CAPITOLO 119. Ti darò tutto l'amore che io non ho mai ricevuto.

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Mi guardava con occhi strani, con uno sguardo strano. Ma forse di strano c'era solamente quella situazione che mi imbarazzava da morire. Lo guardai attentamente per non so realmente quanto tempo. Secondi? Minuti? Non ne avevo la minima idea. Potei notare l'ombra di un sorriso sulle sue labbra rosate e abbassai d'istinto il capo, arrossendo leggermente. I suoi sorrisi maliziosi erano la fine del mondo, ed erano anche la mia di fine, nel vero senso della parola. Fui costretta ad abbassare il capo, fui costretta ad allontanarmi da lui, e fui costretta ad aprire una pagina a caso di quel libro evitando di fargli notare tutto quello che stavo provando in quel momento. Raggiunsi il pianoforte, adagiando il libro sulla sua lucida e liscia superficie. Potei notare che si trattava di un romanzo, il mio genere preferito. Forse leggere qualche libro mi avrebbe distratto da tutto quella situazione incasinata che si era creata. Ma decisi comunque di lasciare stare, almeno per quel momento.

J: Ti consiglio di leggerlo - Mi precedette con la sua voce - quella storia è davvero molto bella. - Assunse la stessa identica posizione che aveva poco prima: gomiti sul piano, busto chinato in avanti e occhi fissi nei miei.

Io: Non mi dire... hai letto questo libro?

J: Certamente. - Rispose con un sorriso.

Io: Chi l'avrebbe mai detto?

J: Lo so, lo so: sorprendo le persone anche per cazzate simili. - Disse con tono altezzoso. Trattenni una risata.

Io: Non sai nemmeno cos'è un romanzo, Bieber. - Nei minuti successivi non fece altro che guardarmi male, suggerendomi con un solo sguardo di rimangiare le mie parole ma, in tutta sincerità, non mi interessava nemmeno. Continuai con il mio atteggiamento di sfida, sfogliando lentamente quelle pagine ingiallite da chissà quanto tempo ormai. Le mie dita accarezzavano delicatamente quei fogli ruvidi, come per paura di sgretolarli in qualche modo. Pensai a tutte quelle volte che quel libro fosse stato sfogliato, pensai a tutte quelle persone che avevano avuto la possibilità di leggerlo tranquillamente, magari sotto all'ombra di un albero sorseggiando tè. E pensai al vento. A quel vento che aveva soffiato sulla superficie di quelle pagine, o di quello che restava di quel libro.

J: E invece ti sbagli. - Disse improvvisamente. Sorrisi, ricollegando la sua risposta alla mia affermazione precedente. Chiusi di colpo il libro, causando un suono basso che rimbombò per tutta la stanza silenziosa, fino a quel momento.

Io: Dimostramelo. - Assunsi la sua stessa posizione, osservando il suo viso, i suoi occhi... e le sue labbra.

J: Definirei un romanzo come un'opera di una certa complessità e di ampie dimensioni, che nasce da un bisogno interiore, quale per esempio il desiderio di condividere sentimenti e passioni o più semplicemente per il piacere di raccontare, mettendo comunque sempre in gioco sé stessi. Proprio come fai tu. - Disse lasciandomi spiazzata senza sapere cosa dire, lanciandomi un sorriso compiaciuto.

Io: Tecnicamente i miei...

J: Non sono dei veri e proprio romanzi, so anche questo. - Il suo sorriso mi stava leggermente irritando: odiavo quando faceva la parte del "so tutto io e tu no".

Io: Non me hai mai letto uno, non sai proprio tutto tutto. - Risposi con tono serio.

J: Un giorno lo farò. - Afferrò la mia mano, depositando un delicato bacio su di essa.

Io: Non ti permetterò di farlo. - Ritirai velocemente la mano, prima di un altro bacio pronto ha farmi rabbrividire.

J: Non puoi impedirmelo. - E così iniziò a camminare, a camminare lentamente, a camminare con occhi puntati nei miei, a camminare verso di me. Riuscì ad intrappolarmi tra il suo corpo e lo strumento musicale alle mie spalle - Potrei darti qualche consiglio, magari. - Sorrise di nuovo.

Our love suicideWhere stories live. Discover now