CAPITOLO 37. La lettera.

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PARTE MIA 

ORE 13.30 

In questo momento mi trovo nella mesa della scuola e sto mangiando un delizioso hamburger insieme ai miei due migliori amici. 

Josh: Ascoltami bene, Amber. Se quel coglione prova ancora a farti soffrire giuro che lo spezzo in due con le mie stesse mani. - Trattengo una ristata. 

T: Oh avanti Josh, si amano. Riesci a capirlo? Justin non potrà mai fargli del male. 

Josh: Il mio era solo un avvertimento. - Dice alzando le mani in segno di arresa. Addenta una mela, posando lo sguardo altrove. 

T: Sono davvero molto felice per te, Amber. - Dice sorridendo - Ti meriti tutta la felicità di questo mondo e se quell'idiota è in grado di farti felice allora... vorrà dire che la mia opinione su di lui potrà cambiare. - Sorrido a mia volta. - E tu Josh, non sei felice per Amber?

Josh: Certo che lo sono. La sua felicità è al primo posto per me, ma lo ripeto... 

Io: Va bene Josh, va bene. Ho capito. - Dico interrompendolo. - Puoi darci un taglio ora? 

Josh: Come vuoi. - Dice facendo spallucce. Scoppiamo a ridere tutti e tre, sotto lo sguardo attento di alcuni studenti.

T: La partenza è prevista per... - Dice lasciando in sospeso la frase. 

Io: Tra tre giorni. 

Josh: Devi proprio andare, eh? 

Io: Mi farà bene stare un po' sola, ne sono sicura. - Annuisce. 

Josh: Non cacciarti nei guai, chiaro? 

Io: Certo mamma. - Dico sorseggiando il mio succo all'arancia. 

Josh: Mi preoccupo solo per te, Amber. 

Io: Lo so, e lo apprezzo molto. - Dico stampandogli un bacio sulla guancia. Sorride.

DUE ORE DOPO 

Esco da scuola, e dopo aver salutato i miei amici mi incammino verso casa. Un leggero venticello mi scompiglia i capelli. Mi stringo nel cappotto continuando a camminare. Starò via per due settimane. Ho davvero tanto bisogno di staccare la spina e non c'è niente di meglio che andare per un po' via. Arrivo davanti casa e suono al campanello. Poco dopo viene ad aprirmi mia madre. Le stampo un bacio sulla guancia e mi dirigo in seguito nella mia stanza. Poso lo zaino a terra e mi cambio indossando una semplice tuta. Mi distendo sul letto, mentre il silenzio inizia a circondarmi completamente. 

ORE 17.30 

Apro lentamente gli occhi e mi accorgo di essermi addormentata. Controllo l'orologio. Passo una mano tra i capelli, sospirando. Scendo dal letto e mi dirigo in bagno. Una doccia veloce e poi mi vesto, pronta per uscire. Scendo le scale, attirando l'attenzione di mia madre. 

Io: Mamma, io esco. 

M: Dove vai? 

Io: Vado... a trovare papà. - Sorride dolcemente, abbracciandomi. 

M: Vengo anch'io. - La guardo sorpresa. 

Io: Davvero? 

M: Certo, ho bisogno anch'io di stare un po' con lui. - Sorrido appena, cercando di non versare lacrime. Non era il momento. Usciamo di casa, incamminandoci verso il cimitero. Quel luogo ha sempre portato una tristezza enorme nel mio cuore ma pensare che ora, proprio li, c'è mio padre... è veramente orribile. Ormai è come un rito per me, ci vado tutte le settimane. Può sembrare assurdo ma mi piace stare lì, a contatto con lui. Quando avevo 11 anni prendevo sempre la bicicletta e ci andavo, anche ad insaputa di mia madre. Ero piccola, non voleva che andassi in giro da sola ma non gliel'ho mai data vinta. 

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