CAPITOLO 6. Che mi sta succedendo?

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PARTE MIA
Mi trovo a casa di Josh, sta un pò meglio rispetto a ieri anche se le ferite non si sono ancora emarginate. è disteso sul letto e guarda il soffitto bianco senza pronunciare parola. Mi alzo dalla sedia della sua scrivania e mi incammino verso il letto. Mi inginocchio, accanto a lui, e inizio ad accarezzare i suoi capelli neri come la notte. Sorride, posando il suo sguardo su di me. 
Io: Come ti senti? 
Josh: Adesso che sei qui, con me... molto meglio, grazie. - Sorrido.
Io: Mi dispiace così tanto Josh, dico davvero. 
Josh: Non preoccuparti, sto bene.
Io: Come faccio a non preoccuparmi? Sei il mio migliore amico e mi distrugge vederti in questo stato... solo per colpa mia. - Abbasso lo sguardo mentre sento le lacrime che spingono per uscire. 
Josh: Amber, Amber guardami. - Dice sedendosi. Alzo lo sguardo verso di lui mentre le lacrime iniziano a scendere, lente - Quello che è successo non è affatto colpa tua. Sono in questo stato, ora, perchè ti ho difeso più che potevo ma, se l'ho fatto, è perchè ne sentivo il bisogno. - Dice serio - Guardandoti, in questo momento, capisco che quello che ho fatto non è stato affatto un errore. Te lo avrò ripetuto un centinaio di volte, ma non posso fare a meno di proteggerti. - Dove vuole arrivare? - Nella mia vita non ho mai tenuto ad una ragazza nel modo in cui tengo a te. Nella mia vita non ho mai incontrato un'amica come te. Nella mia vita... - Qualcuno bussa alla porta, interrompendo il discorso di Josh. Abbassa lo sguardo, mortificato, mentre pronuncia un debole "Avanti." La figura di sua madre appare sulla soglia della porta, sorridendoci. 
-Tutto bene? - Annuisco - Ti fermi a cena qui, Amber? 
Io: Oh, mi piacerebbe molto ma, purtroppo, ho un impegno. 
-Va bene, vi lascio soli. - Dice richiudendo, lentamente, la porta alle sue spalle. 
Josh: Che tipo di impegno? 
Io: Devo aiutare mia madre a fare delle cose. - Fa che ci creda, fa che ci creda, fa che ci creda...
Josh: Oh, d'accordo. - Si! Grazie Dio, grazie. Mi avvicino a lui e gli stampo un bacio sulla guancia - A domani. - Dice sorridendo appena. 
Io: Ciao.
ORE 16.20
Tra dieci minuti ho quel dannato appuntamento, con quel dannato ragazzo, in questa dannata città. Sospiro infilandomi le mie amate converse. Un senso di ansia inizia ad impadronirsi di me. Ma perchè? "FORSE PERCHE' PUOI INTUIRE QUELLO CHE SUCCEDERA'." 
Io: Ma che diamine stai dicendo? Non succederà proprio un bel niente! - "NE SEI SICURA?" 
Io: Fottiti. - Odio la mia dea interiore e... Oh mio Dio, sto parlando da sola! Sto diventando, decisamente, pazza. Il suono del campanello mi fa tornare nel mondo reale. Alzo gli occhi al cielo. Esco dalla mia stanza, scendendo al piano di sotto. Afferro il giacchetto di pelle, nero, e apro la porta. Me lo ritrovo davanti, girato di spalle, impegnato a sistemarsi il ciuffo perfetto. Con un colpo di tosse riesco ad attirare la sua attenzione. Si volta di scatto e, una volta incrociato il mio sguardo, sorride raggiante. 
J: Buon pomeriggio.
Io: Buon pomeriggio. - Mi guarda con attenzione, dal basso verso l'alto - Ne hai ancora per molto o possiamo andare? - Avere i suoi occhi addosso sono davvero una pessima cosa. 
J: Si Miss Collins, possiamo andare. - Dice scocciato dal mio comportamento. Chiudo la porta e mi incammino verso la sua macchina. Entro al suo interno ma, prima di chiudere lo sportello, guardo Bieber ancora fermo davanti all'uscio di casa mia. 
Io: Che aspetti a salire? - Scuote la testa, come se stesse ritornando nel mondo reale. Annuisce e, con passo svelto, sale in macchina. Mette in moto e parte veloce.
J. Sai, non ti conviene trattarmi così. Non ti hanno insegnato l'educazione? 
Io: Non mi fanno paura le tue minacce. - Dico guardando fuori dal finestrino - E, per la cronaca, sei davvero l'ultimo che può permettersi di parlare di educazione, non ne possiedi un briciolo. - Volta lo sguardo verso di me, continuando a guidare. Sorride divertito. Possibile che niente che lo infastidisce? 
J: Te l'ho già detto che hai una lingua molto lunga, Miss Collins? 
Io: Oh si, Mr Bieber. Credo di aver già ricevuto questo complimento da lei. - Lo guardo, stando al suo stesso gioco. Sorride ancora ma, questa volta, mostrando la sua schiera di denti perfetti. Mi giro soddisfatta dall'altro lato e non posso fare a meno di sorridere anch'io. "MMM, C'E' SINTONIA TRA DI VOI... MI PIACE!" Alzo gli occhi al cielo - Dove stiamo andando? - Domando curiosa. 
J: A casa mia. - Continua a guardare la strada davanti a se. 
Io: C-Come?
J: A casa mia, Amber. Qualche problema? - Deglutisco. 
Io: Nessun problema. 
J: Bene. - Accenna un sorriso. Ditemi che stiamo scherzando, vi prego? "TE LO AVEVO DETTO IO." Dice saltellando felice. 
Io: Fanculo! - Urlo un pò troppo. Justin si volta verso di me, guardandomi con un sopracciglio alzato.
J: Come scusa? - Mi accorgo, solo ora, di aver parlato ad alta voce. Abbasso lo sguardo, per la vergogna, torturandomi le mani dal nervoso. 
Io: N-Niente, è t-tutto ok. - Sposta, di nuovo, lo sguardo tornando a guidare. Cazzo, maledizione. 
J: Mi dispiace interrompere i tuoi pensieri ma... siamo arrivati. - Alzo lo sguardo e noto una gigantesca villa erigersi davanti ai miei occhi. Sbalordita scendo dalla macchina guardando, incantata, quella meravigliosa casa - Che te ne pare? - Dice affiancandomi. 
Io: è davvero bellissima. - Sorride. 
J: Seguimi. - Dice con un cenno del capo. Mi incammino, dietro di lui, verso l'entrata di quella pazzesca reggia. Inserisce la chiave all'interno della serratura per poi farmi accomodare. Rimango basita dalla bellezza estrema di questa casa, facendo ridere Bieber a causa della mia espressione. Lo fulmino con lo sguardo. Ritorna serio, schiarendosi la voce - Hai fame? - Disapprovo con la testa. 
Io: Vorrei solo un bicchiere d'acqua, se è possibile. - Annuisce.
J: Aspettami lì. - Dice indicando un ampio portico fuori casa sua. Esco dalla veranda che da sul giardino. Tutto, intorno a me, è decisamente troppo perfetto. Una splendida piscina padroneggia lo sfondo di questa casa. Cavolo, che meraviglia - Ecco a te. - Dice sedendosi, su una sedia, porgendomi il bicchiere. 
Io: Grazie. - Dico afferrandolo. Lentamente inizio a bere senza distogliere lo sguardo dallo spettacolo che mi circonda - Posso farti una domanda? - Annuisce - Abiti da solo? 
J: No, ci sono anche Rayn e Chaz. - Annuisco.
Io: Da quanto abiti qui?
J: Non so dirlo con esattezza ma da un pò. 
Io: è un posto bellissimo. - Sorride leggermente. 
J: E tu, invece? Da quanto tempo abiti qui? 
Io: Sono nata qui. 
J: Davvero? - Annuisco. 
Io: E tu? Dove sei nato?
J: In Canada, Stratford, Ontario. 
Io: Non ti manca casa tua? - Mi azzardo a dire. Abbassa lo sguardo, annuendo lentamente. 
J: Certe volte vorrei non essere mai diventato quello che sono. Certe volte vorrei tornare il solito ragazzo normale di un tempo. Certe volte vorrei che tutto questo non fosse mai capitato. - Sospira.
Io: Non dire così, non lo dire. Pensa a tutte quelle ragazze che vivono per te, pensa a tutti i loro sorrisi nati grazie a te, pensa alle loro lacrime... ognuna di loro, anche la più piccola, è versata per te. - Lo guardo - Ognuna di loro, dipende da te, Justin. - Mi guarda dritto negli occhi - Non buttare al vento tutto quello che hai creato durante gli anni, non buttare al vento il tuo sogno. 
J: Da quando ti preoccupi per me? - Abbasso lo sguardo imbarazzata.
Io: N-Non mi sto preoccupando per te, sto solo dicendo quello che penso. - Mi guarda attentamente, inumidendosi le labbra con la lingua. 
J: Non mi dispiace questa cosa, sai? 
Io: Ok senti, dimentica tutto quello che ho detto. - Dico guardando altrove. 
J: Perchè? è stato molto carino da parte tua. - Il mio sguardo si incrocia con il suo. Mi sorride dolcemente. 
Io: Sicuro di sentirti bene? Non hai una bella cera. - Nasconde una risata. 
J: Sto bene, non preoccuparti. Posso anche essere dolce, quando lo voglio, sai? 
Io: Oh si, immagino. - Incrocia le braccia appoggiando la schiena contro la sedia. Guarda il cielo cristallino, non rispondendo a quello che ho detto. 
J: Ti capita mai di pensare a come sarebbe tutto più bello vedere il mondo da una nuvola? - Dice spezzando il silenzio.
Io: Ehm... no. 
J: Bhè, pensaci ogni tanto. Sarebbe davvero bello, non trovi? - Ritorna a guardarmi. Faccio spallucce - Come sei noiosa. - Dice accendendo una sigaretta. 
Io: Ehi! Nessuno ti ha obbligato ad invitarmi, potevo benissimo restare a casa mia. - Alza gli occhi al cielo.
J: Amber, rilassati. - Dice buttando fuori il fumo. 
Io: Fa male fumare e, soprattutto, tu non dovresti. Ti ricordo che sei un cantante. 
J: Dio, sembri mia madre! Ma perchè ce l'avete tutti con il fumo? 
Io: Lo dico solo per il tuo bene. - Alza un sopracciglio, guardandomi negli occhi. Si alza, afferrando la sedia, e sedendosi di fronte a me. Lo guardo cercando di capire.
J: Ora si che ho la conferma che ti preoccupi per me, dolcezza. - Dice avvicinandosi. 
Io: Avanti Bieber, possibile che prendi, così seriamente, tutto quello che dico? Fai come vuoi: vuoi fumare, fallo pure... non è un mio problema. - Incrocio le braccia. Si avvicina al mio viso soffiando il fumo sulla mia faccia - Sei un coione! - Dico tossendo. Ride divertito accavallando le gambe - Vaffanculo, vacci seriamente. 
J: è un pò di fumo. Che vuoi che sia? - Alzo il dito medio sotto la sua risata contagiosa. Poco dopo mi ricompongo, sistemandomi i capelli - Che mi dici dei tuoi? - Tasto sbagliato Bieber, tasto sbagliato. 
Io: Vivo insieme a mia madre da molti anni. 
J: E tuo padre? - Dovevi proprio chiedermelo, razza di idiota?! 
Io: Non c'è. - Abbasso lo sguardo.
J: è partito per lavoro?
Io: Magari fosse così. è partito per sempre, e il suo viaggio non avrà più ritorno. - Cerco, invano, di trattenere le lacrime.
J: A-Amber, io...
Io: è tutto ok, sono abituata anche a questo. - Dico interrompendolo.
J: Perdonami io... non ne avevo idea. - Dice mortificato.
Io: Piantala di scusarti, non serve a niente. - Abbassa il capo. Guardo il cielo sopra di me - Forse si, mi piacerebbe stare su una nuvola... almeno per stargli vicino. - Una lacrima solca il mio viso pallido. Lo sento deglutire. 
J: T-Ti va di parlarmi di lui? - Lo guardo negli occhi - Dico davvero. - Sospiro. 
Io: Se n'è andato quando avevo solo sette anni, un orribile incidente stradale lo ha strappato via da me, per sempre. - Torturo i miei polsi, forse a causa del nervoso - Ero piccola, troppo piccola per rimanere senza un padre, troppo piccola per vivere senza di lui. Ma infondo, al destino non si comanda, no? - Mi guarda negli occhi. Non avevo mai notato, prima, quell'espressione nel suo sguardo. Mi alzo dalla sedia, allontanandomi di poco. Incrocio le braccia, sfregando le mani su di esse - Non avrei mai potuto immaginare che se ne sarebbe andato via da me così, in una buia notte di novembre, lasciandomi sola con mia madre. - Mi segue con lo sguardo - Certe volte, quando guardo le nostre foto, non posso fare altro che immaginare a come sarebbe stata diversa la mia vita se lui fosse ancora al mio fianco. Mi capita troppo spesso di piangere, anche solo pensando a lui. Mia madre è una donna troppo forte, io sono l'esatto contrario. Fin da bambina mi ha sempre ripetuto che lui, da lassù, mi avrebbe sempre protetta, in ogni modo. Non ho mai creduto a questo. Una persona può proteggerne un'altra solo stando al suo fianco. E lui non c'è stato, non c'è e non ci sarà mai. - Il mio viso è ricoperto da profonde lacrime che, incessanti, continuano a scendere veloci. Mi giro, dandogli le spalle, non deve vedermi così, non devo sembrare debole ai suoi occhi. Mi asciugo il viso con l'estremità del mio giacchetto - Un vuoto, ecco cos'ha lasciato in me, un enorme vuoto che nessuno potrà mai colmare... a parte lui. - Abbasso lo sguardo mentre sento altre lacrime pronte ad uscire. Le ritraggo immediatamente.
J: Non aver timore di piangere se questo è il tuo unico sfogo. - Sento la sua voce dietro di me. Mi volto, incontrando il suo sguardo - Non posso portarti di nuovo in vita tuo padre malgrado lo volessi per impedirti di versare altre lacrime su questo meraviglioso viso. - La sua mano arriva a contatto con la mia guancia, facendomi rabbrividire - Tua madre ha ragione, lui non ti abbandonerà mai Amber, sarà sempre al tuo fianco. E, sono sicuro, che ora, in questo momento, ti sta osservando. Sarà fiero di te, di tutto quello che hai fatto durante la sua assenza per andare avanti... in tutto questo tempo. - Abbasso lo sguardo e non posso fare a meno di evitare di far uscire altre lacrime - Non voglio farti piangere ulteriormente. - Dice con voce calma - Ma rifletti su quello che ti ho detto, ok? - Le sue dita asciugano, lentamente, le mie lacrime. Lo guardo negli occhi e mi perdo in un abisso di meravigliosi colori. Perchè sta facendo tutto questo? - Io sono dentro se hai bisogno di me. - Annuisco lentamente mentre lo guardo andare via. Ti prego no, non farlo! Resta qui, con me. Continuo ad urlare a me stessa. Entra in casa, lasciandomi sola in quell'enorme portico. Sospiro abbassando lo sguardo. Che mi sta succedendo?

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