CAPITOLO 61. Mia madre è incinta.

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Ero in stato di shock. Mia madre aspettava un figlio da Paul e si stupiva che non l'avessi presa bene. Cosa pretendeva da me? Le braccia al collo? Che urlavo per casa l'arrivo di un moccioso? Bel regalo di Natale! Se voleva farmi una sorpresa c'era riuscita perfettamente. Proprio adesso che mi stavo lentamente riprendendo dalla rottura tra me e Justin ci pensava lei a spezzarmi il cuore sostituendomi. E, tutto questo, mi fece ricordare i numerosi pomeriggi che passava a casa di Paul. Il pensiero mi fece salire il volta stomaco, tanto da farmi quasi vomitare all'istante. Da sempre, io e mia madre eravamo una cosa sola, una sintonia totale, un bisogno insostituibile l'una dell'altra. Col tempo avevo imparato a dividerla con Paul, sebbene con una certa diffidenza iniziale. E adesso che avevo accettato la cosa, dovevo di nuovo riadattarmi a una nuova e definitiva realtà per far piacere qualcun altro. Come se accettare un altro essere vivente per sempre nella propria vita fosse una cosa normale. Qualcuno che, da un giorno all'altro, avrebbe avuto i miei stessi diritti e le stesse esigenze ma, a differenza di me, avrebbe avuto un padre presente e amorevole, mentre io sarei diventata l'ultima ruota del carro. No. Mai e poi mai avrei sopportato di dividere l'amore di mia madre con un altro bambino ed ero sconvolta all'idea che non lo capisse. Appena ricevuta la notizia mi ero ricoperta di un ostinato silenzio ed ero salita in camera mia dove mi ero chiusa a chiave e non le avevo più parlato. L'indomani mattina avevo svegliato Chris, catapultandomi nella sua stanza per dirgli la grande notizia. Chris, ancora confuso e addormentato, aveva capito che era successo qualcosa di grave e mi aveva seguito nel giardino di casa senza farmi domande. Sarei partita per Londra di sicuro dopo quella notizia.
C: Insomma, Amber. Mi vuoi spiegare? - Sbuffò Chris sedendosi su una sedia.
Io: Indovina un po'? Mia madre aspetta un bambino! Non è divertente? - Gli chiesi sarcastica.
C: Zia Libby è... - Chiese meravigliato e sorpreso.
Io: Si. Che bello, eh? Avere un moccioso tra i piedi tra qualche mese. - Al pensiero rabbrividì.
C: Amber, non essere odiosa. Sarà pur sempre tuo fratello, o sorella.
Io: Io non sono odiosa! Ma prova a metterti nei miei panni! Mi spieghi perché mia madre doveva fare un figlio con Paul? A quarantaquattro anni? Non le bastavo io? Me lo sai spiegare? - Lo incalzai aggressiva.
C: Amber, tu non centri niente con le scelte di tua madre. Non dicevi sempre che avresti voluto che fosse felice e che si rifacesse una vita dopo tuo padre?
Io: Tra rifarsi una vita e rimanere incinta di Paul c'è una sottile differenza, non credi?
C: La differenza la fa il fatto che tu pensi di sapere cosa rende felici gli altri, invece sai a malapena cosa rende felice te stessa! - Stava urlando.
Io: Cosa intendi? - Dissi pacata.
C: Intendo che... guarda come ti sei ridotta! - Mi indicò come una barbona in strada - Continui ad andare appresso a quel coglione! - Abbassai il capo - Non fai altro che pensare a lui, a lui e ancora a lui. Non capisci che ti sta facendo soffrire come un cane. Per quanto tempo ancora pensi di continuare così invece di affrontare la realtà? Quando capirai che è solo un pezzo di merda e che i pezzi di merda non maritano nulla? - Ringhiò, mentre la vena le pulsava sul collo. Era come se mi avesse gettato un secchio d'acqua gelata addosso. Christian non poteva parlarmi così, non poteva improvvisamente non capirmi più. Non poteva darmi dell'ingrata e mettere sullo stesso piano mia madre che rimaneva incinta e il mio amore per Justin - Devi crescere Amber, che ti piaccia o no devi farlo, e crescere significa accettare i cambiamenti della vita e degli altri senza opporre resistenza. Sei stata per troppo tempo figlia unica. - Ero senza parole. Improvvisamente desiderai di scomparire dal mondo intero, perché niente sarebbe stato peggiore in confronto alla rabbia e alla frustrazione che stavo provando in quel momento. Tornammo in casa senza rivolgerci parola - Vedi di non rimanere incita anche tu! - Mi gridò salendo le scale - A quanto pare è contagioso!

Io: Mia madre è incinta. - Josh e Taylor mi guardarono a bocca aperta, sorpresi.
Josh: Stai scherzando?
Io: O credimi, vorrei tanto che fosse così. - Ci sedemmo su una panchina del grande parco della città.
T: Bhè, meglio con Paul che con qualcun altro.
Io: Meglio con nessuno, mia madre non doveva avere altri figli e questo è tutto! Perché è così difficile capirlo? Ero così felice di essere figlia unica!
Josh: Amber, in fondo anche tua madre a diritto di rifarsi una vita, è ancora abbastanza giovane e...
Io: Mia madre ce l'aveva già una vita, e la sua vita ero io e se proprio voleva cambiare qualcosa poteva cambiare colore di capelli, cambiare la macchina, traslocare, o cambiare lavoro, ma questa è una cosa definitiva, peggio di un tatuaggio in faccia!
T: Avanti, adesso so che ti sembra strano ma vedrai che poi sarai più felice di avere un fratello. Tutti al mondo ne hanno uno!
Io: Grazie, davvero tante grazie. Sono felice di sapere che nemmeno voi riuscite a capirmi. Del resto è facile per te, Taylor, parlare dato che non devi dividere l'affetto di tua madre con qualcun altro per il resto della vita. - Mai come in quel momento mi sentivo sola al mondo e, ancora una volta, ero scioccata dalla rapidità con cui la realtà si trasformava, coinvolgendomi mio malgrado. Se crescere significava accettare davvero i cambiamenti, non ce l'avrei mai fatta.
Josh: Amber, lo so che è una specie di trauma, ci sono passato anch'io in fondo. - Josh aveva ben due fratelli e lui era il maggiore - Ma davvero, tua mamma non smetterà di amarti solo perché sta per avere un altro figlio.
Io: Josh, cazzo! Non ho cinque anni! La conosco perfettamente la storia dell'amore dei genitori per i figli che non cambia mai, ma non me ne frega niente! Io non voglio nessuno fra di noi, io e mia madre siamo sempre state due amiche. Mi spieghi quando mai troverà tempo per me con un bamboccio che frigna e caga? - Non mi rispose, sapeva che infondo un briciolo di ragione l'avevo.
Di ritorno verso casa il telefonino squillò. Era Paul. Che bello, avevo proprio voglia di sentire la sua voce. Considerai l'idea di non rispondergli, ma poi cedetti.
Io: Che vuoi! - Dissi acida.
P: Come ti è saltato in mente di uscire di casa senza avvertire? Tua madre è preoccupatissima! Sei impazzita, Amber? Dovevamo andare a casa dei miei e avevo preparato anche il polpettone!
Io: Sai dove te lo puoi ficcare il polpettone, Paul?
P: Amber, non ti permetto di parlarmi così! - Urlò.
Io: Ti parlo come voglio, non sei mio padre!
P: Invece è come se lo fossi e adesso col bambino lo sarò anche di più e, che ti piaccia o no, non sei sola! Tu fai parte di una famiglia, di una società, di un mondo e anche se attacchi ti richiamerò all'infinito finché non ne potrai più di me e, se non basta, ti verrò a prendere di peso! - Volevo chiudere la telefonata ma non potevo, sapevo che non mi avrebbe mollata - Tua madre ti ama più di se stessa e questo non cambierà le cose tra di voi!
Io: Invece si! - Sbraitai - Ti ho già fatto un favore accettandoti, ma non posso farlo con un altro figlio. Dovevi proprio innamorati di mai madre? Dovevi proprio metterla incita? E, per la cronaca, già non ne posso più di te! Sarà vostro figlio, non mio fratello! Fate quello che volete, non mi importa più niente di voi. Siate felici, ma non cercatemi più. - E riattaccai scoppiando in lacrime. Non riuscivo a spiegare a parole il dolore che provavo, non riuscivo a smettere di piangere e mi sentivo tradita. Piccola e tradita.

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