CAPITOLO 70. Sei mia mia e di nessun altro.

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UNA SETTIMANA DOPO

PARTE JUSTIN
Dopo l'ultima discussione avvenuta con Cassandra le cose si erano nettamente complicate tra di noi. Lei era ostinata a non rivolgermi quasi mai la parola e io, a mia volta, cercavo in tutti i modi di evitarla. Una settimana era volata, dando rinizio alla scuola. Non avevo molta voglia di alzarmi tutte le mattina alle sette per sopportare quelle palle ai piedi dei professori. Ma, se non volevo perdere l'anno, dovevo farlo. Avevo saputo da Chaz che Amber aveva conosciuto un tizio di nome Cody. Frequentava la nostra stessa scuola, e si trovava anche lui all'ultimo anno. Lo avevo visto di rado in questi giorni e mi sembrava un tipo affidabile. Aveva diritto di rifarsi una vita, proprio come lo avevo io. Non mi avrebbe aspettato ancora, e nemmeno io lo avrei fatto. Ma, da quando ci fu il nostro ultimo incontro, le cose erano leggermente cambiate tra di noi: se prima ci rivolgevamo almeno qualche sguardo, ora nemmeno questo succedeva più. Distaccati, freddi, odiosi l'uno dell'altra. Ero geloso, maledettamente geloso e arrabbiato. E sebbene sapessi che anche lei doveva andare avanti, non riuscivo affatto a vederla tra le braccia di un altro. Non mi andava giù il fatto che mi avesse rimpiazzato con un tizio qualunque conosciuto solo da una misera settimana. Non mi andava giù il fatto di vederla per i corridoi con quell'idiota. E non mi andava giù il fatto che, in questo momento, l'idiota la stava abbracciando. Guardai tutta la scena, attaccato con la schiena contro il mio armadietto. E mi sentì schifosamente geloso verso di lei. Chi cazzo era quello per permettersi di toccare la mia Amber? Chi cazzo era quello per permettersi di ridere e scherzare con la mia Amber? Chi cazzo era quello per permettersi di piombare all'improvviso nella sua vita e cambiarla nel verso sbagliato? Nessuno, semplicemente nessuno. Ma chi cazzo ero io per giudicare? Abbassai il capo, sospirando. Era felice, si vedeva. Era da troppo tempo che non la vedevo sorridere in quel modo. Ma faceva male sapere che la causa della sua felicità non ero io. Chiusi il mio armadietto, con un forte colpo. Mi incamminai verso la palestra della scuola dove mi cambiai, pronto per fare qualche tiro a canestro con la mia squadra di basket. Un piccolo particolare mi era sfuggito: l'idiota faceva parte della squadra e sebbene fosse abbastanza bravo, da stronzo, cercavo in tutti i modi di ostacolare ciò. Soprattutto davanti agli occhi di Amber, volevo farlo apparire un debole. Era seduta sugli spalti insieme alla sua amica Taylor. La osservai per qualche secondo, o per qualche eternità. Bella. Bella da togliere il fiato. Bella da mandare in tilt il mio cervello. Bella da far accelerare i battiti al mio stupido cuore. Talmente bella da far innamorare chiunque.

Finiti gli allenamenti mi incamminai verso gli spogliatoi, pronto per rilassarmi sotto la doccia. Salutai qualcuno con un cenno del capo, dirigendomi verso il mio armadietto. Mi sfilai lentamente le scarpe, lanciandole a terra, seguite a ruota dalla mia divisa da allentamento. Mi incamminai verso le docce, mentre il sudore grondava dalla mia fronte. Aprì il getto dell'acqua e chiusi istintivamente gli occhi, rilassandomi del tutto.
C: Ehi Bro! - Disse occupando la doccia situata al mio fianco. Lo salutai con un cenno del capo, mentre prendevo ad insaponarmi il corpo e la testa.
C: La sai l'ultima? - Disapprovai - Abbiamo un nuovo carico. - Sussurrò. Aprì di scatto gli occhi, fulminandolo. Mi avvicinai lentamente alla parete, guardandomi intorno.
Io: Quante cazzo di volte ti ho detto che non devi parlare di questo qui? - Lo rimproverai serio.
C: Hai ragione, perdonami.
Io: Sta sera?
C: Domani. - Annuì. Il getto caldo dell'acqua scorreva lungo il mio corpo, conducendo la mia mente a riflettere. Rientrare nel giro era stata una mossa abbastanza azzardata. Ero conosciuto da tutti in città e speravo vivamente che nessuno scoprisse quello che stavo facendo. Perché, intendiamoci, spacciare droga non è un lavoro di tutti i giorni. Ma avevo bisogno di altri soldi. Allontanandomi dal mondo della musica per qualche tempo non avevo più impegni di ogni genere. Così avevo dovuto trovare un secondo, momentaneo lavoro. E dato che Chaz era l'amico del quale mi fidavo maggiormente, avevo chiesto il suo aiuto. Chiusi il getto dell'acqua calda ed avvolsi un asciugamano intorno al mio bacino. Uscì dalla doccia, passandomi un secondo asciugamano tra i capelli. Ma quando vidi Amber avvinghiata all'idiota, sbiancai di colpo. Mi bloccai di scatto, osservando la scena che si presentava ai miei occhi. Lei, attaccata al suo corpo che sorrideva e lui, che la stringeva per i fianchi sussurrandogli chissà cosa all'orecchio.
Io: Le ragazze non sono ammesse qui dentro, Smith. È una regola, amico. - Mi guardarono entrambi negli occhi, smettendo di comportarsi come una coppia fissa. Strinsi la mascella a quel pensiero e mi soffermai a fissare Amber. I miei occhi penetrarono a fondo nei suoi. L'espressione del suo viso era indecifrabile, proprio come la mia. Alzai un sopracciglio, sorridendogli maliziosamente. Abbassò lo sguardo mentre le guance le diventarono della stessa tonalità della maglietta. Riuscivo ancora a fargli quell'effetto, buono a sapersi. Vidi Cody sussurrargli qualcosa all'orecchio e lei, successivamente, annuì. Osservai ogni suo minimo movimento, fin quando non scomparì tra le docce. Posai, di nuovo, il mio sguardo sulla figura esile che si presentava ai miei occhi. Il silenzio degli spogliatoi maschili era tombale. Il mio sguardo indagatore osservava attentamente il suo corpo, soffermandosi sulla scollatura della sua maglietta. Mi leccai le labbra, e sorrisi divertito.
Io: Sai che non dovresti essere qui? - Dissi avvicinandomi al mio borsone.
A: Lo so.
Io: E perché non te ne vai, allora?
A: Devo aspettare Cody, usciamo insieme dopo. - Alzai un sopracciglio, voltandomi in seguito verso di lei.
Io: Non mi dire. Ci sta prendendo la mano il ragazzo, eh? - Abbassò lo sguardo, imbarazzata. La osservai a fondo e potei provare un briciolo di sentimento nei suoi confronti. Con il capo basso, le mani unite davanti al corpo e le spalle strette mi ricordava tanto una bambina indifesa. Ma forse lo era. Posai l'asciugamano che tenevo intorno al collo sulla panca e mi avvicinai, con passo lento, verso di lei. Alzò leggermente il capo, osservandomi. Le sorrisi ingenuamente, guardandola negli occhi. Quando arrivai a fronteggiarla, la fissai con insistenza - Ti tratta bene, almeno? - Sussurrai. Annuì a testa bassa - Sicura? - Annuì di nuovo - Meglio di come ho fatto io? - Non rispose. Non mosse nemmeno un muscolo, ma non staccò lo sguardo dal suolo - Lo prendo come un no. - Dissi sussurrando contro il suo orecchio. La sentì fremere al tocco delle mie labbra sul suo collo e sorrisi sulla sua pelle. Il mio labbro strusciava contro la sua carne, sapevo che in quel momento stava facendo la sostenuta - Perché non ti lasci andare, mmh? - Chiesi provocandola. Percepì il suo respiro caldo sul collo e, istintivamente, premetti le mie labbra sulla sua pelle. La feci indietreggiare, senza staccare la mia bocca dal suo collo. La sua schiena urtò poco dolcemente contro la parete e gemette contro il mio orecchio. Iniziai a succhiare la sua pelle, a baciarla, a leccarla, iniziai a farla ansimare. Strinsi i suoi fianchi tra le mani, facendo aderire il mio corpo contro il suo. Si irrigidì contro di me, visibilmente. Affondai i denti nella sua carne e morsi, morsi forte. Un insieme di gemiti irregolari fuoriuscirono, poco dopo, dalle sue labbra. Mi staccai piano, passando a guardarla negli occhi. I miei capelli, ancora bagnati, solleticavano la sua fronte. Il mio respiro pesante si fondeva con il suo. La mie labbra a pochi centimetri di distanza dalle sue. Il mio petto perfettamente aderito contro il suo. Il suo sguardo lucido, attento. Le sue mani che scompigliavano i miei capelli. Le sue labbra schiuse, rosee e perfette. Non ci vidi più. Mi avvicinai al suo viso, tenendole il mento con l'indice e il pollice. In un attimo premetti la mia bocca contro la sua, assaporando il suo rossetto con la lingua. Preso dalla foga del momento, la sbattei con la schiena contro il muro, ancora. Sentì la temperatura del mio corpo aumentare. La mia lingua giocava con la sua, mentre continuai a tenerla per i fianchi. Le sue carezze fra i miei capelli mi fecero impazzire e mi sentì schifosamente eccitato. Altri due minuti e sarei stato capace di scoparmela qui dentro. Le nostre lingue continuavano a toccarsi, a strusciarsi, mentre sentì del tutto la sua saliva in bocca. Oh, Amber... cosa mi stai facendo? Continuai a baciarla con foga, mentre le strinsi un fianco. Gemette fra le mie labbra, e questo peggiorò la mia situazione. Lasciai andare il contatto fra la sua bocca e scesi al suo collo, baciando ogni centimetro di pelle. Adoravo baciarla, ovunque.
A: Justin... Justin... - I suoi ansiti mi fecero diventare un animale, una animale che vuole mangiare la sua preda - Ti prego, fermati... - Sentì le sue dita stringermi i capelli, e mi lasciai scappare un leggero gemito sulla sua pelle. Risalì a baciarla sulle labbra, insinuando la lingua nella sua bocca.
Io: Sei mia, mia e di nessun altro. Nemmeno di quel coglione. Solo ed esclusivamente mia. - Sussurrai troppo preso a riempirla di baci. Aprì di scatto gli occhi, rendendomi conto di quello che avevo appena detto. Le sue ciglia sbatterono ripetutamente, prima di mostrare delle pozze chiare molto confuse.
A: Cosa? - Domandò semplicemente. Mi allontanai di poco dal suo viso, mentre il respiro tornava ad essere regolare.
Io: Io... io stavo dicendo che... - Grandioso! Ora ero diventato anche balbuziente?
A: Ripetilo. - Mi incitò. La guardai a pieno negli occhi e parlai, senza troppi ripensamenti.

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Buona vigilia e buone vacanze belle!❤️🌹✨

Our love suicideWhere stories live. Discover now