CAPITOLO 63. L'hai salvata ed è questo quello che conta.

1.9K 106 4
                                    

PARTE MIA
Era per caso impazzito? Se n'era andato via così, senza dirmi nulla. Cosa cazzo gli era preso? Rientrai velocemente all'interno della discoteca, sperando di intravederlo tra la folla. Un ragazzo mi si piazzò davanti, scrutandomi. Chi cazzo era questo ora? A causa della luce fioca non riuscì a capire chi fosse ma sentì solo la sua forte presa trascinarmi su per alcune scale. Cercai in tutti i modi di liberarmi da quella stretta ma quando mi accorsi di essere in una camera da letto, mi si gelò il sangue nelle vene. No, non un altra volta. Mi voltai, e osservai quella figura che si presentava ai miei occhi. Indossava un completo grigio e capì che non era di certo Justin, quella sera era vestito interamente di nero. Deglutì, indietreggiando. Il viso familiare mi fece capire chi fosse. Porca puttana, ma quello era Ryan. Cosa cazzo voleva da me?
R: Non dirmi che hai paura, dolcezza. - E dalla sua risata potei capire che era sbronzo. Impaurita, indifesa, senza via di scampo. Si avvicinò con passo svelto, facendomi distendere sul letto. Si adagiò su di me e il rumore di una zip mi fece, improvvisamente, tremare - Cosa fai? Tremi, piccola Amber? - Disse passando a baciarmi il collo. Cercavo in tutti i modi di liberarmi da quel pazzo, ma ogni mio movimento veniva bloccato dalle sue gradi mani.
Io: Ti prego, ti prego lasciami andare! - Dissi quasi sull'orlo di piangere. E la diga si ruppe, nel momento esatto quando sentì la sua mano accarezzarmi il dentro coscia - Non toccarmi, non toccarmi brutto stronzo! - Mi bloccò i polsi con una mano, e si mise a cavalcioni sul mio ventre.
R: Smettila di frignare come una bambina! - Mi rimproverò severo.
Io: Sei ubriaco, non sai cosa stai facendo! - Urlai.
R: Ti sbagli, cara Amber. So eccome quello che sto facendo. - Le sue labbra si avventarono sulle mie, divorandomi la bocca con una velocità impressionate. Mi staccai schifata, piangendo fuoco. Ero in pericolo, il mio corpo era in pericolo e nessuno poteva salvarmi in quel momento. Le sue mani accarezzavano esperte il mio corpo, mentre passò a baciarmi il collo con violenza. Mi mancava il respiro, mi mancava il fiato, mi sentivo morire. Ma forse stava davvero succedendo questo. I miei singhiozzi riempivano il silenzio circostante e, improvvisamente, mi sentì debole e indifesa - Smettila di piangere, puttana! Cosa c'è, eh? A Bieber gliela dai senza problemi e con me fai tutte queste storie? - Rimasi scioccata dalla violenza delle sue parole, tanto da sentirmi umiliata per questo. Le lacrime si susseguivano una dietro l'altra, senza fermarsi. Un forte colpo mi stordì del tutto. La guancia iniziò a bruciarmi, le lacrime bruciavano e, solo in un secondo momento, mi accorsi che avevo appena ricevuto uno schiaffo in pieno volto - Smettila troia, smettila di piangere. Non verrà nessuno a salvarti. Ti scoperò con una violenza che nemmeno riuscirai ad immaginare. E poi vedremo chi è migliore a letto tra me e Bieber. - Rise isterico. E, quella risata, mi mise terrore. Tanto da farmi tremare ancora più forte. Riuscì a percepire la sua erezione spingere contro la mia intimità e pregai mentalmente Dio, l'arrivo di Justin.
Io: Justin... - Sussurrai piangendo - Justin...
R: Non verrà mai il tuo caro Justin, mai. - Quando sentì le sue dita infilarsi sotto la stoffa del miei slip, sbiancai di colpo e iniziai a dimenarmi violentemente.
PARTE JUSTIN
Dove cazzo era Ryan? E dove cazzo era Amber? Di loro non c'era traccia, ne all'interno ne all'esterno del locale. La preoccupazione e l'ansia mi divoravano. Se quel bastardo le stava facendo del male, sarebbe stata la fine. Avevo notato che era del tutto sbronzo e non mi ero fai fidato di lui in tali circostanze.
C: Bro, nulla. Ryan è sparito.
Io: Porca puttana! - Dissi lanciando un forte calcio contro una sedia che cadde al suolo - Dove cazzo è quel figlio di puttana, eh? Dove cazzo è Amber?
C: Hai provato a controllare ai piano superiori? - E la lampadina mi si illuminò.
Io: Ci sono piani superiori? In questa cazzo di discoteca ci sono dei piani superiori? - Annuì - Dove sono le scale?
C: Dovrebbero essere in fondo al corridoio. - E iniziai a correre verso di esse. Spintonai qualcuno, andai a sbattere contro numerose persone ma, quello che mi importava in quel momento, era solo trovare Amber. Sapevo che qualcosa non quadrava, sapevo che Amber era in pericolo, sapevo che Ryan le stava facendo del male. Con ampie falcate percorsi le scale. Mi ritrovai davanti una decina di porte. Merda. Iniziai ad aprirle una ad una, ma erano tutte vuote. Cazzo. Ma quando aprì l'ultima, desiderai di non averlo mai fatto. Un pianto strozzato mi arrivò dritto alle orecchie, e capì che era lei.
A: Justin... - La sentì pronunciare con fatica - Justin...
R: Non arriverà mai il tuo caro Justin, mai. - E, in quel momento, non ci vidi più. Mi catapultai su Ryan, afferrandolo per le spalle e buttandola a terra. Mi avvicinai ad Amber, ancora scossa dall'accaduto e la guardai dritto negli occhi. Tremava, tremava in modo smisurato. Mi voltai verso Ryan, e lo uccisi con un solo truce sguardo.
Io: Hai osato toccarla? Hai osato toccarla, idiota? - Urlavo, urlavo con tutto l'odio e la rabbia che possedevo nel corpo. Mi abbassai verso di lui e lo afferrai per il colletto della camicia. Lo sbattei più volte con violenza contro la parete, stringendo i denti per la rabbia - Come hai osato, eh? Come cazzo ti permetti a toccare ciò che è mio? - Lo colpì con un pugno in pieno volto, poi un altro, un altro e un altro ancora. Il labbro gli sanguinava, il naso gli sanguinava ma in quel momento non mi importava. Aveva toccato Amber, la mia Amber e doveva pagare - Ti ammazzo con queste stesse mani, figlio di puttana. Lo faccio seriamente! - Lo buttai a terra, riempendolo di calci e pugni. Sentivo le mani farmi male, e le nocche iniziarono lentamente a sanguinare. I singhiozzi di Amber rimbombavano ancora nella mia mente facendomi aumentare la potenza di quei colpi. Ero senza fiato, con una rabbia e un odio che mi divoravano completamente. Così facendo lo avrei sicuramente ucciso ma mi bloccai di scatto, commettere un delitto era davvero l'ultima cosa che volevo, per di più davanti ad Amber. Amber. Mi voltai verso di lei, alzandomi da terra. Osservai l'esile corpo di Ryan immobile al suolo, e gli sputai addosso - Testa di cazzo. Non provare mai più a toccare ciò che mi appartiene. Mai più. - Scandì bene parola per parola. Le mani, mi sanguinavano, le braccia mi facevano male ma niente mi impedì di portar via Amber da quel luogo. Accasciata contro il mio petto, innocua, indifesa, sola. Scesi lentamente le scale, uscendo dall'edificio. Mi incamminai verso la macchina dove la posai delicatamente nel sedile accanto al mio. Dopo essere salito a mia volta, misi in moto e partì verso casa. Premetti forte il piede sull'acceleratore, osservando le mie nocche ricoperte di sangue. Brutto bastardo, lo avevo considerato come un fratello per tutto questo tempo. Posai lo sguardo su Amber, stava dormendo. Il pensiero di cosa avrebbe potuto fargli se non fossi arrivato in tempo mi fece angosciare del tutto e mi sentì, improvvisamente, inconsciamente, inspiegabilmente una nullità. "L'HAI SALVATA JUSTIN, ED È QUESTO QUELLO CHE CONTA."

Spensi il motore dell'auto e mi girai verso Amber, trovandola a fissarmi. Sorrisi notando la sua tenerezza, e le guance le diventarono della stessa tonalità del rossetto.
Io: Vieni qui. - Le feci segno, aprendo le braccia. Mi guardò, corrugando la fronte, ma fece ciò che le avevo detto.
A: Che c'è? - sussurrò, guardandomi negli occhi.
Io: Come ti sentì? - Fece spallucce. Che domanda banale, era ovvio che stava male. Appoggiai la mia fronte contro la sua e la strinsi in un caloroso abbraccio.
PARTE MIA
Avverti il tocco della sua mano alla base della schiena, e chiusi lentamente gli occhi. Avrei voluto urlargli contro per non essere arrivato prima, piangere tra le sue braccia, abbracciarlo senza provare rancore, farci l'amore, ma fui solo in grado di starmene zitta attaccata contro di lui. Vicini, con la sua mano a sfiorarmi la schiena. Lontani, talmente distanti da non avere il coraggio di ringraziarlo per avermi salvata.
Io: Justin... - Gemetti affranta. Non ebbi risposta ma le sue braccia mi strinsero ancora di più. Affondai nel suo petto, con il volto nell'incavo del suo collo, con il mio cuore nel suo. Stretti, uniti, una cosa sola. Un sorriso spontaneo si presentò sul mio volto. Mi strinsi maggiormente a lui, aggrappandomici con tutte le forze. Avevo sempre creduto che tutti i ragazzi avessero un buon profumo ma solo Justin sapeva di casa, di familiare, di me. Le sue braccia scesero, stringendomi alla base della schiena, talmente forte da farmi mancare il fiato.
J: Dormi da me, stasera? - Mi sussurrò all'orecchio. Annuì.

Our love suicideWhere stories live. Discover now