CAPITOLO 60. Natale.

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Christian e zia Cate sono arrivati ieri pomeriggio. Io e Chris ci troviamo in giro per la città. Sembra assurdo ma sta mattina ha nevicato. Los Angeles è principalmente una città calda e, le volte che nevica, fa abbastanza freddo. Non amo molto l'inverno, mi mette tristezza. E ho davvero poca voglia di continuare ad esserlo.
C: Mi dispiace.
Io: Non dispiacerti, va bene così Chris.
C: Tu non sei felice. - Abbasso il capo, sospirando.
Io: Ma provo ad esserlo.
C: Senza di lui non lo sarai mai.
Io: Non è vero. Basta solo aspettare e poi... poi vedrai che anch'io lo sarò. - Dico guardandolo negli occhi.
C: Amber...
Io: Dico davvero Chris, io sto bene. - Sorrido appena.
C: Qual'è la cosa che ti fa stare male, Amber? - Rifletto sulle sue parole, mentre un groppo alla gola mi impedisce di parlare.
Io: Lui... - Sussurro pacata.
C: Ma lui non c'è.
Io: Appunto... - Mi guarda negli occhi con sguardo rassicurante, come se possa servire a qualcosa.
C: Non fa altro che farti soffrire, riesci a capirlo? Ma cosa ci vedi in un coglione simile?
Io: Me stessa felice, Chris. E per quanto possa sembrare assurdo, è così. - Mi ferma per un braccio, voltandomi verso di lui.
C: Ascoltami Amber. Non sono disposto a vederti così per lui, chiaro? Puoi dire di amarlo, puoi dire di non averlo mai dimenticato ma non puoi dire che lui ti fa felice. - Abbasso il capo - Ti sta facendo solo del male, perché non riesci ad accorgertene? Lo so io e lo sai anche tu infondo che non mi sbaglio. - Sospiro - Se una persona ti ama veramente, se lui ti amasse veramente, eviterebbe di farti soffrire in questo modo.
Io: Sono abituata a soffrire, Chris.
C: Ma non sei abituata ad essere felice. - Lo guardo negli occhi, consapevole che le sue parole sono solo vere, e nient'altro - Dimmi che non ci pensi più. Che ormai ti sei arresa. Che con i tuoi occhi non lo cerchi più. Che hai ripreso a sorridere, a voler amare... ancora. - Sentivo gli occhi riempirsi di lacrime in modo smisurato che non ce l'avrei fatta. Non risposi. Non c'era bisogno. Gli occhi umidi sapevano dire di cosa avevo bisogno.
ORE 23.20
Distesa sul letto osservo il soffitto sopra di me. Quel pomeriggio con Chris mi aveva stremata e avevo solo bisogno di dormire. Domani sarebbe stato l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie. Domani avrei rivisto un'ultima volta Taylor e Josh. Domani avrei amato un'ultima volta Justin. Ho deciso di darci un taglio, del tutto. Non posso andare avanti sapendo che un tale idiota non provi nemmeno un briciolo di riguardo nei miei confronti. Ma va bene così. Non ho intenzione di piangermi ancora addosso, non serve a nulla. Andrò avanti. Mi rifarò una vita. Incontrerò persone nuove. E andrò in cerca di nuovi amori. Ma, tutto questo, lontano da lui. La nostra non è mai stata una storia, diciamo solo una scappatella e via. Ci siamo amati per poco, ma lo abbiamo fatto davvero. Non siamo durati insieme nemmeno per mezzo mese. Niente di niente. Forse perché non eravamo affatto destinati a stare insieme. Forse perché mi sbagliavo sul suo conto. Forse perché non ci siamo amati abbastanza. Ma tutti questi forse non danno conferme, ne risposte certe. La nostra storia, non è mai esistita. Diciamo che si è trattata più di una relazione, che si è divisa in tre: un inizio, una parte centrale e una fine. E sebbene sia questo il normale svolgimento di tutte le relazioni, non riesco ancora a credere che la nostra non continuerà in eterno. Penso a queste cose e, come al solito, mi torna in mente il periodo che abbiamo trascorso insieme. Mi ritrovo ogni giorno a ricordare com'è cominciato tutto, perché quei ricordi sono tutto ciò che mi resta. Ho perso tutto. La capacità di amare ancora. La voglia di andare avanti. La fiducia in me stessa. La sensazione unica che si prova quando si è innamorati per davvero. E ho perso lui, tutto ciò di più caro che avevo. La parte migliore di me. La mia vita. Il mio cuore. La ragione dei miei sorrisi e delle mie lacrime. Il motivo della mia esistenza. Lui. Justin. Quell'amore impossibile. Quell'amore da vivere giorno dopo giorno. Quell'amore infinito. Quell'amore suicida. Niente tornerà più come prima ma se sarà così, i primi momenti passati insieme saranno solo un lontano ricordo. Lasceranno spazio ad un qualcosa di ancora estraneo per me, e per lui. Lo amo? Si. Mi manca? Si. Lo voglio? Si. Ho bisogno di lui? Più che mai. Mi ama? Non lo so. Gli manco? Non lo so. Mi vuole? Non lo so. Ha bisogno di no? Suppongo di no. Non quadrerà mai più niente allo stesso modo. Ma di una cosa sono certa: ovunque andrò, ovunque mi condurrà il cuore, sarò sempre pronta a cercare qualcuno come lui. Sarò sempre pronta a ricordare tutti i momenti passati insieme. Ogni bacio, ogni carezza, ogni ti amo, ogni litigata, ogni emozione, ogni cosa. Ogni ricordo vivrà sempre dentro di me. Ma per quanto lo odi, ho voglia di farlo ridere. Ho voglia di accarezzargli le mani, come se le mie dita fossero piume. Ho voglia di baciargli il collo quando ha gli occhi chiusi, fargli mancare il respiro tra un bacio e l'altro. Ho voglia di dirgli che sono qui, che sono ancora io, dopo tutto questo tempo. Dirgli che per lui c'è sempre posto, che non è mai tardi. Ho voglia di abbracciarlo. Ho voglia di svegliarlo la mattina con baci sul petto e parole sussurrare. Ho voglia di lui. La mia malattia. La mia passione. La mia rovina.

Non c'era niente di meglio delle vacanza natalizie. O forse si, andare in giro per negozi accompagnati da tuo cugino maggiore. Avevano comprato regali per tutti, ma regali di ogni genere. Dopo aver trascorso ieri l'ultimo giorno di scuola non avevamo problemi a fare tardi la sera.
C: Sto morendo di fame. - Dice sospirando. Rido.
Io: Siamo in due. Avanti, andiamo .- Dico tirandolo per un braccio.
A casa il profumo di mille pietanze ci travolse. Paul aveva cucinato un'intera cena italo-britannica, date le sue origini, con le specialità di entrambi i paesi: dai tortellini in brodo, al pudding, al roast-beef, al cinghiale. Sembrava una puntata di MasterChef.
Io: Ma siamo solo in cinque! - Dissi preoccupata.
M: Paul ha fatto le cose in grande per questo Natale, dobbiamo festeggiare! - Disse la mamma apparecchiando la tavola del salone con il servizio di porcellane migliore.
P: E quello che avanza lo diamo ai poveri. - Ripeto, quell'uomo ha un cuore immenso. La mamma, appassionata di Michael Bublè, aveva messo come sottofondo il suo CD natalizio. Zia Cate era impegnata a sfornare delle deliziose patate al forno, mentre Chris giocava con York, il cane di Paul. Anche lui passava quest'anno le vacanze con noi. Le nostre calze erano appese alla grande trave del camino e tutto, per il momento, era meraviglioso. Ci sedemmo a tavola, e Paul ci servì il vino.
P: Alle donne più belle del mondo! - Disse schioccando un sonoro bacio sulle labbra di mia madre che arrossì imbarazzata. Alzai il mio calice e brindammo tutti insieme. Era il più bel Natale che potessimo aspettarci. Più tardi, mentre York correva per la casa con un enorme fiocco rosso attaccato al collo, dopo aver mangiato il delizioso pudding e il panettone, ci ritirammo in salotto a parlare e a scartare i regali. La mamma aveva pensato a tutto: maglioni, trucchi, libri, CD e noi avevamo ricambiato con guanti, cappelli, DVD e collane. Eravamo in uno stato di grazia, incredibilmente felici e grati. E, alla fine, la rottura tra me e Justin non mi sembrava più neanche così drammatica. Probabilmente non gli sarebbe nemmeno importato. Per una buona mezz'ora io e mio cugino rimanemmo abbracciati sul divano ridendo alle battute davvero pessime di Paul. York saltò su di me, adagiandosi sulle mie gambe. Adoravo quel cagnolino, era adorabile. E, per un momento, mi soffermai ad osservare chi si presentava ai miei occhi: una madre felice e spensierata, una zia divertita e scioccata dalle battute di Paul e un uomo, un meraviglioso uomo, che era diventato parte della famiglia a tutti gli effetti. Era grazie a lui se avevamo trascorso il miglior Natale di sempre, era grazie a lui se avevamo mangiato senza una fine quella sera ed era grazie a lui se le nostre vite stavamo lentamente cambiando.
Molto più tardi, tutti si ritirarono nelle proprie stanze, tranne io e la mamma. Si avvicinò a me, sorridendo. L'abbracciai non appena di sedette al mio fianco.
M: Piaciuta la serata?
Io: Da morire. - Dissi sorridendo. Giocherellavo con un bottone del suo maglione, mentre lei mi accarezzava i capelli. Appoggiata al suo petto mi rilassai totalmente.
M: Amber? - Disse attirando la mia attenzione.
Io: Mmh? - Risposi assonnata.
M: Devo dirti una cosa.
Io: Anch'io mamma.
M: Prima tu. - Disse sussurrando.
Io: Sto pensando di partire per Londra!
M: Aspetto un bambino!

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Hey belle ragazzuole✨
Tutto bene? Vi piace la storia?
Io pensavo, okkei l'aggiorno ogni giorno ma questo non porta ad un miglioramento cioè nessuno la vita più..cliccate la stellina dai e commentate.
Facciamo che aggiorno a ogni 30 stelline? Dai *^*

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