Capitolo 46. Si rinizia.

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C: Ti va di parlarne? - Mi bloccai di scatto. Disapprovai con la testa, abbassando il capo. - D'accordo. Scusami, non ne avevo idea. - Disse uscendo dalla mia stanza. Mi voltai e fissai la porta ormai chiusa. Che ci fosse rimasto male? Adesso non era davvero il momento di pensare a questo, mi sarei occupata più tardi di risolvere le cose con lui.

PARTE JUSTIN

Ero depresso, in una maniera inspiegabile. Ero nervoso, fin troppo. Ero arrabbiato, con il mondo intero. Ed ero solo, maledettamente e schifosamente solo. Avevo perso la cosa più cara che possedevo per un mio stupido capriccio. Non avevo il coraggio di mandarle un messaggio, tantomeno di chiamarla. Che altro potevo fare se non partire da zero? Non avrei di certo continuato a sperare in un miracolo in grado di far risolvere le cose tra di noi. Indossai il cappotto, ed uscì di casa. Il vento soffiava pungente sulla pelle del mio viso, facendomi rabbrividire. Piangevo, piangevo giorno e notte. Nemmeno più il fumo mi aiutava. Mi serviva qualcosa di molto più forte e sapevo perfettamente dove trovare il mio nuovo bisogno. Varcai il cancello di casa di Jason, un tizio che avevo conosciuto qualche anno prima. Suonai al campanello e aspettai che venisse ad aprirmi. Poco dopo la figura di un ragazzo si presentò davanti ai miei occhi.

J: Bieber. - Disse stupito.

Io: Ehi Jason, come va? - Dissi con un cenno del capo. I suoi occhi rossi mi scrutavano con attenzione e potei notare il suo naso mal ridotto, segno che aveva appena finito di sniffare un'alta dose di cocaina.

J: Entra. - Disse facendomi accomodare. Mi guardai intorno, davvero niente male come posto. - Qual buon vento ti porta qui, Bieber?

Io: Devi aiutarmi. - Dissi di punto in bianco.

J: Io? - Annuii.

Io: Jason... devi farmi rientrare nel giro, ora. - Mi guardò stupito, meravigliato.

J: Cosa? Ma se...

Io: Lo so lo so... - Dissi interrompendolo - Sono stato io ad andarmene perché mi ero stufato di tutta quella merda, ma ora devo rientrare.

J: Problemi con qualcuno, Bieber? - Disse facendomi segno di seguirlo al piano superiore. Pensai subito ad Amber e alla discussione fatta ieri.

Io: Una specie.

J: Quando ci sono di mezzo le donne non è mai un buon segno. - Disse sospirando.

Io: Come fai a sapere che c'è di mezzo una ragazza? - Alzai un sopracciglio.

J: I tuoi occhi parlando chiaro, biondino. - Abbassai lo sguardo. Con la coda nell'occhio lo vidi frugare all'interno di un cassetto estraendone, in seguito, una chiave - A te l'onore. - Disse lanciandomela, sorridendo. L'afferrai al volo e mi avvicinai ad una scrivania interamente di metallo nero. Inserì la chiave all'interno della piccola serratura, sbloccandone l'apertura. Tirai fuori il cassetto e davanti ai miei occhi apparve la più grande dose di droga.

J: Sei sicuro di volerlo fare? - Annuì, scrutando per bene ogni singolo pacchetto - Fammi indovinare... discussione con la pollastra? - Annuì ancora - Io non lo farei se fossi in te. Voglio dire: perché rovinarsi la vita per una femmina? - Lo guardai.

Io: Lei non è come le altre... - Dissi abbassando il capo.

J: Vuoi dirmi che tra di voi c'era amore?

Io: Esatto. - Mi guardò a bocca aperta.

J: Il grande Justin Bieber innamorato?

Io: Cosa cazzo c'è di male? Lo sono ancora. - Sbraitai come un cane.

J: E allora spiegami, se lo sei ancora... perché cazzo lo fai? - Quella domanda mi ronzava nella testa, facendomi riflettere attentamente. "GIÀ, PERCHÉ LO FAI JUSTIN?" Cosa avrei risposto ora? - Ascolta, amico. Questa roba non fa la felicità. - Disse indicando quella merda - Perché vuoi riprendere?

Io: Non ho mai iniziato veramente Jason, sei tu quello che lo ha fatto.

J: è vero, e non immagini che enorme sbaglio è stato. Non è per niente bello vivere circondati da tutto questo schifo. Questa merda inizia a diventare più essenziale dell'aria. Guarda me. - Disse indicandosi - Guarda cosa sono diventato a causa di questo. - Il suo aspetto era davvero qualcosa di sconcio e viscido, c'era da ammetterlo. La sua mano si posò sulla mia spalla - Una volta iniziato, non ci sarà mai più una fine Bieber. Lo sai, vero? - Annuì incerto - Sei ancora in tempo per ripensarci.

Io: Dammi questa cazzo di droga e basta. - Dissi serio.

J: Come vuoi. - Alzò le mani in segno di arresa - Ma non voglio saperne niente. - Mi lanciò un sacchetto trasparente - Inizia con una dose, se te ne serviranno altre... sai dove trovarmi. - Disse aprendo le braccia.

Io: Quanto vuoi per questo?

J: Offre la casa, stronzetto. - Mi lanciò un occhiolino.

Io: Grazie Jason.

J: Non ringraziarmi. E ora sparisci, ho da fare.

MEZZ'ORA DOPO

Jason è sempre stato un tipo tutto suo. Non ha mai fatto sapere agli altri i suoi cazzi ed era questa una delle cose che rispettavo di lui. Ci eravamo conosciuti in un night club, nel centro di L.A. Io, ai quei tempi, avevo solo 17 anni, mentre lui 19. I nostri gruppi si unirono e fu così che iniziammo ad essere amici. Non facevo affatto uso di droghe, almeno non in quantità eccessiva. Riniziare non mi avrebbe affatto aiutato ma tentare non costava nulla. Stavo davvero facendo la scelta giusta? Era davvero questo quello che volevo per il mio futuro? Ma questo non lo era per niente. La mia vita era tra le braccia di Amber e non in mezzo a questo schifo di giro. Fissai la siringa che portavo stretta nella mano sinistra. Tentennavo a compiere il gesto che avrebbe cambiato la mia vita per sempre. Perché lo stavo facendo? Non per orgoglio, sicuramente. D'un tratto me ne resi improvvisamente conto. Era tutto calcolato, era tutto previsto. Lo stavo facendo per lei. A quale scopo? Ancora non lo sapevo ma era una tale follia che volli tentare. L'amavo, l'amavo ancora. Come avrei potuto smettere di farlo? Nel momento esatto in cui il sottile ago penetrò nella mia pelle, mi tornò in mente la discussione avvenuta ieri pomeriggio. Non sarebbe tornata, ne ero convinto. Una profonda rabbia mi invase al pensiero della sua sciocca motivazione: "voglio restare per mio cugino." Penetrai l'ago più a fondo, mordendomi il labbro inferiore per il dolore. Il ferreo sapore del sangue iniziò a riversarsi all'interno del lavandino accompagnato da quello che stava fuoriuscendo dal mio braccio. Strinsi quel dannato oggetto che sarebbe stato la mia più grande rovina e lasciai la sostanza entrare lentamente in me. Chiusi gli occhi, buttando la siringa nel cestino. Tamponai con l'asciugamano il piccolo buco dal quale fuori usciva ancora del sangue mentre mi soffermai a fissare la mia immagine attraverso lo specchio. Che cazzo stavo facendo? Era davvero questo quello che volevo? Tirai un forte calcio contro la parete, imprecando contro ogni cosa mi trovassi davanti. Stavo impazzendo, lo stavo facendo davvero. Ma ormai non mi importava più un cazzo di niente, tantomeno di lei. Estrassi il telefono dalla tasca dei pantaloni e, tra i numeri della rubrica, trovai quello di Jason. Mandai la chiamata e aspettai in linea.

*J: Bieber, già ci hai ripensato? - Disse sghignazzando.

Io: No, testa di cazzo.

J: Molto bene. Cosa vuoi ancora?

Io: Sono nel giro si o no? - Ci mise qualche secondo prima di rispondere.

J: Sei nel giro Bieber, ma non voglio problemi. Te l'ho detto.

Io: Quando devo consegnare il primo carico?

J: Domani sera. Ti manderò i dettagli per messaggio.

Io: D'accordo.-* E riattaccai. Stavo facendo la cosa giusta? Ormai non mi importava più di nulla. La mia reputazione sarebbe sicuramente rimasta dov'era e nessuno avrebbe mai potuto prendere il mio posto. Riguardo a quella come cantante? Non sapevo più se c'era un futuro per me nel mondo della musica. Tutto quello che avevo sempre sognato si stava dimostrando un totale fallimento ed ero io stesso la causa di tutto, mi stavo rovinando con le mie stesse mani. Mi buttai a peso morto sul letto e pensai stupidamente, inspiegabilmente, involontariamente a lei... Amber, la mia Amber.

Our love suicideWhere stories live. Discover now