CAPITOLO 13. Pensieri nascosti.

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Percorro l'enorme scalinata di quest'enorme casa in cerca del bagno. Un immenso corridoio appare davanti ai miei occhi con ai lati davvero troppe porte. Bene, dove comincio? Ne apro una, trovandomi di fronte una camera da letto. Ok, sarà sicuramente la porta accanto, no? E così continuo a sbagliarmi dopo aver aperto almeno cinque porte. Alla fine, finalmente, apro quella giusta. Mi chiudo nel bagno, girando la chiave all'interno della serratura. Un po' di pace, grazie a Dio. La musica rimbomba nella stanza. Per Bieber il concetto di "abbassare il volume" non esiste. Sospiro. Guardo la mia immagine riflessa allo specchio, i miei capelli sono un disastro. Cerco in tutti i modi di sistemarli, rendendoli più presentabili. Una volta fatto esco dal bagno, immergendomi in quella completa confusione. Cerco Josh con lo sguardo ottenendo scarsi risultati. Esco dalla veranda, dirigendomi verso la piscina. Di notte questo posto è davvero un incanto. Sfrego le mani contro le braccia mentre il vento soffia leggero provocandomi un brivido. Se per divertirsi è questo il modo bhè, ho un concetto davvero sbagliato di "divertimento." Vorrei solo tornarmene a casa, tutto qui. Non ho molta voglia di restare. 
J: Ciao... - Una voce calda e soave sussurra contro il mio orecchio. Un brivido percorre, velocemente, la mia schiena. Sento due mani cingermi i fianchi e, prima che possa girarmi, un respiro delicato accarezza la mia pelle - Non ti stai divertendo? - Dice ancora contro il mio orecchio. 
Io: Non molto. Non che la festa non sia fantastica ma, semplicemente... non fa per me tutto questo. - Dico facendo spallucce. Mi volto verso di lui, ritrovandomi faccia a faccia con il suo incantevole viso.
J: Adoro il tuo vestito. - Dice fissandone la scollatura.
Io: Adori il vestito o il mio seno? 
J: Mmh, forse entrambi. - Dice sorridendo divertito. Lo allontano, spingendolo leggermente. 
Io: Non dovresti filtrare con me, non vorrei mai creare delle complicazioni tra te e la tua ragazza, se si può definire così. - Trattiene una risata.
J: Non è la mia ragazza, Amber. Ti senti meglio ora? 
Io: Sentirmi meglio? Oh, stavo alla grande anche prima, sai? 
J: Davvero? Sembrava il contrario. 
Io: L'apparenza inganna. - Si siede su una sedia, accavallando le gambe ed estraendo dalla tasca dei jeans un pacchetto di sigarette. Ne accende una, portandola alla bocca con una lentezza estrema, quasi provocatoria. I suoi occhi fissano i miei troppo a lungo. 
J: Perché non rimani qui, sta notte? 
Io: Perché non vai a farti fottere? - Dico regalandogli un sorriso forzato. 
J: Perché non vai in una scuola dove si imparano le buone materie?
Io: Perché non la smetti di rompermi le palle?
J: Okok, mi arrendo. - Dice alzando le mani in segno di arresa - Non posso batterti in questo gioco. 
Io: Mi fa piacere che lo hai notato. - Sorride.
J: Avvicinati, non mordo mica.
Io: Perchè non la pianti di parlare? 
J: Dio Amber, sei così odiosa. - Alza gli occhi al cielo.
Io: Mai quanto te.
J: Ed è questa un'altra cosa che mi piace di te: hai sempre la battuta pronta. - Un'altra cosa che gli piace di me? Ci sono altre cose, per caso? "BINGO!" La mia dea interiore saltella felice. Lo guardo. Meglio non ribattere, potremmo continuare in eterno ed io non ho nessunissima voglia di discutere con un coglione del genere. 
Io: Volevo... congratularmi con te per oggi. Davvero un ottima partita. 
J: Oh grazie, è molto gentile da parte tua. - Sorride e, per la prima volta noto un sorriso sincero fare da padrone sul suo viso. Ricambio incerta, abbassando lo sguardo. Sento i suoi occhi fissi su di me, sul mio corpo e questo mi imbarazza da morire. Lo guardo ma, con una mossa veloce, distoglie lo sguardo guardando altrove. Nascondo un sorriso. Quindi non sono l'unica ad usare questa tattica, buono a sapersi. Spegne la sigaretta nel porta cenere di cristallo, situato sul tavolo, per poi tornare a guardarmi. 
J: Hai da fare domani? 
Io: Non pensare che possa uscire di nuovo con te. Mi pare di essere stata abbastanza chiara l'ultima volta. 
J: Non avevo voglia di uscire, volevo solo... - Abbassa lo sguardo, senza continuare. Mi giro verso di lui. Il volto chino verso le gambe, la bocca stretta in una linea dura... perché diamine non parla? Si alza dalla sedia - Niente, lascia stare. - Mi sorride. È davvero strano il suo comportamento. Cosa voleva chiedermi? Si avvicina, con passo lento. Infila le mani all'interno le tasche dei pantaloni, guardando il pavimento sotto di lui. È un mia impressione, o è imbarazzato? 
Io: Che ti prende ora? - Dico cercando di capire il suo comportamento. 
J: Niente, non mi prende assolutamente niente. - Ed eccolo qui, il tono arrogante di sempre farsi spazio in lui. Mi affianca, silenziosamente. Alza gli occhi verso il cielo stellato e sospira riabbassando il capo. 
Io: Justin, che succede? - Dico guardandolo. Mi guarda negli occhi e posso notare il suo incantevole sguardo ricoprirsi di un velo di tensione e paura. I suoi occhi, lucidi, fissano i miei senza sosta. Che cavolo gli prende? Due minuti fa rideva e scherzava e ora... ora è così cupo, quasi triste. Ma perché?
PARTE JUSTIN
Mi guarda con quei suoi bellissimi occhi azzurri e io non posso fare a meno di resistergli. Se solo potessi baciarla in questo momento lo farei. È così bella, maledizione. 
A: Justin, mi vuoi dire cosa succede? - Mi ha ripetuto la stessa domanda per ben tre volte senza ottenere una mia risposta. Non posso, non posso dirgli la verità, non posso dirgli che un maledetto stronzo ha intenzione di farle del male solo per fare un torto a me. Patrick, è questo il nome del mio peggior nemico da più di due anni. È stato capace di minacciarmi puntandomi un coltello dritto alla gola. Non ho paura di lui, ci siamo scontrati altre volta in passato ma ora è diverso, c'è in bilico la vita di Amber e io non posso permettere a nessuno di sfiorarla, nemmeno con un dito. Mi costa ammetterlo, ma ormai è diventata una parte decisiva di me. Mi guarda, ancora, con quei suoi meravigliosi occhi, con quel suo sguardo indifeso. Abbasso lo sguardo, ponendo fine a questa tortura. 
A: Justin...
Io: è tutto ok, dico davvero. - Le sorrido interrompendola. 
A: Sicuro? - Annuisco - Sai di essere molto strano? 
J: Oh, ti ringrazio. - Le sorrido ancora e, questa volta, ricambia anche lei. Non accadrà, non riuscirà a farle del male. Non lo permetterò. 

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