CAPITOLO 58. Mi dispiace.

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Natale, la mia festività preferita. Amo tutto del natale: le luci, gli addobbi, i tantissimi colori... è davvero una festa magica. Questa mattina io e mia madre, con l'aiuto di Paul, ci siamo dati da fare preparando il nostro solito gigantesco albero natalizio. Da bambina lo facevo sempre con mio padre e mi divertito da morire. Ci ho messo un po' per dimenticare anche questo episodio ma le cose belle sono sempre destinate a non svanire. Oggi è domenica. Solo altri tre giorni di scuola e poi rivedrò anche Christian. Ci siamo sentiti ieri sera per telefono e, come me, non vede l'ora di arrivare. Il natale lo passeremo tutti insieme, compreso Paul. Si è offerto di cucinare per tutti. Non mi stupisco affatto, ha un cuore immenso quell'uomo. Sono felice che abbia incontrato mia madre, era da tanto che non la vedevo sorridere in quel modo.

Justin non si è fatto vivo. Ma lo immaginavo, sarà sicuramente impegnato a scoparsi quella ragazzina. Mi alzai dal divano, dirigendomi in cucina. Afferrai il pacco dei biscotti, i miei preferiti. Ero sola in casa. Mia madre era con Paul non so dove e l'unica cosa che mi faceva compagnia era la tv, la mia più fidata amica. Ma, come sempre, mi sbagliai e il suono del campanello mi fece distrarre dai miei pensieri. Alzai gli occhi al cielo, sospirando. Afferrai il pacco dei biscotti dirigendomi verso la porta. Girai la maniglia... trovandomi davanti Bieber.
Io: Cosa ci fai qui? - Dissi con la bocca piena. Ormai le sue comparse improvvise non mi sorprendevano più.
J: Dobbiamo parlare.
Io: Non ho niente da dirti.
J: Io si, invece. - Sbuffai come un treno a vapore, addentando un altro biscotto.
Io: Parla, sono qui. Purtroppo ti ascolto. - Sospirò.
J: Mi dispiace. - Disse più a se stesso che a me.
Io: Per quale delle tante cose, Justin? - Non rispose alla mia domanda ma abbassò il capo verso il pavimento. Entrò in casa, sorpassandomi - Nessuno ti ha dato il permesso di entrare. - Non mi ascoltò ma si accomodò sul divano di casa mia.
J: Bell'albero. - Disse osservandolo.
Io: Non hai risposto alla mia domanda. - Replicai seria.
J: Mi dispiace per ciò che ho detto, lo sai che non lo penso davvero. Io non mi vengono affatto di quello che è successo tra di noi, quella sera. - Abbassai il capo - Mi dispiace se ieri mi hai visto con Cassandra. - Cassandra. Quindi è questo il nome di quella stronza. Possibile che i nomi delle troie iniziano tutti con la C? - Lo sai che mi diverto con le ragazze ma con loro è una questione assolutamente fisica. Nessun legame, nessuna conoscenza, nessuna conseguenza, nessun emozione. Con te c'è legame, conoscenza, conseguenza ed emozione. - Lo guardai.
Io: Facciamo come se non fosse successo niente, ok? Ora puoi anche andare. - Non ero affatto arrabbiata in quel momento, forse mi sentivo umiliata. Osservai le mie mani, nervosamente. E, sotto il suo sguardo vigile, mi sentì nuda... sia dentro che fuori. Perché lui mi conosceva più di quanto avrebbe potuto fare un altro ragazzo spogliandomi. Conosceva ogni parte di me, sia fisica che mentale.
J: Amber... - Sussurrò, pacato - Ascoltami bene, perché non te lo ripeterò una seconda volta. - Si alzò dal divano e mi fissò, avvicinandosi. Forse anche troppo. Le sue labbra sfiorarono il lobo del mio orecchio e istintivamente chiusi gli occhi - So reggere l'alcool e quella non è stata affatto la mia prima sbronza. Ricordo tutto, tutto. - Scandì bene ogni parola, provocandomi una strana sensazione - E se ho perso il controllo è perché nessuna ragazza mi ha mai attirato come te quella sera. La consapevolezza della tua purezza, il fatto che nessun ragazzo prima ti avesse mai toccata, poter essere il primo per te... mi ha fatto impazzire, letteralmente. - Mi sciolsi, letteralmente, sotto le sue parole. Il cuore aumentò i battiti in un modo impressionante rendendomi immune attaccata al suo corpo. Riuscì a percepire il suo sorriso sul mio collo mentre la sua mano era immobile sulla mia vita. Provai una strana sensazione nel basso ventre, forse al ricordo delle sue mani sulla mia pelle, delle mie tra i suoi capelli, del suo corpo perfettamente aderito al mio. Deglutì pesantemente, e se ne accorse.
J: Amber?
Io: Mmh?
J: So a cosa stai pensando. - E avvampai di colpo. Mi ritrovai faccia a faccia con Justin mentre i suoi occhi mi scavavano nel profondo. E restammo così, contemplandoci a vicenda, respirando l'uno l'aria dell'altra - Quanto ricordi? - Sussurrò senza minimamente allontanarsi.
Io: Poco. - Sussultai quando percepì la sua mano all'altezza del mio collo, il calore della sua pelle su di me era delizioso e tremendamente erotico.
J: E com'è stato? - Chiese mentre la sua mano risaliva dal mio collo alla guancia, arrivando a sfiorarmi con il pollice il labbro inferiore. Incantata a fissarlo, immobile mentre lo lasciavo provocare, inerme davanti a lui. Il cuore mi stava fottendo e con esso anche la mia mente. Una scarica di brividi mi invase il corpo e nemmeno la sbronza più epica giustificò quello che feci dopo. Niente, nessuna scusa. Perché lo baciai. Le mie labbra premettero contro le sue, morbide e vellutate. Il mio gesto sconsiderato, la sua espressione sorpresa e il suo alito caldo nella mia bocca. Provai una fitta al petto mentre le sue labbra baciavano le mie lentamente. Non riscrivo ad allontanarlo e provai come la sensazione di aver fatto pace con il mondo intero, e con lui. Immune, incosciente, vogliosa, bisognosa presi alcune ciocche dei suoi capelli tra le mani e gliele tirai sfacciatamente, vogliosa di approfondire il bacio. Gemette sulle mie labbra. Indietreggiò di vari passi fino a sederai sul divano, trascinandomi a cavalcioni su di lui. Poggia le mani sul suo petto, baciandolo con foga. Dio quanto mi era mancato. La sua mano destra finì tra i miei capelli mentre la sinistra continuava a spingermi verso di lui, avendo maggiore contatto. Mi succhiò le labbra, con forza. Le nostre lingue continuavano ad intrecciarsi, bramose l'una dell'altra. La sua notevole erezione cresceva sotto di me e gemetti quando riuscì a percepita perfettamente, a contatto con la mia intimità. Passai a baciargli il collo, mordendogli la carne di tanto in tanto. Le sue mani arrivarono a palpare il mio fondo schiena e, inspiegabilmente, presi ad alzargli la maglietta, accarezzando i suoi addominali. Un ansito, un sospiro, un gemito uscì dalla sua bocca facendomi diventare ancora più vogliosa di lui e del suo corpo.
Io: Baciami... - Le sussurrai con poco fiato all'orecchio - Dappertutto. - Le posizioni si invertirono e mi ritrovai sotto di lui. Lo guardai dal basso e mi resi conto che la sua bellezza aumentava giorno dopo giorno. Non avevo intenzione di smetterla, non avevo intenzione di mandorlo via. Avevo bisogno di molto di più. Scese a baciarmi il collo con poca delicatezza, mentre sentì la zip dei miei jeans abbassarsi. Non mi importava delle conseguenze, volevo solo stare bene tra le sue braccia, almeno per qualche secondo - Perché ti comporti così? - Dissi con poco fiato - Perché mi fai soffrire costantemente? - Non rispose ma continuò a lambirmi il collo di incantevoli baci. Ansimai, affondando il viso nell'incavo del suo collo. Si abbassò a torturarmi la mascella, leccandola e baciandola. Mi abbassò i pantaloni, lanciandoli a terra, e quando il tessuto dei suoi jeans si scontrò contro il cotone dei miei slip gemette senza pudore mentre la sua erezione si strusciò perfettamente contro la mia intimità. E ne approfittai, legando la mia gamba destra introno al suo bacino, schiacciandolo contro di me, completamente - Rispondimi. - Insistetti giocando sporco ma lui giocò più sporco di me e la sua mano scivolò con una lentezza esasperante contro i nostri bacini, scendendo delicatamente sotto la stoffa dei miei slip, incastrandosi alla perfezione tra le mie gambe. E il respiro venne a mancarmi, mentre dilatavo lentamente gli occhi. Quando violò la mia parte più intima iniziando a disegnare dei piccoli cerchi con due dita mi inarcai sotto di lui, avvolgendo le braccia intorno al suo collo. Dio se stavo in paradiso. Era come rinascere tra queste sensazioni e tra i suoi baci. La sua bocca baciò senza sazietà la mia, mentre le nostre lingue si intrecciavano perfettamente. E volli di più in quel momento, tanto di più mentre il piacere sopraggiungeva facendomi urlare il suo nome. Gemetti quando la sua mano strinse il mio seno al di sotto della maglietta e lo desiderai, lo desiderai con tutta me stessa - Ancora... - Ansimai - Ancora, ti prego. - Alzò lo sguardo vero di me, cercando la convinzione nei miei occhi. Si sedette, trascinandomi di nuovo su di lui. Lentamente, mi sfilò la maglietta lasciando che i suoi occhi osservassero il mio seno. Il respiro pesante, le labbra rosse e gonfie a causa dei continui baci, le mani sudate per l'eccitazione, li mio corpo ormai suo, totalmente... così bello, così vicino, così perfetto da non sembrare vero mi fissava con insistenza. E quando le sue labbra scesero a baciarmi il seno, affondai su di lui. Tutta la voglia e il bisogno si fermarono lì, proprio lì mentre la sua erezione spingeva contro di me. Avvolse le braccia intorno alla mia schiena, sganciando il reggiseno. Lo lanciò a terra mentre i suoi occhi mi osservavano. Avvampai di colpo, guardando altrove.
J: Sei così bella, così perfetta, così unica. - Disse accarezzandomi un braccio. Mi avvinghiai a lui, baciandolo. Buttò la testa all'indietro lasciando a me il controllo di tutto. Gli succhiai un lobo, la mascella, poi il collo facendolo sospirare. Appoggiai le mani sul divano, all'altezza del suo volto. Ci guardammo per interminabili minuti, con il respiro smorzato. Amavo tutto di lui in quel momento, anche la sua mano che continuava ad accarezzarmi il seno senza vergogna. Mi strinsi ancora di più a lui, appoggiando la mia fronte contro la sua. Le sue braccia si strinsero intorno alla mia schiena, e mi baciò una spalla prima di tornare a guardarmi - Tre secondi, Amber. Ti do tre secondi per scappare, poi non rispondo più delle mie azioni. Potrei prenderti su questo divano, ora. Senza pietà. - Il suo respiro pesante, i suoi occhi eccitati e la sensazione ancora permanente in basso: tutto mi urlava che non stesse affatto bene

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