CAPITOLO 30. Ci rivedremo...

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Mi guardava negli occhi senza mai fermarsi e questo non faceva altro che accrescere in me una profonda voglia di abbracciarlo e di stringerlo almeno per cinque secondi. Distolgo lo sguardo, fissando le punte delle mie scarpe consumate. Era ovvio che era sincero, lo avevo capito da tante cose ma da una cosa in particolare, il suo sguardo. Il suo dannato sguardo pieno di sincerità che si specchiava nel mio. Un brivido percorse la mia schiena nel momento esatto quando sentì la sua mano spostare i miei capelli in modo da lasciare libero il collo. Lentamente, si avvicinó ad esso e lo senti respirare, profondamente, il mio profumo. Chiudo gli occhi mentre una scarica di emozioni mi attraversa completamente. Il suo naso sfiora, delicato, la mia pelle mentre la sua mano accarezza la mia schiena, al di sotto della maglietta. Stringò forte i pugni sui pantaloni cercando di rimanere il più calma possibile. Le sue labbra premono con forza contro la mia pelle, mandando in tilt il mio sistema nervoso. Un leggero sospiro esce dalla mia bocca quando risale lentamente, strusciando il labbro inferiore contro il collo. Risalendo, in fine, verso il lobo. Lo morde piano, facendomi gustare ogni istante. Maledizione... Deve smetterla, ora. 

J: Amber... - Sussurra tra un morso e l'altro - Amber... - Il mio nome appare come una preghiera tra le sue labbra. Mi volto verso si lui trovando il suo incantevole viso a un soffio dal mio. L'imbarazzo in quel momento era andato a farsi fottere. Il mio cuore batteva, ed era vero ma mi bastava guardarlo negli occhi per innamorarmene e sentirmi al sicuro. La mia mano si posa sulla sua guancia. L'accarezzo piano, mentre chiude gli occhi rilassandosi sotto al mio tocco. La sua bellezza non poteva essere paragonata a niente in quel momento, non poteva essere mai paragonata. Era, in qualunque circostanza, dannatamente bello e ora la vergogna spariva quando lo pensavo. Afferra la mia mano, portandola davanti alla sua bocca. I suoi occhi tornano a guardarmi con insistenza mentre le sue labbra arrivano a baciare le nocche della mia mano, una ad una. Stava provocando, e ci stava riuscendo perfettamente. Trattenni un sorriso ma fu lui a precedermi. Ma, in quel momento, tutto riuscivo a fare tranne che sorridere. 

Io: N-Non andare... - Sussurro piano - Non andare domani Justin, ti prego... - Le lacrime cominciarono a scendere al pensiero di lui ridotto ad uno straccio per colpa di un pazzo psicopatico.

J: Devo farlo.

Io: Nessuno ti obbliga. - Mi guarda in modo severo, come se tutto quello che stessi dicendo era perfettamente inutile per lui ma, forse... lo era davvero. - Dimmi perché... Dimmi perché devi andare.

J: Non capisci... - Dice abbassando lo sguardo e alzandosi. 

Io: Aiutami a capire. - Lo guardo allontanarsi. Non rispondeva ma continuava ad andare avanti e indietro senza fermarsi. 

J: Tu non capisci. - Dice voltandosi verso di me - Se io domani non vado potrò impedirgli di fare qualche cazzata, chiaro? Non lo faccio per me, ma per te. È te che vuole ma nessuno, nessuno può toccare quello che mi appartiene. - Il mio cuore perde un battito a quelle parole e mi ritrovo a versare di nuovo lacrime - Amber... - Dice avvicinandosi e inginocchiandosi davanti a me - Non voglio vederti piangere, ok? T-Tu non devi preoccuparti per me, me la caverò come ho sempre fatto. - Cerca di accarezzarmi una guancia ma mi scanso bruscamente. Mi alzo in piedi, avvicinandomi alla porta di casa mia. 

Io: Spiegami che cazzo risolvi con la violenza, spiegami perché sei sempre così ottuso. - Dico tornando a guardarlo negli occhi. 

J: Sono fatto così. 

Io: Non è una buona motivazione. - Dio fredda - Vuoi continuare ad essere così Justin? Ha fare sempre tutto di testa tua? - Non risponde ma continua a guardarmi negli occhi. E quegli occhi, quello sguardo bastano per capire cosa vogliono dire. 

J: Amber... io lo faccio per te, solo per te. 

Io: Ma non capisci che non mi frega un cazzo di tutto questo? Non capisci che non voglio tutto questo? Non capisci che se ti dovesse capitare qualcosa, i-io... io non so cosa farei? - Si avvicina - Non lo stai facendo per me, ma come sempre per te stesso. Sei orgoglioso, maledettamente testardo. - Dico puntando un dito contro il suo petto - E tutto questo lo fai solo per far crescere la tua superiorità. Ti fa sentire bene questo Justin? Ti fa stare bene vedermi piangere per te? - Mi guarda negli occhi, irrigidendo la mascella. 

J: Non voglio che piangi per me. - Sussurra più a se stesso che a me. 

Io: Allora evita di farmi sentire come una povera nullità ogni santissima volta. - Abbassa il capo - Te lo giuro Justin, se tu domani vai... ti odierò per sempre. - I suoi occhi si fecero lucidi a quelle parole ma il mio corpo mi impediva di compiere qualsiasi movimento verso di lui. Un'ultima lacrima scese lungo la mia guancia. L'asciugai in fretta, continuando a guardarlo negli occhi. Mi volto, girando la chiave all'interno della serratura entrando, in seguito, in casa mia. Avevo chiuso con la gentilezza, avevo chiuso con le lacrime... avevo chiuso con lui. 

IL GIORNO DOPO

La mattina seguente non avevo scuola così riuscì a dormire tre buone orette in più. La mia vita stava proseguendo nel più completo stress e il comportamento di Justin non mi aiutava affatto. La mia fiducia in lui, quel poco che ne riversavo, si stava lentamente sgretolando finendo a terra come polvere. Ma infondo era quello che voleva e non faceva nulla, nulla per evitare tutto questo. Sarebbe andato questa sera, me lo sentivo. E non mi aspettavo affatto il contrario da lui ma, infondo, se per lui era più importante uno stupido scontro... allora, in quel caso, lo sarebbe stato anche per me. Ieri sera, ormai, era solo un lontano ricordo. Ogni parola detta, ogni carezza fatta... niente di tutto questo esisteva più per me. Avrei voluto impedirgli di andare ma niente poteva e riusciva a fermarlo. "Non ci sarà un domani." Quella maledetta frase risuonava ancora nella mia mente provocando in me un abisso di terrore e preoccupazione. Cosa gli sarebbe successo? Cosa poteva mai fargli uno come Patrick? Speravo, con tutta me stessa, che sarebbe ritornato sano e salvo, era l'unica cosa che contava in quel momento.

Il pomeriggio passò nella noia più totale. La mia preoccupazione aumentava ad ogni ora trascorsa e presto arrivò la sera, trasformandomi in un essere ansioso e terrorizzato come mai era successo. Mi alzo dal letto, avvicinandomi alla grande finestra della mia stanza. Mia madre era uscita con Paul, sarei stata a casa da sola per tutta la serata. Desideravo avere solo un po' di compagnia e non c'era niente di meglio che avere accanto lui, proprio lui. Guardo l'orologio accorgendomi che erano già le dieci passate. Deglutisco. Il suono del campanello mi distrae dai miei pensieri. Esco velocemente dalla mia stanza, percorrendo in fretta le scale. Pregai mentalmente che fosse lui e che aveva deciso di non andare. Quando aprì la porta me lo ritrovai davanti. Il mio cuore perse un battito, guardandolo con estrema attenzione. 

Io: Sei qui.

J: Ancora per poco, Amber. - Entra in casa, chiudendo la porta alle sue spalle. 

Io: Dimmi che hai cambiato idea... dimmi che non andrai più. - Abbassa il capo dandomi la prova che mi sbaglio a tutti gli effetti . - J-Justin... - Sussurro piano. 

J: Sono qui per una ragione, Amber. - Dice guardandomi negli occhi.

Io: Ti ascolto. - Avanza di un passo fino a fronteggiarmi perfettamente. 

J: Sei sola, vero? - Annuisco - Lo immaginavo. - Sospira - Chiudi ogni finestra, ogni porta Amber... non lasciare il minimo spazio aperto, chiaro? - Annuisco ancora, tremando - Chiuditi dentro e non provare ad uscire minimamente, intesi? - Annuisco ancora, l'unica cosa che riesco a fare in questo momento. Mi abbraccia di scatto, notando evidentemente il mio sguardo terrorizzato - So che hai paura, ma andrà tutto bene. - Dice sussurrando al mio orecchio. 

Io: I-Io ho paura Justin... I-Io non...

J: Sssh. - Dice interrompendo i miei singhiozzi con le sue parole. Afferra il mio viso tra le mani, asciugandomi le lacrime. 

Io: Perché devi fare tutto questo? 

J: Per la tua protezione. 

Io: Tornerai presto, non è così? - Deglutisce, abbassando il capo - Non è così Justin? 

J: Amber, Amber ascolta. Non posso andare sapendo che tu sei qui a torturarti di domande sperando di darti qualche risposta. Non posso lasciarti qui sapendo che hai paura, ne ho anch'io per te ma devi lasciarmi fare. - Faccio per parlare ma mi interrompe poggiando un dito sulle mie labbra - Voglio la tua sicurezza, Amber. Fa come ti dico. - Mi sorpassa, avvicinandosi alla porta. 

Io: Dimmi che ci rivedremo Justin, dimmelo. - Si blocca di scatto, guardando terra. Si volta verso di me e noto i suoi occhi riempirsi di lacrime - Ti prego, ho bisogno di sentirtelo dire. - Sussurro con la voce smorzata dalle lacrime - Promettimelo Justin. - Dico guardandolo negli occhi, intensamente.

J: Te lo prometto. Ci rivedremo Amber, sta sera stessa. - Furono le ultime parole che pronunciò prima di scomparire. Un enorme vuoto mi attraversò anima e corpo quando varcò la soglia di casa mia, scomparendo nella notte. 

Our love suicideWhere stories live. Discover now