non avrei mai voluto lasciare te e la mamma. - Pensai subito a lei e alle sue parole. Mi irrigidì di colpo, e mio padre se ne accorse.
Io: La mamma sta più che bene.
-Lo so. - Disse precedendomi - So tutto.
Io: Ma... come?
-Posso vedervi. - Corrugai la forte - So che tua madre aspetta un bambino da Paul, so tutto tesoro. E so anche che non hai ancora accettato questa cosa, ma dovrai iniziare a farlo. - Abbassai il capo, singhiozzando.
Io: Ho solo bisogno di te nella mia vita, ho solo bisogno della tua presenza al mio fianco che sappia prendersi cura di me.
-Sono sicuro che Justin sia la persona adatta per prendere il mio posto. - Sbiancai di colpo, deglutendo.
Io: C-Chi?
-Justin, il tuo ragazzo. - Disse sorridendomi - Ho imparato a conoscerlo in tutto questo tempo standoti accanto, ho imparato tutto di lui.
Io: T-Tutto? - Domandai con un velo di preoccupazione nella voce.
-Tutto. Ti chiedo solo di stare attenta. So che ti ama veramente ma voglio che non ti accada nulla. - Altre lacrime si ripresentarono sul mio volto, e lo abbracciai ancora - Bambina mia, stai crescendo e stai diventando una donna meravigliosa. - Mi strinsi a lui, con tutta la forza che possedevo.
Io: Oh papà, mi manchi così tanto.
-Lo so. - Mi accarezzò i capelli - Vorrei tanto conoscere Justin. - Disse di punto in bianco. Sorrisi.
Io: Sono sicura che anche lui sarebbe stato felice di conoscerti.
-Ti ama, e si vede. Vi amate, mi sembra di rivivere la mia giovinezza. - Sorrisi ancora con le lacrime agli occhi. Era bello rivederlo, era bello risentire il suo calore. Mi sentivo così bene tra le sue braccia. Dopo undici anni dalla sua scomparsa, rivederlo era stato terribilmente bello. Lui era lì, maledizione, davanti ai miei occhi che mi accarezzava e mi teneva stretta a se. Eravamo solo noi, nient'altro, mentre il silenzio ci circondava. Due corpi, due anime, tanto vicine quanto lontane. Noi, da soli, nel nulla. Io e mio padre: la mia roccia, il mio sostegno, quella stessa persona che mi ha amato davvero come una figlia, anche se per poco. Io: Papà?
-Mmh?- Mugolò.
Io: Com'è possibile che sai tutte queste cose della mia vita?
-Perché io sono nel tuo cuore piccola mia, sono dentro di te. - Lo strinsi ancora più forte, respirando il suo buonissimo profumo alla vaniglia che tanto amavo. Mi stampò un bacio sulla forte, staccandosi. Iniziai a sentire improvvisamente un gran freddo, a causa di quel contatto appena terminato - Tesoro mio, devo andare ora.
Io: No, no, ti prego no, non di nuovo papà! - Dissi afferrando le sue mani.
-Tornerò.
Io: Quando?
-Ogni volta che avrai bisogno di me.
Io: Ho sempre bisogno di te, papà. - Dissi asciugandomi il volto con il dorso della maglietta.
-Lo so, tesoro mio. Ma cercami quando vorrai sfogarti, cercami quando avrai voglia di un abbraccio, cercami quando avrai il bisogno di vedermi.
Io: Resta con me, papà. - Lo implorai mentre altre lacrime scesero prepotenti.
-Non posso tesoro mio, malgrado lo desideri con tutto il cuore. - Un ultimo abbraccio ci avvolse, ultime lacrime rigarono il mio volto, ultimi ricordi affiorarono la mia mente.
-Tornerò presto. - Disse staccandosi e sorridendomi come non mai. Ricambiai un pò incerta, mentre le nostre mani si staccarono lentamente.
Io: Papà...
-Ricorda che ti voglio bene, piccola mia.
Io: Papà, no...
-Tornerò, te lo prometto.
Io: Papà! - Urlai rincorrendolo. Ma era sparito nel nulla, per sempre. Ero sola. Le lacrime di nuovo scivolarono lungo le mie guance, ormai rosse. Mi accasciai a terra, iniziando a piangere più forte. Mi aveva lasciata sola, ancora.

Io: Papà! - Dissi urlando e aprendo di scatto gli occhi. Mi guardai intorno e, cercando un pò più di calore, sfregai le mani contro le braccia.
J: Amber... - Mi voltai, trovandomi il volto di Justin a un centimetro di distanza dal mio - Dio Amber, cos'hai? - La sua mano accarezzava il mio viso, asciugandomi la fronte sudata - Amber... - Mi persi nei suoi occhi, mentre il labbro inferiore iniziò a tremarmi - Mi abbracciò di colpo, senza preavviso. Stretta tra le sue braccia, stretta nel suo cuore mi sentì rinascere e chiusi istintivamente gli occhi, iniziando a piangere. Era stato solo un sogno. Era stato solo frutto della mia fottuta immaginazione. Era stato solo uno sbaglio. Non era possibile, eppure sembrava tutto così reale. Strinsi tra le mani la maglietta di Justin, mentre le sue braccia si avvolsero intorno al mio corpo ancora più forte. I miei singhiozzi riempivano lo spazio circostante, e piansi fuoco. Le sue mani afferrarono il mio viso, asciugandomi le guance - Amber, cos'hai sognato?
Io: J-Justin... - Dissi tremando. Abbassai il capo, dannate lacrime - Era lui, Justin. I-io l'ho sognato. - Dissi con la voce smorzata.
J: Chi? Chi hai sognato?
Io: Mio padre. - Incontrai il suo sguardo.
J: Tuo padre? - Annuì, tornando ad abbracciarlo - Cos'hai sognato? - Disse accarezzandomi la schiena. Mi feci coraggio, e iniziai a raccontargli tutto. Mi fidavo ciecamente di lui, era la persona che più mi capiva. E sapevo che lo avrebbe fatto anche questa volta. Ascoltò ogni mia singola parola, senza interrompermi minimamente, senza smettere di accarezzarmi il capo. La sua maglietta era uno straccio a causa delle mie lacrime che avevano bagnato gran parte della stoffa. Ma non era importante per lui - Non so cosa si prova a perdere un genitore, lo dico con tutta sincerità Amber. Ma di una cosa ne sono sicuro: tu sei una persona estremamente forte. Per aver perso un padre ha soli sette anni, ed essere andata avanti sempre con il sorriso sulle labbra, sei davvero una forza della natura amore mio. - Disse accarezzandomi un braccio - Soprattutto adesso, che stai passando un periodo che non è di certo uno dei migliori. Ma sappi una cosa Amber: tuo padre, da lassù, ti sta guardando e sono sicuro che sarebbe fiero della splendida donna che stai diventando. - Lo guardai negli occhi.
Io: Come fai a saperlo?
J: Sei una ragazza meravigliosa, chiunque sarebbe fiero di avere una figlia come te. - Gli sorrisi, e le lacrime ricominciarono a scendere. Mi tirò a se, stringendomi talmente forte da farmi mancare il respiro. Continue lacrime amare rigavano le mie gote. Le sue braccia circondavano il mio corpo, la sua voce mi pregava di non piangere. Avvolsi le braccia intorno al suo collo, avvicinandomi ancora di più a lui. Era la mia unica cura, era il mio unico sfogo. Come avrei potuto vivere senza di lui? Era lui che riusciva a tirarmi su il morale quando stavo giù, era lui che riusciva a farmi tornare il sorriso, era lui che mi amava per come ero, per quella che ero sotto i miei infiniti difetti. Era lui, solo lui, Justin.
Io: Mi ha lasciata sola, sola... - Ripetei affranta.
J: Non ti ha abbandonata piccola mia, tuo padre sarà sempre con te. Ma non sei sola. - Mi accarezzò il viso - Lui ti ama, e lo sai. Non è accanto a te fisicamente ma il suo spirito sarà sempre al tuo fianco. Forse gli altri non lo vedranno ma tu si, e conta la tua di opinione non quella della gente. - Disse baciandomi una guancia. Spinsi il mio viso nell'incavo del suo collo, abbandonandomi alle ultime lacrime. Le sue braccia mi cullavano, la sua voce mi ripeteva che sarebbe sempre andato tutto bene e, per tanto, pronunciai un debole "grazie" al ragazzo col sorriso perfetto - Non ringraziarmi, per me sei importante Amber. E la tua felicità è l'unica cosa che conta. - Ero importante. Per lui ero importante. Sorrisi istintivamente, respirando il suo buonissimo profumo che mi circondava.
Io: Ti amo. - Gli sussurrai ancora.
J: Ti amo anch'io. - Sussurrò a sua volta.


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