CAPITOLO 20. Dimentica.

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Afferro il giacchetto ed esco di casa, incamminandomi verso il parco. Il vento soffia leggero, procurandomi vari brividi. Infilo le mani all'interno delle tasche del cappotto continuando a camminare. Poco dopo arrivo e mi accomodo su una panchina non molto lontana dal piccolo ruscello che scorre, veloce, trasportato dalla corrente. Tutto quello che mi sta capitando è davvero estraneo per me. L'arrivo di Paul nella mia vita e in quella di mia madre, il suo nuovo lavoro... l'amicizia con Justin, una cosa dopo l'altra. Forse dovrei porre un freno a tutto questo, forse dovrei far capire a Justin di non correre troppo. Infondo, io non voglio tutto questo, mi basta solo la sua amicizia. "BUGIARDA!" Continua a ripetere la mia dea interiore. "NO MENTIRE A TE STESSA, NON FARLO. E IL BACIO DI QUELLA SERA A CASA SUA? NON HA GIA' PIU' IMPORTANZA? HA SIGNIFICATO QUALCOSA SIA PER TE CHE PER LUI, E QUESTO LO SAI." Forse ha ragione, forse... io e lui ragioniamo in due modi completamente differenti. Si, è così. Ne sono convinta. Ma non posso dargli quello che lui vuole, io proprio non posso... malgrado lo voglia. Oh maledizione! Ma cosa sto dicendo? Scaccio dalla testa quel pensiero, mentre il mio sguardo si posa sua una coppia di innamorati scambiarsi dolci effusioni su un muretto non molto distante da me. Li guardo, forse anche con un po' di gelosia. Non ho mai conosciuto il vero amore, non ho mai provato delle vere emozioni, a parte quella sera a casa di Justin quando mi ha baciato. Se ripenso alle sue labbra sulle mie l'unica cosa che vorrei fare è scomparire dal mondo. Senza rendermene conto sento le guance andarmi a fuoco. Un brivido veloce attraversa il mio corpo. Mi alzo, ed inizio a camminare a testa bassa. Forse dovrei solo dimenticare l'accaduto, forse dovrei solo dimenticare quello che sta nascendo tra di noi. Perché avanti, cosa può nascere tra me, una ragazza semplicissima, normalissima, alla quale l'unica cosa che gli piace è scrivere e un ragazzo come Bieber, cantante di fama mondiale, montato, viziato, vanitoso e altamente puttaniere? Non c'è niente che possa nascere, siamo due persone completamente diverse! "I DIVERSI SI ATTRAGGONO, CARA AMBER!" Alzo gli occhi al cielo, sospirando. Cazzate, solo cazzate. I diversi non si attraggono, tantomeno io e lui. Siamo l'esempio perfetto di "diversità." Odio la mia vita, odio me, odio lui.
ORE 22.00
Sono sdraiata sul letto, con il computer sulle gambe. Il mio sguardo si posa fuori dalla finestra, vedo le chiome degli alberi muoversi forte a causa del vento che ancora soffia incessante. Un brivido percorre la mia schiena. Ritorno a scrivere la mia storia. Forse è inutile tutto lo sforzo che sto facendo, nessuno la leggerà mai ma, comunque sia, mi piace passare il mio tempo libero a scrivere, è la mia passione più grande. "E JUSTIN? NON E' UNA TUA PASSIONE?" Ignoro le parole della mia dea interiore e continuo a scrivere, incurante di quello che ha appena detto. Ho deciso di non pensare più a lui per un po' di tempo, ne ho bisogno. Anche se frequentiamo la stessa scuola proverò a stargli il più lontano possibile, sia per non creare problemi con quell'oca della sua ragazza che per me, non ho assolutamente voglia di innamorarmi di uno come lui. "E' TROPPO TARDI, AMBER!" Alzo gli occhi al cielo, sbuffando. Non è troppo tardi, quel bacio non ha significato niente per me, figuriamoci per lui. Non capiterà mai più una cosa simile. Non voglio impegnarmi in nessuna relazione, a che serve poi? Solo a soffrire e l'ultima cosa di cui ho bisogno è una bella dose di fazzoletti. Ancora non riesco a credere che andremmo a Parigi. È sempre stato uno dei miei sogni più grandi ma non ho mai creduto che la scuola potesse offrirci questa possibilità. Sarà un viaggio studio, nel quale visiteremo musei e impareremo, per quanto possa riuscirci, il francese. Sono sempre più stupita del fatto che verrà anche quell'oca ottusa di Corinne. Non è, decisamente, adatta ad un viaggio studio, dato che il suo cervello è più piccolo di quello di una formica ma ok, questi sono solo dettagli, no? Condividerò la stanza con Taylor e solo l'idea mi rende felice. Spero solo di rilassarmi in quei pochi giorni che andremo, non ho nessunissima voglia di perdere tempo dietro alle lamentele di Bieber e Corinne. Chiudo il computer, riponendolo sul comodino. Mi alzo dal letto, raggiungendo il bagno. Entro al suo interno e mi lavo i denti. Guardo la mia immagine riflessa allo specchio. Davanti a me si presenta una ragazza, decisamente, diversa da come era prima. I lunghi capelli mi ricadono, morbidi, sulla schiena. La carnagione chiara mette in risalto i miei grandi occhi azzurri e la bocca, piccola ma carnosa, fa raffiorare nella mia mente un lontano bacio. Arrossisco di colpo, cacciando dalla mia mente quel lontano ricordo. Mi incammino verso il letto e mi sdraio su di esso. Mi infilo sotto le coperte spengendo, in seguito, la bachoure. Ho bisogno di dormire, senza pensare a niente... e per niente intendo anche lui, soprattutto lui.
LA MATTINA SEGUENTE
Cammino lentamente tra i corridoi della mia scuola, arrivando al mio armadietto. Inserisco la combinazione e frugo al suo interno, intenta a trovare i libri di inglese. Un via vai estremo di studenti si crea alle mie spalle. Ho davvero poca voglia, oggi, di seguire le lezioni. 
-Buongiorno, Amber. - Una voce calma e provocatoria rimbomba nella mia testa. Non mi volto, già so che è lui e non ho voglia di parlare. 
Io: Buongiorno. - Dico semplicemente afferrando i miei libri e richiudendo l'armadietto. Mi incammino verso la mia classe sotto il suo sguardo interrogativo. Sento i suoi passi farsi sempre più vicini, fino a raggiungermi. 
J: Ehi, che succede? - Non gli rispondo ma continuo a camminare, incurante della sua domanda - Amber, ti ho fatto una domanda. Che succede?
Io: Non posso parlare, sono in riardo. 
J: Ritardo? Sono appena le 8 e 10, come fai ad essere in ritardo?
Io: Bhè, lo sono! - Dico voltandomi verso di lui e alzando, forse un po' troppo, il tono della voce. Mi guarda negli occhi, cercando di capire il mio comportamento.
J: O-Ok, scusami. - Indietreggia di un passo mentre il suo sguardo si incupisce. Mi allontano in fretta, dirigendomi verso la mia classe. "SI PUO' SAPERE CHE TI E' SALTATO IN MENTE? SI PUO' SAPERE PERCHE' LO HAI TRATTATO IN QUEL MODO? NON E' DA TE, AMBER COLLINS!" Sbuffo. Entro nella mia classe e mi siedo al mio posto. "NON CAPISCI, NON CAPISCI PROPRIO?! STA CERCANDO DI ESSERTI AMICO MA TU L'UNICA COSA CHE FAI E' TRATTARLO COSI'? HAI I MIEI COMPLIMENTI!" Apro il libro e inizio a ripassare. Non ho voglia di pensare a questo ora, ci penserò dopo.
ORE 13.20
T: Non ci credo! E lui che ha fatto? - Dice guardandomi a bocca aperta. Siamo nella mensa della scuola e Taylor ha insistito affinchè le raccontassi quello che è successo sta mattina con Bieber.
Io: E lui cosa? Lui niente. Mi guardava dispiaciuto. - Addento un pezzo di pane.
T: Perché lo hai trattato in quel modo?
Io: Perché non ho voglia di continuare con questa storia. 
T: Amber, ti ricordo che vi siete baciati. - Sussurra per non farsi sentire.
Io: E allora? Questo non c'entra niente. Non voglio che pensa che sono disposta a stare ai suoi giochetti.
T: Ma non credi che sarebbe stato più opportuno parlargli e non reagire in quel modo? - "Parlargli." Con Bieber, poi? Per quel ragazzo il concetto di "parlare" non esiste. Non puoi aprire un discorso con lui, cercherà sempre, in ogni modo possibile, di ostacolare quello che dici. Come faccio a "parlargli"? Sospiro, appoggiando i gomiti sul tavolo - Per quanto possa odiare Bieber questa volta sono dalla sua parte. Hai sbagliato, e anche tanto. Come si sentirà adesso lui?
Io: Oh maledizione! Lui, lui e sempre e ancora lui! Riesci a provare a pensare, almeno un attimo, a come mi sia sentita io quando non faceva altro che pedinarmi? Quando quella stronza di Corinne mi ha versato la coca-cosa addosso? Oppure quando venivo umiliata davanti a tutta la scuola? Che mi dici di questo, eh? - Il mio tono è rigido e freddo. Mi guarda negli occhi, senza pronunciare parola - Io mi sono sentita morire in quel momento, io sono stata male in quel momento, io vivevo in un continuo stress a causa di quello stronzo, io e solo io. Chiaro? Sono stufa di tutto questo! - Mi alzo dal mio posto uscendo, successivamente, dalla mensa. Al diavolo tutti! Bieber di qua, Bieber di la... Bieber, vaffanculo! Cammino a testa bassa, mandando mentalmente a quel paese tutti. 
-Amber, Amber aspetta! - La fastidiosa voce di Justin interrompe i miei pensieri. Lo ignoro completamente, continuando a camminare - Vuoi fermarti, per favore? - Dice correndo dietro di me.
Io: Lasciami stare Bieber. - Sento la sua mano afferrare il mio polso e vengo voltata di scatto verso di lui - Lasciami in pace! - Dico cercando di liberarmi. Afferra entrambi i miei polsi, stringendoli tra le sue mani. Mi fa indietreggiare e sbatto, violentemente, la schiena contro un armadietto. Blocca i miei polsi contro di esso guardandomi negli occhi con sguardo severo. Vedo la sua mascella contrarsi. Maledizione, adoro quando lo fa. Deglutisco. Avvicina il suo viso al mio, quanto basta per permettermi di riuscire a sentire il suo inconfondibile profumo. I suoi occhi sono puntati sui miei. 
J: Perché ti stai comportando così? - Sussurra a denti stretti. Abbasso lo sguardo - Perché non fai altro che evitarmi? Per favore, dimmelo. Non riesco proprio a capire tutto questo. 
Io: Justin... - Le parole vengono a mancarmi, come accade quasi sempre - Io... io non posso. - Torno a guardarlo negli occhi.
J: Non puoi fare cosa?
Io: Non posso andare avanti così, non riesco ad andare avanti così. - Corruga la fronte cercando di capire - Tutto quello che è successo tra noi è stato un enorme sbaglio, quel bacio è stato uno sbaglio. Uno sbaglio che non accadrà mai più. - Il suo viso si rilassa ma, data la vicinanza, riesco a percepire il suo respiro aumentare. Allenta per un momento la presa dai miei polsi, continuando a guardarmi negli occhi - Non so niente di te, non conosco niente di te. Cosa pretendi? Che possa realmente fidarmi?
J: Tu devi fidarti di me, Amber. Ma devi anche cambiare il tuo comportamento.
Io: Se non sei prima tu a cambiare, come posso fidarmi? - Il mio sguardo è fisso sui suoi occhi.
J: Tu devi farlo, tu devi fidarti di me. - Abbasso lo sguardo, di nuovo. 
Io: Il tuo passato mi impedisce di farlo.
J: Questo non centra nulla con il mio passato. - Il suo tono è più duro, più freddo. 
Io: Come pensi che possa fidarmi, allora, se non ho la minima idea di chi tu sia? Cosa diavolo nascondi, Justin? - Indietreggia di un passo, lasciando liberi i miei polsi - Non voglio sapere ogni cosa. Ma c'è qualcosa, in te, che mi impedisce di spingermi a fare o a dire determinate cose. E lo stesso vale per te, lo so. Ma non sono qui per farti la morale ora, voglio solo riflettere.
J: Riflettere? - Torna a guardarmi - Riflettere su cosa?
Io: Riflettere su tutto questo! Riflettere su tutto quello che ci sta capitando in questo ultimo periodo... ho bisogno di riflettere su di noi. - Mi guarda negli occhi, quasi tristemente - D-Devi dimenticarti di me Justin, devi dimenticare tutto quello che è successo perché niente, niente accadrà mai più di simile in passato. Non ho bisogno di tutto questo, capisci? - La mia voce è debole, proprio come le mie parole.
J: E se io non volessi dimenticarti, eh? E se io volessi ricordare tutto quello che è successo tra noi? - Sospiro, abbassando il capo.
Io: Questo è un tuo problema, Justin.
J: Questo riguarda entrambi, maledizione! - Dice alzando leggermente il tono della voce - C'è stato un bacio tra di noi, un fottuto bacio! E non è una cosa da niente. - Mi guardo intorno, sperando che nessuno ci stia ascoltando.
Io: Non urlare. - Dico con voce calma.
J: Non mi interessa! Lo capisci? Non mi importa se qualcuno ci sta ascoltando, non mi vergono affatto a dire quello che è successo.
Io: Bhè, ma io si! Nessuno deve saperlo, chiaro? - Mi guarda a bocca aperta - Dimentica, è la cosa migliore. - Dico allontanandomi da lui. È davvero la cosa migliore che possiamo fare, dimenticare. 

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