CAPITOLO 15. Perché non provi ad essere sincero con me?

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PARTE JUSTIN
Un idiota, ecco cosa sono: un emerito idiota. Non faccio altro che complicare le cose quando, al contrario, dovrei aggiustarle. Mi distendo sul letto, osservando il soffitto bianco sopra di me. Oh Amber, perché devi farmi impazzire in questo modo? Perché, eh? Cosa ti costa essere gentile con me? "TU NON LO HAI MAI FATTO. COSA PRETENDI DA LEI?" La mia mente continua a pronunciare inutili parole. Chiudo gli occhi sospirando anche se so che ha ragione, infondo. E con lei ha ragione anche Amber, non ho fatto altro che umiliarla e trattarla come una perfetta estranea per tutto questo tempo. È inutile stare qui a piangermi addosso. Oddio, che mi sta succedendo? Basta pensare a lei, basta, basta, basta! Passo una mano tra i capelli, sbuffando. Ho bisogno di una sigaretta, ora. 
PARTE MIA
Stupido, idiota, arrogante, viziato, montato, egoista, senza cuore di un Bieber. Lo odio, lo odio da morire. Vorrei non averlo mai incontrato quella sera a quella maledettissima festa. La mia vita sarebbe stata, sicuramente, migliore di come sta proseguendo ora. Merda! Ho davvero pianto davanti a quel coglione? Odio più me stessa, per averlo fatto, che lui. Maledizione! Mi distendo sul letto, facendo partire la musica attraverso gli auricolari del mio iPhone. La voce calda e suadente di Beyoncè mi rilassa completamente, facendomi dimenticare ogni cosa. Tranne che di lui. I suoi occhi ardevano alle mie parole e non so se per rabbia o per angoscia nel sentirmi pronunciare tali cose. So solo che il suo sguardo era diverso, proprio come quel pomeriggio a casa sua. Chiudo gli occhi. Eppure, mi sarei aspettata qualcosa di più da lui. Ah, ma che idiozie sto dicendo? Non mi aspetto proprio un bel niente da uno come Bieber, tantomeno la sua compassione... è davvero l'ultima cosa di cui ho bisogno. "E QUAL'E' LA PRIMA, AMBER?" Rifletto sulle parole della mia dea interiore anche se già so qual'è la sua risposta o meglio... la mia. Deglutisco solo al pensiero. 
Io: Io non ho bisogno di lui. - Sussurro. "NE SEI PROPRIO SICURA?" 
Io: Si maledizione, si! E ora lasciami in pace! - Dico urlando con lo sguardo fisso al soffitto. Sospiro, ricomponendomi. Quanto vorrei urlare in questo momento, ho bisogno di sfogarmi. 
LA MATTINA SEGUENTE
Percorro il breve corridoio che mi divide dalla mia classe. Recupero i libri dall'armadietto guardando le persone passare.
-Ehi, sfigata! - Questa voce... potrebbe appartenere solo ad una persona.
Io: Ehi, rompi palle! - Dico guardando, storta, Corinne - Cosa diamine vuoi? - Si avvicina a me, accompagnata dalle sue amichette, decisamente oche come lei. 
C: Sai, non so se è vero e mi auguro, vivamente, di no. Sta girando in giro una voce alquanto strana a tuo riguardo. 
Io: Ah si? E di cosa si tratta? - Dico con poco interesse. 
C: Da alcuni giorni non si fa altro che parlare di te e del mio ragazzo, Justin, e le voci a riguardo... non sono molto di mio gradimento, sai? - La guardo. Il forte rossetto rosso marchia le sue labbra e la prosperosa scollatura, decisamente troppo esagerata, mette in risalto il suo seno finto. 
Io: Non mi interessano le voci. 
C: Bhè, a me si. - Chiude con violenza il mio armadietto, guardandomi fissa negli occhi - Stai lontana dal mio ragazzo, chiaro? 
Io: Ehi, ehi, ehi pantera... non agitarti. Non ho nessuna intenzione di toccare il tuo sciocco ragazzo, non rientra nei miei interessi. 
C: Oh, ma davvero? - Sbraita contro di me con le mani sui fianchi. 
Io: Ora mi hai proprio rotto. Come cazzo devo dirtelo che non mi interessa affatto il tuo fidanzato? Lasciami in pace, chiaro? Non scassarmi più. - La guardo fissa negli occhi - Andare dietro al tuo ragazzo è davvero l'ultima cosa che farò e, per la cronaca, non ho mai cercato di provarci per il semplice motivo che a me, quelli come lui, mi fanno schifo. - Mi guarda indignata, come se avessi offeso Gesù Cristo in persona. 
C: Come osi razza di impertinente?
Io: Come osi tu, brutta megera, rompere le palle a me e accusarmi di un fatto assolutamente non vero? Correre dietro al tuo ragazzo è davvero l'ultima cosa che farò. Puoi tenerti il coglione, ignorante che non sei altro. Non me ne faccio niente di te e delle tue lamentele, tanto meno di lui. - Mi volto, ritrovandomi gli occhi di una ventina di studenti puntati addosso, compresi quelli di Justin. Mi guarda per interminabili minuti, irrigidendo la mascella. Ricambio lo sguardo, quasi sfidandolo. I suoi occhi non trasmettono proprio niente, come sempre d'altronde. Ma essendo fissi su di me posso notare un velo di dispiacere, forse per le parole dette. E mi accorgo, solo in quel momento, che lui era lì fin dall'inizio, ascoltando ogni cosa. Non ho davvero voglia di stare al suo gioco di sguardi. Abbasso il capo, incamminandomi verso la mia classe. Gli passo accanto, e il mio braccio sfiora perfettamente il suo. Un brivido percorre la mia schiena, dileguandosi in tutto il corpo. Fottute emozioni, andate al diavolo.
ORE 13.00
L'unica cosa positiva di questa giornata è che ho chiarito tutto con i miei amici e questo mi solleva da ogni pensiero. Ci sediamo al nostro tavolo iniziando a mangiare un delizioso hamburger. Mi guardo intorno e, per la prima volta, ho bisogno di incontrare il suo sguardo. 
T: Che pensi di fare con Bieber? - Dice attirando la mia attenzione. 
Io: Quello che ho sempre fatto, ignorarlo. Non voglio avere più niente a che fare con lui. - Inizio a mangiare tranquillamente quando i miei pensieri vengono interrotti da una voce stridula, alle mie spalle, chiamare il mio nome. Mi volto, trovandomi davanti Corinne. Strapuzzo gli occhi alla vista di un bicchiere di coca-cola situato nella sua mano destra. Non ho il tempo di reagire che mi ritrovo, completamente, bagnata. Taylor si alza di scatto, pronta per difendermi in qualche modo, ma la blocco afferrandogli un braccio. 
Io: Non serve. - Le dico guardandola negli occhi mentre centinaia di risate si disperdono all'interno della mensa alla mia vista, compresa quella di Corinne e delle sue amichette. 
C: Sei molto attraente ridotta così. - Ride ancora, contagiando qualche studente che, fino a quel momento, non aveva espresso nessun tipo di emozione. Mi alzo dal mio posto e, per la prima volta, mi sento ridicola davanti agli occhi di tutta la scuola. Noto Justin alzarsi di scatto. I nostri sguardi si incrociano. Mi guarda con aria dispiaciuta, come se servisse a qualcosa. Velocemente mi incammino verso l'uscita della mensa ritrovandomi sola in quei corridoi deserti. Mi dirigo verso il bagno femminile, con passo svelto.
J: Amber, Amber aspetta! - Il mio nome appare come una supplica tra le sue labbra. Aumento il passo, trattenendo le lacrime. "Vattene ti prego, vattene. Potrei scoppiare." Entro nel bagno, sentendo i suoi passi veloci alle mie spalle. Guardo la mia immagine riflessa allo specchio, un vero schifo... ecco cosa sono. Afferro la stoffa della mia maglietta, strizzandola in modo da liberarla dal liquido. 
J: Amber... - Sussurra entrando. Non lo guardo, rendendolo estraneo a quella situazione - Amber... - Ripete ancora, questa volta avvicinandosi. 
Io: Lasciami in pace, maledizione! - Urlo a testa bassa. Sento le sue mani posarsi sul mio volto e mi costringe a guardarlo negli occhi. Li dilata forse cosciente, solo ora, delle mie inutili lacrime. 
J: Amber... 
Io: Smettila, ti prego. Smettila. - Abbasso lo sguardo, di nuovo. Vorrei solo scappare in questo momento. Sento le sue braccia circondare il mio esile corpo e rimango paralizzata contro di lui. Mi stringe a se, respirando sulla mia spalla. Una lacrima cade, posandosi lungo la stoffa della sua maglietta. 
J: Mi dispiace così tanto... - Sussurra tra i denti. Chiudo gli occhi, respirando il suo inconfondibile profumo. Quanto vorrei poter ricambiare l'abbraccio, ma non ci riesco. 
Io: Stai mentendo. - Sussurro a mia volta - Stai mentendo, lo so. 
J: No, Amber, non sto mentendo. Te lo giuro.
Io: Non giurare! - Dico liberandomi da quell'insaziabile abbraccio - Cosa credi, che non sappia a che gioco stai giocando?
J: Non sto giocando a nessun gioco Amber, e lo sai.
Io: Che cosa so, eh? Che sei uno sporco schifoso senza cuore? Questo so Justin? - Mi guarda dritto negli occhi, con quella sua solita dannata espressione. Distolgo lo sguardo, posando entrambi le mani sul bordo del lavandino. Le lacrime scendono lente, cadendo all'interno di esso - Per una volta, per una maledettissima schifosa volta... perché non provi ad essere sincero con me? Perché non provi a guardarmi sotto un altro aspetto? Perché non cerchi di evitare ogni dannato litigio tra di noi? - Abbassa il capo e lo noto attraverso lo specchio. Lo guardo immobile, impassibile, senza reagire, trattenendo le emozioni. Asciugo in fretta le lacrime. Basta piangere, basta versare altre lacrime per lui. Non ne vale davvero la pena.

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