CAPITOLO 69. Io non l'amo più.

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Infondo era quello che voleva sentirsi dire, e l'accontentai. Dopo essere andati a cena in un ristorante italiano ci ritrovammo soli a casa sua. Ero sdraiato sul divano, guardando la TV. E, sinceramente, quella sera non avevo molta voglia di fare altro. Avevamo trascorso una splendida giornata. Ormai sapevo tante cose di lei, ma lei non sapeva tutto di me. Nascondevo qualcosa, e lei lo sapeva perfettamente. Ma, a differenza di Amber, non mi poneva domande. Era questa la cosa che mi piaceva di più in lei, il fatto che rispettasse la mia vita. Non che Amber non lo facesse ma, erano due persone totalmente diverse. Lei, una ragazza di campagna. Amante degli animali e della moda. Amber, una ragazza di città. Amante dello studio e della scrittura. Due persone del tutto opposte. Perché mentre Cassandra mi amava per chi ero, Amber mi amava per come ero. Perché mentre lei diceva di amarmi, Amber lo negava. Sapevo perfettamente che il sentimento che provava Cassandra verso di me non era affatto amore. E mi stupivo del fatto che lei lo pensasse dopo tutto questo tempo. Mi si piazzò davanti, coprendomi la visuale della TV. La guardai dal basso, alzando un sopracciglio.
C: Dormi qui sta notte? - Annuì. La guardai scomparire tra le scale, corrugando la fronte. Cosa nascondeva? Mi alzai dal divano, decidendo di seguirla. Quando mi ritrovai davanti alla sua stanza la osservai. Era impegnata a sistemare il suo letto matrimoniale e sinceramente non ne capivo il motivo. Anche se una vaga idea forse l'avevo. Entrai nella stanza, attirando la sua attenzione.
Io: Cosa stai facendo? - Dissi guardandola. Impacciata, deglutì.
C: Ehm... stavo facendo il letto.
Io: Per quale motivo? - Si avvicinò al suo armadio, richiudendo le ante.
C: Pensavo che sta notte, potevi dormire con me. - Irrigidì la mascella.
Io: Cassandra...
C: Lo so, lo so perfettamente. - Disse interrompendomi - Ma credevo che un piccolo sforzo potevi farlo solo per questa volta. - Abbassò il capo e mi sentì completamente uno sciocco. Mi avvicinai a lei, afferrando la sua mano e trascinandola al mio fianco sul letto. La feci sedere accanto a me, guardandola negli occhi.
Io: Ne abbiamo parlato un miliardo di volte.
C: So anche questo.
Io: Io non ci riesco. Non posso davvero farlo, mi rimane difficile.
C: Non ci hai mai provato. - Disse distogliendo lo sguardo.
Io: Perché non serve provare. È come un vizio per me, non riesco a dormire con altre persone.
C: Con Amber non era così, però. - Ero completamente stufo. Ogni argomento non poteva affatto finire sempre su di lei. La feci sedere sulle mie gambe, e la guardai.
Io: Amber non c'entra assolutamente nulla in tutta questa storia.
C: C'entra eccome.
Io: No. - Dissi serio - Con lei è diverso.
C: Perché non può esserlo anche con me? - Disse guardandomi negli occhi - Tutte le volte che facevano sesso mi svegliavo ogni mattina e non ti trovavo mai al mio fianco. Ma perché? Perché Justin?
Io: Perché sono fatto così. Se dici tanto di capirmi fino in fondo rispetta questa mia decisione. - Passò a giocare con la collana che portavo al collo - Non ci riesco, e non ci riuscirò mai. È come soffocare ogni volta. Quindi ti prego, non insistere. - La osservai attentamente, soffermandomi a guardare le sue labbra - Ehi - Portai un dito sotto al suo mento, alzandogli il volto verso di me - Non te la sei presa, vero? - Mi sorrise appena.
C: No, va bene così. Scusami se sono stata troppo invadente.
Io: Tu non sarai mai invadente. - Arrossì. La strinsi in un abbraccio, accarezzandole la schiena. Il suo profumo mi ricordava tanto quello di Amber e, ogni volta, era maledettamente bello abbracciarla. Immaginavo di tornare tra le sue braccia. Probabilmente in questo momento si stava divertendo con i suoi amici mentre io ero qui, ancora impegnato a pensare a lei. Dovevo darci un taglio, seriamente.
C: Justin? - Mi richiamò.
Io: Mmh? - Risposi staccandomi. La osservai, mentre le sue mani giocavano ancora con la collana che portavo al collo.
C: Sono stata bene sta sera.
Io: Anch'io. - Sorrisi.
C: Ma... c'è un'altra cosa che devo dirti.
Io: Ok. - Dissi ascoltandola. Si sedette a cavalcioni sulle mie gambe, lentamente. Sobbalzai appena, quando fece pressione sulla mia erezione.
C: Io... io credo di non essere abbastanza per te. - Corrugai la fronte - Io credo che non riuscirò mai a prendere il posto di Amber. Io credo che nella tua vita ci sarà sempre posto per lei nel tuo cuore. - Deglutì. Perché stava dicendo tali cose? Dove voleva parare? - Io credo che lei sia quella giusta per te, la verità è che l'ho sempre creduto. Ma non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo. - Disse facendo spallucce. I suoi occhi arrivarono a fissare i miei, e notai un velo di tristezza nel suo sguardo - è da un po' che ci conosciamo. Sono arrivata al punto da capire parecchie cose. E tra queste c'è il fatto che tu, Amber, non hai mai smesso di amarla. - Abbassai lo sguardo, sospirando.
Io: Perché stiamo parlando ancora di lei?
C: Perché dobbiamo farlo. - Rispose seria - Io... io lo so, l'ho notato e lo noto tutt'ora. Due semplici amici non si guarderebbero nello stesso modo in cui fate voi. Due semplici amici non sarebbero così vogliosi l'uno dell'altra. Due semplici amici non si amerebbero così tanto. - La guardai negli occhi.
Io: Io non l'amo più Cassandra, te l'ho già detto.
C: Non mentire, non devi farlo con me. - La sua mano arrivò ad accarezzare il mio petto - So benissimo cosa si prova ad essere innamorati di qualcuno Justin, ci siamo passati tutti almeno una volta nella vita. Ma non puoi ancora negarlo. Mi fa male questo, sapere che non sei sincero con me. E non dovresti comportarti così, sai per certo che puoi dirmi ogni cosa. - Irrigidì la mascella, distogliendo lo sguardo dal suo - Cosa c'è Justin? Cosa c'è che non va? Puoi dirmelo.
Io: Non c'è niente che non va, te l'ho detto.
C: Smettila di mentire, maledizione! - Disse alzandosi di scatto dalle mie gambe - Peggiori solo le cose mentendo, perché non riesci a capirlo? - Sospirai, passandomi una mano tra i capelli.
Io: Non capisco perché dobbiamo parlare sempre di questo. Non capisco perché vuoi parlare sempre di lei.
C: Perché lei è l'unica persona che ti abbia capito fino in fondo in tutto questo tempo. Perché lei sa quello che io non posso sapere. Perché lei fa parte della tua vita e, per tanto, è un diritto parlarne. - Afferrai il pacco delle sigarette, estraendone una. L'accesi e la portai alla bocca - Ma cosa credi? Che non mi faccia male tutto questo? - La guardai - Cosa credi? Che mi faccia bene stare con te pensando che nei tuoi pensieri c'è sempre, solo e costantemente lei? Ma cosa credi? Che non sappia che quando facciamo sesso immagini lei al mio posto? Cosa cazzo credi Justin? Che non sappia tutto questo? - E le lacrime le rigarono il viso. Rimasi immobile a fissarla, senza reagire. Abbassò lo sguardo, singhiozzando - Io... io cerco di non pensarci, cerco di essere la tua distrazione ma, questa cosa, non sta affatto funzionando. - Aveva ragione. Stavamo andando avanti inutilmente - Cerco di non pensarci ma poi finisce sempre così. Odio i tuoi sbalzi d'umori: un momento prima sorridi e l'attimo dopo sei triste. E perché lo sei? Per lei, ovviamente.
Io: Non posso farci niente, Cassandra. Non è una mia decisione, e lo sai.
C: Cosa cazzo so Justin, eh? Che ancora l'ami? Questo so? Bhè, non mi aiuta affatto esserne al corrente.
Io: Dove vuoi arrivare? - Sussurrai.
C: Sono stanca Justin, di tutta questa situazione.
Io: Mi stai lasciando anche tu, per caso? - Mi alzai di colpo.
C: I-Io...
Io: Vuoi davvero farlo? - Dissi interrompendola. Mi avvicinai - E dopo che farai, mmh? - Non rispose, ma preferì guardare il pavimento sotto ai nostri piedi - Perché non lo fai allora, eh? Perché non te ne vai? Perché non ti dimentichi di me? Perché continui a stare con me, eh Cassandra? Cazzo, fallo se hai il coraggio. Fallo! - Dissi urlando.
C: Non potrò mai farlo, perché io ti amo!

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