CAPITOLO 97. Salvami Justin.

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Per colpa del coglione la professoressa si era un tantino arrabbiata con noi. Eravamo stati costretti ad uscire dalla classe e a raggiungere l'ufficio del preside. Una volta dentro, ci si presentò davanti un uomo sulla sessantina di anni. Non me lo ricordavo proprio così. Aveva una barba grigiastra che gli ricopriva le guance e il mento, capelli neri, occhi verdi come lo smeraldo e un portamento davvero ben rispettabile. Ci aveva chiesto il motivo della nostra inaspettata "visita" e, inventando qualche cazzata di là e di qua, eravamo arrivati alla conclusione che ci aspettavano ben due ore di detenzione alla fine delle lezioni. Justin camminava al mio fianco, con le mani nelle tasche dei pantaloni. Si guardava intorno con aria indiscreta mentre io camminavo come un rinoceronte incazzato.

J: Ti vuoi rilassare? Cosa diavolo sono due ore di detenzione? - Mi voltai verso di lui, bloccandomi nel bel mezzo del corridoio.
Io: Tu - Dissi puntandogli un dito contro il petto - Tu sei un coglione. Chiaro? - Ripresi a camminare, mentre sentivo i suoi passi seguirmi.
J: Guarda il lato positivo - Disse appoggiandosi con la schiena contro il mio armadietto, spiazzandomi in questo modo la strada - Passeremo due ore insieme, da soli, in una classe. - Sorrise maliziosamente. Alzai gli occhi al cielo, sbuffando. Lo spinsi e inserì la combinazione del mio armadietto - Non avercela con me per quello che è successo ieri sera. Sai che mi dispiace. - Disse accarezzandomi i capelli. Mi voltai verso di lui, osservandolo con attenzione - Corinne mi ha detto tutto sta mattina. Sono un disastro, lo so. Non avrei dovuto parlare dicendo quelle cose e mi dispiace un casino. - Continuò a giocare con alcune ciocche dei miei capelli, fino a quando non si avvicinò al mio viso - Mi perdonai? - Disse con voce bassa e maledettamente sexy.
Io: Perdonarti? - Sussurrai a mia volta. Annuì - Vedremo. - Dissi allontanandomi prima che le sue labbra si unirono alle mie.
J: Vedremo? - Corrugò la fronte.
Io: Esatto. - Dissi camminando verso la mia classe - Vedremo.
J: Ma vedremo cosa, Amber? - Non gli risposi ma continuai a camminare con un sorriso da idiota stampato in faccia.
ORE 15.30
La detenzione era iniziata da circa un'ora e, in un'ora, avevamo solo parlato, parlato e ancora parlato. Seduti su un banco guardavamo il cielo al di fuori della finestra.
J: Davvero pensi che stia mentendo? - Disse attirando la mia attenzione.
Io: Non lo so. In alcuni momenti sembra davvero seria, in altri mi fa dubitare di tutto. - issi guardandolo negli occhi.
J: Anche a me. - Rispose tornando a guardare la grande finestra di vetro davanti a se.
Io: Per quanto tempo starà da te?
J: Non lo so. - Annuì abbassando il capo. Mi avvicinai a lui, era davvero preoccupato. Circondai le sue spalle con un braccio e lo guardai. Non distoglieva lo sguardo dal cielo, rimanendo in silenzio. Era assurdamente bello. Il suo profilo era maledettamente perfetto. La bocca schiusa, gli occhi chiari e bellissimi, i capelli tirati su in una cresta, la mascella contratta... si voltò verso di me, mentre i miei occhi si perdevano nei suoi.
Io: Hai paura? - Domandai sussurrando.
J: Ho paura di perderti. - Rispose, a sua volta, in un sussurro. Gli accarezzai una guancia, osservandolo attentamente. La sua paura era davvero evidente.
Io: Posso abbracciarti? - Gli sussurrai fissando a fondo i suoi occhi.
J: Puoi amarmi, se vuoi. - Rispose con quella voce bassa e profonda.
Io: La sai una cosa? - Dissi sfiorando il suo naso con il mio. Disapprovò con testa, fissando le mie labbra - Io già ti amo. - Premetti la mia bocca sulla sua, cancellando qualsiasi dubbio o preoccupazione ci stesse affiorando le menti in quel momento. La sua mano accarezzò lentamente la mia guancia mentre lentamente andavo a fuoco. Le nostre lingue si intrecciarono, mandandomi del tutto in un altro mondo. Sorrise sulle mie labbra, e non riuscivo davvero a capirne il motivo - Che c'è? - Dissi staccandomi.
J: Stavo solo ripensando al bacio che ti ho dato prima in classe, nulla di che. - Abbassai il capo, imbarazzata.
Io: Non farlo mai più, chiaro? - Gli puntai un dito contro mentre lui se la rideva divertito - Sono seria. - Lo ero davvero. Smise di ridere, tornando a guardarmi negli occhi.
J: Davvero? - Annuì, incrociando le braccia al petto. Scesi dal tavolo, raggiungendo la finestra. Guardai all'esterno notando fiochi raggi del sole spuntare tra le nuvole.
Io: Non dovevamo essere qui. Io non dovevo essere qui ora. - Sfregai le mani contro le braccia, rabbrividendo.
J: è sempre colpa mia, vero? - Corrugai la fronte, voltandomi verso di lui.
Io: Se ti riferisci a questo si, è colpa tua.
J: Intendo sempre, Amber.
Io: Che vuoi dire?
J: Lo sai benissimo. - Alzi un sopracciglio, continuando a guardarlo.
Io: Ti giuro che non so di cosa stai parlando, Justin. - Sospirò.
J: E che mi dici allora di quello che sta accadendo tra di noi? È colpa mia, no? Che mi dici di quello che è successo ieri sera?
Io: Non puoi avere ragione. Nessuno ti ha obbligato ad ubriacarti in quel modo.
J: E chi ti dice che non ne avevo bisogno? Chi ti dice che non mi ha aiutato bere? - Corrugai nuovamente la fronte.
Io: Ti ha aiutato per sparare cazzate, Justin? In questo ti è stato utile bere? - Abbassò il capo, sbuffando - Non puoi avere ragione su questo.
J: Ma tu vuoi sempre avere ragione, cazzo! - Disse alzando il tono della voce. Distolsi lo sguardo, mordendomi il dentro guancia. Forse non aveva tutti i torti.
Io: Mi dispiace. - Dissi abbassando lo sguardo.
J: Ah cazzo, sempre scuse! - Prese a calci una sedia, facendomi sobbalzare - Ma tu lo sai che sono maledettamente stanco? Lo sai, Amber? Lo sai che non ce la faccio più con tutto questo? - Lo guardai, mentre la vena gli pulsava sul collo. Si avvicinò con passo svelto, fino a fronteggiarmi. Afferrò entrami i miei avanbracci, avvicinano il suo volto al mio - Credi che sia facile prendermi questa responsabilità? Credi che sia facile per me prendermi cura di te quando so che non sono in grado di farlo nemmeno per me stesso? - Ingoiai a stento la saliva - E pensarlo mi sta distruggendo. Perché ho una paura matta di perderti. - Distolsi lo sguardo dal suo, trattenendo le lacrime - Chi mi assicura che starai bene? Chi mi assicura che nessuno ti farà mai del male? - Lo guardai con troppa serietà.
Io: Vuoi lasciarmi morire? - Le sue iridi si dilatarono al suono delle mie parole.
J: No! Cosa cazzo dici?
Io: E allora cosa vuoi? Vuoi che viva?
J: Si Amber. Voglio la tua sicurezza.
Io: La mia sicurezza sei tu! - Abbassò lo sguardo, lasciandomi andare.
J: Non sono in grado di...
Io: Non dirlo! - Dissi interrompendolo - Non dirlo, ti prego. - Mi allontanai, iniziando a camminare a testa bassa - Non sai nemmeno proteggere me, come pensi di farlo con Corinne? - Non rispose. Avevo ragione dannazione ed era stato lui stesso a dirlo.
J: Sai che ti amo Amber, sai che farei qualsiasi cosa per te.
Io: E allora salvami, Justin. - Le lacrime iniziarono a scendere lente, dolorose e amare. Camminò verso di me, afferrando il mio volto tra le mani.
J: Te lo giuro, io ti salverò da tutto e da tutti. - Mi strinse a se, in un caldo e lungo abbraccio.
Io: Non ce la farai, mi prederà. - Dissi singhiozzando.
J: Non lo farà Amber, io ti proteggerò meglio che posso.
Io: è inutile. - Dissi in un sussurro.
J: Nulla è inutile.
Io: Ma io lo sono. - Strinsi la sua maglietta tra le mani, bagnando la stoffa.
J: Non è vero, tu sei essenziale. - Il mio cuore perse un battito - Tu sei la mia vita, Amber.
Io: Non sarò mai abbastanza.
J: Per chi?
Io: Per tutti.
J: Anche per te stessa?
Io: Soprattutto. - Dissi con la voce affranta.
J: E se fossi abbastanza per me?
Io: Ti direi che è sbagliato.
J: Ma sarebbe d'aiuto?
Io: Un po'. - Risposi in tutta sincerità.
J: Perché?
Io: Quando me lo dicono, mi sento un po' migliore.
J: Allora te lo dirò spesso. - Sorrisi appena.
Io: Incontrerai troppi muri, troppe barriere.
J: Li abbatterò.
Io: Ma saranno loro a distruggerti.
J: Sarò forte. - Eravamo rimasti così, abbracciati, stretti l'uno contro l'altra. E stavo bene.
Io: Ti terrò lontano.
J: E io ti stringerò. - Rispose con voce calda - Perché tremi, piccola? - Disse accarezzandomi una guancia e rompendo quel meraviglioso abbraccio.
Io: è il mio cuore.
J: E perché trema il tuo cuore?
Io: Perché ha paura. - Mi guardò con uno sguardo triste e spento. Un enorme vuoto mi attraversò.
J: Di cosa?
Io: Dell'amore, quello che ti circola nelle vene. E mi ammalerò. - La sua fronte si corrugò appena.
J: Ti ammalerai? - Annuì - Di cosa?
Io: Di te. Poi vorrò che mi baci. - Quella perfetta bocca si curvò leggermente in su.
J: E io ti bacerò. - Disse sussurrando contro le mie labbra.
Io: E allora un pò mi salverai. - Sussurrai a mia volta. La sua bocca premette di nuovo contro la mia, senza darmi il tempo di replicare. Mi succhiò le labbra con forza, attirandomi contro il suo corpo. Legai le braccia intorno al suo collo, mentre le sue grandi mani mi alzarono da terra, posandomi delicatamente sul tavolo alle mie spalle. La sua lingua lottava contro la mia togliendomi il fiato ad ogni loro contatto. Mi baciò le labbra avidamente, facendomi arrossire mentre le sue mani si infilarono al di sotto della mia maglietta. Legò le mie gambe intorno al suo bacino, accarezzandomi lentamente la pancia - Justin... - Mugulai sulle sue labbra. Scese a baciami il collo, facendomi sospirare - Justin... no. - Mi fece scivolare lungo il tavolo in modo da avvicinarmi ancora di più contro di lui. Lo richiamai altre volte, inutilmente. Afferrai il suo viso tra le mani e lo calmai sotto le mie carezze.
J: Scusa. È che quando si tratta di te non riesco mai a controllarmi. - Sorrisi appena. Lo abbracciai, stampandogli un bacio sul collo. Le mie mani si muovevano sulla sua schiena, infondendogli calore. Mi strinse ancora, ancora e ancora - So che amarti significa tradire la volontà di tutti, ma non amarti significa tradire il mio cuore. E so che questo amore sarà la mia morte, ma almeno morirò felice.

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