CAPITOLO 110. You and Me.

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PARTE JUSTIN

La familiare luce del sole penetrò attraverso le tende bianche della camera da letto. Per quanto mi sforzassi le palpebre non ne volevano proprio sapere di aprirsi così, irritato da quel calore che baciava la pelle del mio viso, mi rigirai nel letto cercando di riprendere sonno... cosa ormai impossibile. Liberai il mio corpo dal pigiama che indossavo, avendo quel contatto tanto perfetto che adoravo con le lenzuola fredde. Richiusi lentamente gli occhi, sospirando. Avevo troppo caldo quella mattina e non ne capivo il motivo. Il tempo non era ancora uno dei migliori ma quel giorno, il sole, picchiava forte. Notai Amber dormire al mio fianco profondamente, senza veli ne preoccupazioni. Era talmente bella quel giorno, era diversa dal solito. Presi ad osservarla senza un contegno, come se fosse la creatura più perfetta sulla terra... ma forse lo era. I capelli le ricadevano morbidi sulle spalle, fermi sul petto, lunghi e assurdamente lisci. Le labbra schiuse assumevano la forma di un perfetto cuore. Il respiro regolare assomigliava tanto a quello di un bambino appena nato. E l'espressione rilassata mi fece intuire che stava sognando qualcosa. Avvicinai, titubante, la mano pronto ad accarezzarle una guancia. Ma la ritrassi immediatamente notandola muoversi e assumere una posizione differente dalla precedente. Mi diede le spalle, coprendosi con la coperta fino al collo. Sorrisi, notando la sua tenerezza. Avvolgi un braccio intorno alla sua vita, al di sotto del lenzuolo, stringendola contro di me. La verità era che non c'era proprio nulla su cui riflettere. Io sapevo come dovevano andare le cose, sapevo qual era il mio destino e qual era il suo. Sapevo che "prenderci del tempo per pensare" non sarebbe servito a nulla, perché io l'amavo e non volevo lasciarla. Io non avevo proprio bisogno di nulla, ne di ore, ne di giorni, ne di settimane, tantomeno di mesi. Io avevo bisogno solo di lei nella mia vita, e basta. Non mi serviva altro per completare il ragazzo che ero, lei era la mia metà.

Volevo andare via. Ma non da solo, bensì con lei. Avrei desiderato scappare lontano da questo posto, lontano da tutto e da tutti: solo io e lei, lontano, insieme. Era un'idea che vagava nella mia mente da giorni ormai ma, allo stesso tempo, riflettevo sul fatto che forse non sarebbe stata una buona idea. Nonostante tutto me lo sentivo, sentivo che un giorno sarebbe successo, sentivo che una mattinata d'estate probabilmente avremmo lasciato tutto e saremmo scappati via. Io lo avrei fatto davvero, lo farei davvero. Più la guardavo e più me ne innamoravo. Più la guardavo e più capivo che avrei potuto donarle anche la luna se fosse stato necessario. Più la guardavo e più la sentivo mia. Era tutto per me, era l'essenziale: quella parte di cui non sarei mai riuscito a fare a meno. Le stampai un bacio sulla guancia calda, respirando il suo profumo.

Io: è impossibile dimenticarmi di te. - Le sussurrai contro un orecchio - Se il destino non avesse preteso il nostro incontro probabilmente sarei un ragazzo come gli altri. Ma se qualcuno mi domandasse: "Rifaresti tutto daccapo?", la mia risposta sarebbe si. Perché averti incontrato mi ha cambiato più di quanto tu possa credere. - Chiusi gli occhi, stringendola più che potevo.

A: Justin... - La sentì sussurrare lentamente. Alzai lo sguardo, vedendola muoversi.

Io: Perdonami, non volevo svegliarti. - Sussurrai ancora con la voce impastata dal sonno. Mi sorrise e vederla in quel momento così, distesa sul letto sorridermi raggiante, mi diede i brividi.

A: Buongiorno. - Sussurrò a sua volta.

Io: Buongiorno. - Ripetei come incantato dai suoi occhi.

A: Sei molto bello sta mattina. - Confessò senza imbarazzo.

Io: Strano, stavo pensando la stessa cosa di te. - La feci sorridere e notai le sue guance assumere quel familiare colorito rosso.

A: Smettila di mandarmi a fuoco. - Disse alzandosi dal letto e legando i capelli in una coda di cavallo.

Our love suicideWhere stories live. Discover now